Dissetarsi all’acqua viva per dare vita
Il tema della liturgia di oggi è la Vita vera. Ne è immagine l’acqua, segno centrale del rito del Battesimo, il Sacramento che ci rende partecipi della vita divina del Figlio. Nella I lettura (Esodo) si narra il miracolo dell’acqua scaturita dalle rocce, senza che avessero sorgenti, là dove gli Israeliti, per l’arsura e la sete, avevano mormorato contro Dio e contro Mosè: a ciò alludono i nomi “Massa” e “Meriba” assegnati al luogo, per fare memoria di come il popolo lì abbia “tentato” il Signore e “conteso” con Lui.
Egli ha risposto con la misericordia: la vita che Dio dona non deriva da nessun esperimento scientifico e da nessuna invenzione umana, è un prodigio (cfr. Salmo 139), un dono gratuito dell’Unico Vivente, e sgorga anche in mezzo all’ingratitudine dell’uomo (cfr. Matteo 5,45). All’episodio fa eco il Salmo 94 (Responsorio, nonché Salmo Invitatorio delle Lodi mattutine): solo Dio è «roccia di salvezza», a Lui è bello «rendere grazie».
San Paolo scrive ai Romani (II lettura) richiamando il senso della vita cristiana: siamo vivi perché Gesù è morto e risorto per noi. «Nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi»: Dio è Vita e dona la vita con larghezza alle sue creature, a ciascuno di noi, peccatore, che troppe volte non ne è neanche grato. La Vita non si trova se non in Cristo, che ha vinto la morte ed è Signore della storia: il tempo che viviamo non è caso, ma sempre dono, kairòs, momento favorevole; anche il dolore e la prova sono opportunità di vita, conversione, salvezza.[…]
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