Questo “modo di dire” riassume l’intenzione di ogni cammino spirituale cristiano, poiché lo Spirito a cui qui si fa riferimento non è un qualunque modo di sentire la vita, ma piuttosto l’esperienza dello Spirito Santo, che «procede dal Padre e dal Figlio» e che proprio per questo «è Signore e dà la vita», come si afferma nella professione di fede cristiana.
Questo chiarimento è necessario poiché nel nostro tempo è possibile una certa confusione attorno al concetto di “spiritualità”, che è diventato un “termine tecnico” per indicare tutto ciò che si ritiene abbia a che fare con il religioso o il devoto, un termine che «dopo la seconda guerra mondiale ha acquistato sempre più importanza ed è esploso negli anni ’80 come concetto raggruppante fenomeni spirituali diversi che oscillavano per la maggior parte fra pratiche esoteriche e esperienze mistiche lontane dalle religioni e dalle confessioni stabilite, esperienze conosciute anche sotto il nome di New Age» (Bogdan Snela, in I Concetti fondamentali della teologia 4, Queriniana, Brescia 2008, 192).
In questo sviluppo contemporaneo il riferimento allo “spirito” può nascondere un fraintendimento: quello di pensare alla vita spirituale come ad una moda di “autorealizzazione”, mediante pratiche di varia natura che spesso illudono più che favorire un’esperienza profonda di fede e di solidarietà autentica con il prossimo.
È invece a questa vera e profonda esperienza di Dio che rimanda il dossier. La crisi religiosa della modernità sta soprattutto nella mancanza di una seria e intensa “esperienza di Dio”, la quale non dipende tanto dai nostri sforzi umani, ma ben più dall’apertura accogliente dello Spirito di Dio che possiamo solo invocare e ricevere come “grazia”. La persona “spirituale” di oggi e di domani ha bisogno di «lasciarsi guidare dallo Spirito» che è donato dal Cristo risorto e che può promuovere vera esperienza di comunione, di unità e responsabilità capace di vivificare e trasfigurare la storia dell’umanità. L’ascolto dello Spirito, atteggiamento decisivo di una seria vita spirituale cristiana, è possibile soprattutto in un docile ascolto della parola di Dio mediata a noi dalle Sacre Scritture, nelle quali è possibile individuare anche ciò che può guidare e orientare le nostre scelte.
- Lasciarsi guidare dallo Spirito: quale significato assume nel contesto contemporaneo?, di Valeria Il contributo contestualizza il “modo di dire” nella cultura e nelle esperienze dei contemporanei: esperienze di incertezza, di inquietudine, di ricerca di guide e di orientamenti. Il compito dello Spirito Santo si configura qui non come una risposta magica alle problematiche dei vissuti odierni, ma come fondamento che dona stabilità e significato all’esistere.
- Lasciarsi guidare dallo Spirito: prospettiva biblica, di Patrizio Rota L’interrogativo di fondo è: che cosa significa camminare nello Spirito? La risposta è cercata nei testi del Nuovo Testamento, attraverso un percorso articolato in tre momenti: il criterio fondamentale del discernimento, la guida nel percorso, la meta del cammino. Il significato di base della riflessione può essere individuato nell’indicazione paolina: «Se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge» (Gal 5,18).
- Guida dello Spirito e lettura delle Scritture, di Daniel In continuità con la riflessione che precede, il contributo si interroga sul rapporto che esiste tra azione dello Spirito e confronto con le Scritture, nella convinzione che le Scritture costituiscono la norma della fede. La semplice lettura superficiale della Scrittura, infatti, non basta. È necessaria l’attenzione all’azione dello Spirito, perché è lui che ci rende capaci di dare ordine al mosaico di orientamenti che le Scritture offrono, per cogliere quale sia la risposta migliore in grado di guidare il nostro agire. E questa attenzione accogliente è possibile solo nella vita di preghiera.
Tratto da: Servizio dell aParola – Queriniana