Premessa
La Santa Messa è dono d’amore di Dio all’uomo. Il cielo scende sulla terra e la terra viene offerta al cielo per le mani del sacerdote. È una preghiera sublime che se vissuta male, con distrazione, con il peccato nel cuore, certamente non porterà i frutti dovuti.
Il credente, sia esso religioso o laico, non può fare a meno di questo strumento di grazia per il suo cammino spirituale. Anche la famiglia cristiana deve nutrirsi del sacrificio eucaristico. Rifacendoci alle parole dell’instrumentum laboris del Sinodo dei Vescovi, al numero 42 viene così detto: “È unanimemente sottolineata l’importanza della preghiera in famiglia, come Chiesa domestica (cf. LG 11), ove alimentare una vera e propria “cultura familiare di preghiera”. L’autentica conoscenza di Gesù Cristo è infatti promossa in famiglia dalla preghiera personale e, in particolare, familiare, secondo le forme specifiche e le ritualità domestiche, ritenute un modo efficace per trasmettere la fede ai bambini. Grande insistenza è posta anche sulla lettura comune della Scrittura, ma anche su altre forme di preghiera, come la benedizione della mensa e la recita del rosario. Si precisa però come la famiglia Chiesa domestica non possa sostituire la comunità parrocchiale; inoltre, si sottolinea l’importanza della partecipazione familiare alla vita sacramentale, all’Eucaristia domenicale e ai sacramenti dell’iniziazione cristiana. In più risposte, viene anche sottolineata l’importanza di vivere il sacramento della riconciliazione e la devozione mariana”.
C’è uno solo modo per vivere bene la Santa Messa: andare in Chiesa, se necessario, accostarsi prima al Sacramento della confessione per ottenere l’assoluzione sacramentale e perdono dei peccati e dopo partecipare alla celebrazione eucaristica, accostandosi con devozione, a ricevere Gesù Eucaristia che vuole venire in noi, nel nostro cuore e trasformarlo per renderlo sempre più conforme a Cristo.
In queste pagine spiegheremo le parti principali della Santa Messa, dicendo l’importanza di ogni singolo momento, come viverlo bene e cosa avviene in quel particolare momento. Nella Messa avviene l’alternanza di due voci, quella di Dio e quella dei credenti. Due cuori che si incontrano e si parlano. Si vive così la santa Messa? Si raccomanda di non leggere queste pagine come un qualsiasi libro. Esse possono essere per noi un serio ed attento esame di coscienza per analizzare il nostro modo di partecipare alla celebrazione eucaristica, ma anche capire se si partecipa alla Santa Messa nel modo che più conviene. Si può anche usare questo libricino come strumento di preghiera e di meditazione. Come? Scegliendo una paginetta, leggendola con attenzione, precedendola con un momento di preghiera, invocando lo Spirito Santo perché si è aiutati a fare luce interiore e poi in una pausa di silenzio si possono meditare le parole lette e interiorizzarle nel cuore perché esse diventino vita. A poco a poco, si cambierà modo e stile di prendere parte all’Eucarestia e si aiuteranno i fratelli a fare altrettanto.
Il percorso di queste pagine sarà molto semplice. Tratteremo a modo di meditazione, aiutandoci con qualche domanda concreta, tutte le parti principali della Santa Messa e concluderemo ogni paragrafo con una preghiera per meglio interiorizzare quanto letto prima.
Capitolo primo: Riti di introduzione
1.1 l’atto penitenziale
Quando si entra in Chiesa per partecipare alla celebrazione eucaristica, il fedele deve avere nel cuore una certezza: in quel momento sta lasciando il mondo per mettersi alla presenza di Dio, per ricaricare le energie, ma anche per presentare a lui le difficolta affrontate nella giornata o nella settimana. Per questo si entra in chiesa per lasciare il proprio cuore sull’altare del Signore all’inizio di ogni celebrazione e riprenderlo alla fine, rinnovato, ripulito, sgombro dai vecchi pensieri e affanni. Nella Messa, allora il cuore dell’uomo si incontra con il cuore di Dio e viene rinnovato, i pensieri dell’uomo si incontrano con quelli di Dio e vengono trasformati, la parola dell’uomo cede il posto alla parola di Dio per conoscere quella volontà attuale, storica e universale che Dio ha su ciascuno di noi. Nell’Eucarestia le miserie dell’uomo vengono presentate alla misericordia del Signore. Solo alla fine di essa, il cristiano può ritornare nel mondo, solo cioè dopo essersi ricaricato di Dio, della sua grazia, del suo amore, della sua saggezza, della sua santità, della sua misericordia. Solo allora si può tornare nel mondo per affrontare il mondo. Prima di questo, però, i fratelli accorrono da ogni angolo della comunità per essere rivolti tutti verso la stessa direzione, ovvero, verso l’amore misericordioso del Signore che ci invita ad andare a Lui: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro». (Mt 11,28-30)
Dopo queste prime brevi considerazioni, passiamo ad analizzare il primo vero momento della celebrazione della Messa che è appunto, l’atto penitenziale. Il fedele che partecipa alla Messa è chiamato a porsi dinanzi alla santità di Dio, entrare nella sua coscienza e vedere il male che in essa si trova per detestarlo, pur restando sempre l’obbligo della confessione sacramentale per quanti sono in peccato mortale, anche se vivono l’atto penitenziale con vero pentimento, nella profonda contrizione. La Messa non è un atto privato, personale. Alcuni hanno l’abitudine di arrivare all’ultimo istante o, addirittura in ritardo, a celebrazione iniziata. Trascurare il rito iniziale, arrivare solitamente in ritardo, è segno di insensibilità spirituale.
Chi solitamente non celebra l’atto penitenziale perché arriva in ritardo, vive un rapporto con Dio solo formale, religioso, non testimonia la sua fede con ordine, con riverenza, con giustizia, con sincerità. È regola di autentica rettitudine entrare in Chiesa prima dell’inizio della santa messa, porsi con il cuore e la mente dinanzi a Dio, nel silenzio che adora e contempla la Sua santità. In questo, può essere di aiuto la preghiera del Santo Rosario. In fondo è la Madre che ci porta al Figlio.
L’Atto penitenziale è il riconoscimento dei propri peccati, con il chiedere perdono al Signore, con l’invocazione della sua misericordia, con l’implorare il dono della sua carità che scenda nel nostro cuore e lo rinnovi, lo santifichi, perché possiamo diventare parte del mistero, divenendo in Cristo una sola vita, una sola missione,, una sola offerta.
Alcune domande per la meditazione:
- Arrivo sempre per tempo alla Santa Messa?
- Se qualche volta ho fatto ritardo, a cosa è dovuto?
- Come vivo l’atto penitenziale?
Preghiera Signore Gesù, ti ringraziamo per il dono della Messa. È l’incontro con Te che sei Via, Verità e Vita. A noi ti doni con la tua Parola e il tuo Corpo e il tuo Sangue. Nel venire in noi trasformaci, risanaci, convertici, rendici santi come tu sei santo. Amen.
1.2 Gloria a Dio nell’alto dei cieli
Dopo aver manifestato il cuore al Signore e aver chiesto perdono per i propri peccati confessando a Dio e agli uomini di essere creature dai pensieri, dalle labbra, dal cuore, dalle azioni non sempre pure e secondo il volere di Dio, si riceve il perdono e il cuore ritorna a battere di un battere regolare e si innalza fino al cielo e confessa l’onnipotenza di Dio con il canto del gloria. Il Gloria altro non è che il canto dell’uomo che è stato perdonato e, quindi, rinnovato, risanato, pieno di grazia e di Spirito Santo. Il cuore penetra nell’alto dei cieli, si innalza fino a Dio, si prostra dinanzi alla sua Maestà per lodarlo, benedirlo, ringraziarlo, meditando e narrando le opere meravigliose del suo amore.
Ecco cosa fa il credente perdonato: innalza un inno di lode al Signore come canto di benedizione, di adorazione, di glorificazione, di rendimento di grazie e invoca la pace per ogni uomo di buona volontà che vive sulla terra e che quotidianamente deve seminare nella storia il seme di Dio, dell’amore, della verità, della grazia, della giustizia. Questa missione sarà finita quando ogni uomo, di ogni lingua, di ogni tribù, confesserà che il Signore è il solo Dio, è il Re del cielo e della terra, è il Dio che è Padre Onnipotente, Creatore dal nulla di tutte le cose, ma anche il Redentore e il Salvatore dell’uomo.
La Chiesa e, in essa ogni suo figlio sa che non tutto è ancora santo nella sua vita e nella vita dei credenti; ci sono tante ombre di peccato, manchevolezze che oscurano il volto di Cristo. Sente il peso delle sue colpe. Direttamente ora si rivolge a Gesù, con questo inno lo confessa suo Signore. Il canto del Gloria diviene il canto dell’amore per sempre, il canto della misericordia: “tu che ci conosci abbi pietà di noi!”. Il cuore riconosce che Gesù è il solo santo, il solo Signore, il solo Dio Altissimo.
Alcune domande per la meditazione:
- Credo che Gesù è l’unico Signore della mia vita, l’unico che la può governare e salvare o mi affido ad altri dei stranieri?
- In questa preghiera, invoco realmente la pace per gli uomini e per il mondo intero?
- Ringrazio sempre il Signore per tutto ciò che Lui opera nella mia vita?
preghiera
Signore, tu solo sei santo. Noi ti benediciamo e confessiamo la tua gloria e la tua potenza. Perdona le nostre pochezze e le nostre fragilità. Rendici più forti e fa che passo dopo passo possiamo giungere a te nella tua luce e nella tua pace. Amen.
1.3 preghiera di Colletta
La celebrazione eucaristica è da poco iniziata. Cosa abbiamo fatto fino a questo momento? Ci siamo messi alla presenza di Dio con il volto rivolto perso il trono della grazia dell’Onnipotente e abbiamo iniziato un dialogo d’amore. Lui ci ha accolti e noi abbiamo iniziato a parlare. Abbiamo manifestato il nostro cuore e la nostra vita e dicendo “Signore pietà”, abbiamo chiesto il suo perdono. Dopo aver manifestato il nostro cuore è la volta del Signore che ci ha manifestato il suo, perdonandoci e ristabilendo con noi un nuovo patto d’amore. Allora, il nostro cuore a ripreso a cantare un inno di gloria e di lode benedicendo il Signore. Ora noi dobbiamo fare silenzio. A prendere la parola è il Signore. Precediamo questo momento importantissimo con una preghiera che nella celebrazione viene chiamata colletta. Con la preghiera della Colletta la Chiesa si pone dinanzi a Dio in ossequioso silenzio, vede se stessa, le sue necessità, i suoi bisogni spirituali, ciò che manca ancora al suo cammino verso il cielo; vede il mondo così come esso è davanti a Dio e per esso chiede, implora, domanda, supplica. Ogni celebrazione ha la sua preghiera di colletta che si estende in tutto l’anno liturgico, fatto di molti tempi e di molti momenti.
Anche questo momento, purtroppo, si può vivere con un po’ di distrazione. Siamo stati in piedi fino ad ora e si può avere fretta di sedersi. Chi è chiamato a leggere, si può muovere prima del dovuto procurando distrazioni di sguardi e rumori che infastidiscono. La preghiera di colletta è una preghiera che va ascoltata con attenzione, gustata, interiorizzata, perché in fondo, il sacerdote, a nome di tutta la comunità sta rivolgendo al Signore una richiesta concreta.
Alcune domande per la meditazione:
- Comprendo sempre la preghiera di colletta quando essa viene pronunciata?
- Sono sempre attento in questo momento o mi faccio distrarre da qualche cosa?
A modo di esempio riportiamo un esempio di Colletta: “Il tuo aiuto, Signore, ci renda sempre lieti nel tuo servizio, perché solo nella dedizione a te, fonte di ogni bene, possiamo avere felicità piena e duratura”. (XXXIII del tempo ordinario)
“Il tuo aiuto, Signore”. Il credente sa che l’aiuto necessario viene dal Signore. “Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l’aiuto? Il mio aiuto viene dal Signore,
che ha fatto cielo e terra”. (Sal 120,1). Pertanto, se l’aiuto viene dal Signore a lui bisogna chiederlo.
Dice il Signore: “Senza di me non potete far nulla” (Gv 15,8). Senza l’aiuto di Dio tutto è perduto; impossibile diviene compiere il cammino cristiano.
“Ci renda sempre lieti nel tuo servizio”. Il credente è a servizio di Dio e di fratelli. Come va fatto questo servizio? Nella gioia e nella. Quando tutto si svolge nella gioia del cuore, la nostra fede diviene come la luce che rischiara quanti sono nelle tenebre, nell’errore, nella confusione. La gioia e la letizia divengono armi irresistibili contro la tentazione, che sempre fa leva sulla tristezza, sulla scontentezza, sull’anima che non trova pace, che vede il servizio del Signore pesante, difficile, impossibile, non fattibile, stancante. Il diavolo ci vuole uomini tristi e scoraggiati. Il Signore ci vuole gioiosi e pieni di entusiasmo nella missione.
“Perché solo nella dedizione a te… Possiamo avere felicità piena e duratura”. Il vero discepolo vive e muore, lavora ed opera, si riposa e si impegna solo per il Signore. La gioia è il frutto del compimento della volontà del Signore e più la volontà di Dio viene compiuta, più il cuore si ricolma di santa gioia.
Alcune domande per la meditazione:
- Confido sempre nell’aiuto del Signore e lo invoco?
- Sono nella gioia o nella letizia e cos’è che non mi rende gioioso?
- Sono sempre dedito alle cose del Signore e le faccio sempre bene?
preghiera
Signore la tua gioia sia la nostra gioia, la tua letizia diventi la nostra. Fa che siamo mossi dal tuo desiderio di bene per l’intera umanità e ci impegniamo fattivamente nel lavoro missionario con entusiasmo e amore. Amen.
Capitolo secondo: Liturgia della Parola
2.1 In ascolto della Parola di Vita
Con la liturgia della parola entriamo nel secondo momento della celebrazione eucaristica. Ora è il momento da parte del fedele di mettersi seduto ai piedi del maestro in silenzio per ascoltare la sua voce che diventa sua volontà per il cammino di fede del credente. Ad essa il discepolo di Gesù è chiamato a dare il suo assenso, a dire il suo sì, a fare la proclamazione della sua adesione, perché diventi, quale fondamento della nuova ed eterna alleanza, la luce che guida i passi, la verità che conduce la mente, la sapienza che governa il cuore, la saggezza di cui deve rivestirsi l’anima.
Dopo aver ascoltato la Parola è giusto che il sacerdote nell’omelia la spieghi, la faccia comprendere e l’attualizzi nell’oggi della storia in seno alla comunità. Se l’omelia è il riferire la volontà attuale di Dio, contenuta nella parola proclamata, si comprende come sia necessario che il sacerdote si rechi presso Dio, dimori con Lui, lo ascolti nel silenzio, lo invochi nella preghiera, perché manifesti al suo cuore e alla sua mente cosa Lui si attende da questo popolo, cosa domanda perché l’alleanza diventi vita eterna, salvezza, redenzione.
Non meno importante è il compito della comunità. Essa veramente deve volersi porre in ascolto della Parola e per questo deve preparare il cuore, l’anima, lo spirito, la mente. La mente deve presentarsi all’appuntamento per l’ascolto della Parola sgombra e libera da ogni affanno, da ogni preoccupazione. Qual è, invece, il problema? L’ascolto della parola del Signore ha mille interferenze, e mille distrazioni. Con il corpo si è in chiesa ma con la mente si è fuori e se dopo la proclamazione delle letture provi a chiedere: di chi era la prima lettura o il vangelo di oggi? Tra i banchi, spesso regna il silenzio, perché non si ha ascoltato oppure si è seguita la proclamazione con distrazione.
Se nella liturgia della parola abbiamo la volontà di Dio per noi e in quel momento io credente non l’ascolto, come posso tornare a casa e vivere nella settimana quella particolare richiesta del Signore?
Alcune domande per la meditazione:
- Ascolto le letture della Messa con attenzione e devozione?
- Seguo l’omelia del sacerdote credendo che è Gesù che parla al mio cuore?
- Nella settimana vivo la Parola di Dio ascoltata nella Messa domenicale?
preghiera
Signore parla sempre al nostro cuore. Facci conoscere il tuo volere. Ottienici la grazia di vivere la tua Parola. Amen.
2.2 Il Credo
Nella liturgia della Parola ha parlato il Signore, ci ha detto la sua volontà, volontà spiegata e attualizzata dall’omelia del sacerdote. Ora, in questo momento della Messa è il turno del credente che con la preghiera del Credo, dice la sua fede, la professa. Nella preghiera del credo il cristiano dice chi è il Dio in cui lui crede e cosa crede. Il Dio, in cui il cristiano crede, è, innanzitutto il Creatore di ogni cosa, che è Padre onnipotente, che tutto può, tutto vede. Questo Dio in cui il cristiano ha aderito con la fede è Uno, è anche Trino; Uno nella sostanza, Trino nelle Persone: Padre, Figlio, Spirito Santo.
Il Figlio, generato, non creato, discende dal cielo, per opera dello Spirito Santo si incarna nel seno della Vergine Maria, si fa uomo perfetto, in tutto simile a noi, tranne che nel peccato, si lascia crocifiggere, sottomettendosi ad una passione atroce e dolorosissima. Il Figlio è l’essenza, la forma e la sostanza della vita del cristiano; è Lui nel suo mistero di obbedienza e di sottomissione a Dio. Lo Spirito Santo è Signore è dona la vita, la Terza Persona della Santissima Trinità. la sua missione è quella di formare dei cristiani in tutto simili al Maestro divino.
Il cristiano crede in Dio ma crede anche nella Chiesa. Molti dicono Dio si Chiesa no, Cristo si, Chiesa no. Perché? Perché si desidera oggi un Dio muto, un Dio che non parli, non annunci , non esorti, non inviti alla conversione È la Chiesa la via per il raggiungimento della perfetta configurazione a Cristo, perché la chiesa ricorda, annuncia, esorta, richiama, ammonisce. Oggi è più facile credere al Gesù “statua” piuttosto al Gesù che parla per bocca del Papa, dei vescovi o dei sacerdoti. La statua è muta, il prete parla e la sua parola è scomoda soprattutto se mi ricorda la necessità di cambiare vita.
Alla Chiesa si entra attraverso la porta del battesimo e nel credo si professa un solo battesimo. Per suo mezzo non solo siamo lavati dal peccato originale, siamo anche elevati alla grande dignità di figli di Dio, di corpo di Gesù, di membri gli uni degli altri, riceviamo il diritto ad acquisire l’eredità eterna. Sigillati nello Spirito del Signore siamo dell’eternità, siamo di Dio, di Cristo, della verità, della grazia. Il cristiano crede nella remissione dei peccati. Sia nel sacramento del battesimo che in quello della penitenza lo Spirito nuovamente avvolge la sua anima e le ridona la grazia e la verità.
Alcune domande per la meditazione:
- Come recito questa preghiera? Con fede? Credo in tutte le verità in esse contenute?
- Accetto tutti gli insegnamenti della Chiesa?
- So che cosa significa: “Credo la Chiesa, Una, Santa, Cattolica, Apostolica?
preghiera
Signore, noi crediamo, ma aumenta ogni giorno la nostra fede per poter credere con più fervore che tu sei il nostro Dio che è Padre, Creatore e datore della vita e fonte di ogni benedizione. Nel Figlio tuo Gesù ci hai salvati e Redenti e nello Spirito Santo ci hai aperto il cuore per comprendere la tua Parola fortificandoci e sanandoci dalle ferite del peccato. Amen.
2.3 La preghiera dei fedeli
Segue la preghiera dei fedeli che è il presentare al Signore la storia attuale, la vita di ciascuno di noi nella quale si vive concretamente. Il sacerdote invita ogni fedele a presentare a Dio il cuore, la mente, i desideri, le difficoltà, la propria vita e quella dei fratelli, le situazioni liete e tristi, buone e non buone. Si prega per tutti, e per se stessi. In questo momento viene ridata voce al credente perché gridi a Dio tutto se stesso. Però, occorre da parte sua un’unica certezza: al timone della sua vita c’è sempre il Signore; deve gridare a Lui le difficoltà, i reali bisogni. Lo scopo della preghiera dei fedeli è uno solo: consegnare interamente la propria vita nelle mani del Signore, perché sia Lui a dirigerla.
Questo momento della Santa Messa è una vera grazia. Si prega insieme gli uni per gli altri. Si presentano le necessità proprie e quelle di tutta la Chiesa e del mondo intero. Sarà poi il Signore che conosce le nostre vite e i nostri cuori a dire “Amen” oppure a rimandare perché desidera una nostra ulteriore crescita e una più grande adesione a Lui. Ricordiamoci che le nostre vie sono diverse dalle sue e i nostri tempi non sono i suoi. Prendiamo ad esempio San Paolo; egli aveva una spina nel fianco che lo schiaffeggiava, come se volesse tirarlo fuori di Cristo e del Vangelo. Presentò questa situazione al Signore, gli espose il caso. Il Signore non lo liberò, gli conservò la spina perché si mantenesse sempre nell’umiltà e nell’obbedienza, nella povertà in spirito e in tanta docilità del cuore, nella totale assenza di superbia, che sono il terreno spirituale sul quale l’alleanza s’innalza verso Dio e si espande verso i fratelli. Conservandogli la tribolazione, gli diede anche la sua grazia di vincere quel pungolo di satana che quotidianamente lo affliggeva.
Alcune domande per la meditazione:
- Come vivo questo momento di grazia? Prego per me e per gli altri?
- Credo che il Signore può tutto?
- Anche io penso come molti che se il Signore non mi esaudisce vuol dire che mi ha abbandonato e non mi vuole bene?
preghiera
Signore, noi vogliamo vivere con te e per te. A te presentiamo la nostra vita consapevoli che senza di te non possiamo fare nulla. Senza il tuo aiuto siamo miseri, poveri. Non siamo niente. Aiutaci, sorreggici in questo cammino bello ma a volte, difficile. Amen.
Capitolo terzo: Liturgia eucaristica
3.1 Presentazione del pane e del vino
Il terzo momento della Santa Messa ha inizio con la presentazione delle offerte, del pane e del vino che di li a poco diventeranno per la potenza dello Spirito Santo il Corpo e Sangue di Cristo, Pane di Vita per la vita di ogni fedele, nutrimento dell’anima, sostentamento per il viaggio verso il paradiso eterno. Il pane è di frumento, azzimo, segno, nell’antica Pasqua, della repentinità del passaggio del Signore e della fretta dei figli di Israele di lasciare l’Egitto. Anche nella nuova Pasqua di Gesù non si ha tempo per attardarsi, per attendere; bisogna fare presto, mettersi in cammino per il raggiungimento della vita eterna, per operare la liberazione da ogni schiavitù spirituale, morale, fisica, sociale.
Nel vino, frutto della vite, si aggiunge un po’ d’acqua, dicendo: “L’acqua unita al vino sia segno della nostra unione con la vita divina di colui che ha voluto assumere la nostra natura umana”. Questo vino, nel quale è simboleggiata la nostra unione con la vita divina del Verbo Incarnato, viene presentato al Signore perché diventi sangue di Cristo. In esso anche noi veniamo offerti perché diveniamo ciò che Cristo è, sacrificio per il Padre suo.
Ciò che si offre ritorna all’uomo, ma interamente cambiato; si presenta un pezzo di pane e ci è ridonato il corpo di Cristo, si offrono delle gocce di vino e ci è dato il sangue preziosissimo del Signore. Nel pane e nel vino che vengono presentati c’è la vocazione dell’uomo che viene offerta, vocazione da santificare e da vivere sempre in obbedienza alla volontà di Dio che gli ha affidato il creato perché lo custodisca e lo coltivi. La vocazione nei suoi frutti viene data al Signore perché la riempia di vita eterna, la ricolmi di benedizione, le dia la forza e la potenza di creare e di generare nei cuori la vita senza fine.
Alcune domande per la meditazione:
- Mi offro ogni giorno al Signore affinchè la mia vita sia segno della presenza di Dio nel mondo?
- Impiego i talenti che il Signore mi ha donato per il bene comune?
- So quali sono i miei talenti? So qual è la mia vocazione e come la devo vivere?
preghiera
Signore, ti offro quello che ho, la vita perché con essa tu possa operare meraviglie. Ti offro i miei piedi perché tu continui a camminare in questo mondo. Ti offro la mia bocca perché tu possa continuare a parlare all’uomo. Ti offro il mio cuore perché tu possa continuare ad amarlo e le mie mani perché tu le possa tendere per accogliere, benedire, perdonare. Amen.
Quarto capitolo: Preghiera eucaristica
4.1 La consacrazione: nella notte in cui fu tradito
Momento centrale di tutta la celebrazione della Santa Messa è la consacrazione eucaristica. Questo grande momento ci riporta con la mente e il cuore nel cenacolo. Innanzitutto, cosa avviene qui? Giuda tradisce l’amico più caro, vende per trenta tre denari il suo Maestro. Due gesti opposti quello di Gesù e dell’Apostolo Giuda. Gesù si dona all’uomo, lo serve, si china per lavargli i piedi, lo ama sino alla fine e per Lui la fine non è la morte di croce solamente. Istituendo l’Eucaristia, ci insegna che il suo è un amore la cui fine è la fine del mondo. Fino a quel giorno l’uomo avrà sempre la possibilità di incontrarsi nell’Eucaristia con l’amore di Gesù.
Da una parte abbiamo l’egoismo che non si arresta neanche dinanzi al tradimento verso un amico, con il quale aveva condiviso tre anni di vita. Dall’altra c’è, Gesù, il cui amore è oltre ogni misura. Gesù è l’amore che crea l’Eucaristia.
La Scrittura, ponendo in contrasto Gesù e Giuda, il peccato dell’uno e l’amore dell’altro, e ricordando il tradimento proprio nel momento centrale dell’attualizzazione del sacrificio della croce, intende ammonirci che anche noi che siamo della cerchia di Gesù, che partecipiamo alla sua cena possiamo trasformarci in traditori dell’amore, essere di coloro che consegnano Gesù al mondo per essere nuovamente giudicato, schernito, flagellato, inchiodato, ucciso. Ci insegna anche qual è la nostra vocazione: quella di essere come il Maestro divino, chiamati a divenire poveri in spirito e consegnare interamente la nostra vita all’amore. Al cristiano la scelta: essere come Giuda, o come Cristo Gesù.
Alcune domande per la meditazione:
- Comprendendo bene il gesto di Giuda, posso dire di assomigliargli in qualcosa?
- Ho mai tradito Gesù?
- Ho mai tradito i miei fratelli.
preghiera
Signore Gesù, spesso con tanta facilità diciamo di amarti, ma poi non sappiamo cos’è l’amore se ti rinneghiamo, ti tradiamo, ci allontaniamo da te. Abbia ancora pazienza con noi. Aiutaci e sorreggici con la tua grazia e il tuo amore infinito. L’Eucarestia sia per noi forza e luce per scegliere sempre il bene e mai il male. Amen.
4.2 La consacrazione: Gesù prese il pane e rese grazie
Nel Cenacolo Gesù dona il pane della vita ai suoi discepoli. Lo dona spezzandolo. Il pane è uno, si spezza; spezzandolo non si divide, si moltiplica. Gesù chiede al Padre che da questo momento in poi, il suo corpo sia moltiplicato per tutte le generazioni. D’ora in poi ci sarà un solo modo di andare agli altri in modo corretto, santo. Ognuno è chiamato a spezzare se stesso, a donarsi, ad offrirsi. Ciò che noi abbiamo è dono di Dio, non è frutto nostro; noi non abbiamo niente.
Così agendo, tutta la vita dell’uomo è vista come un dono di Dio, ma anche un dono posto dall’uomo nelle mani di Dio. Anche per noi è possibile prenderci tra le mani, alzare gli occhi al cielo, darci al Padre perché Lui ci spezzi e ci dia ai suoi figli, ai nostri fratelli. È possibile, ma ad una condizione, che la nostra fede sia simile a quella di Gesù, che la nostra carità sia capace di farci divenire così poveri in spirito da neanche possedere noi stessi, perché interamente ci siamo consegnati nelle mani del Padre, perché sia Lui a disporre di noi secondo il suo arcano mistero di salvezza per noi e per gli altri.
Alcune domande per la meditazione:
- Mi considero un dono di Dio per i miei fratelli?
- Come vivo concretamente questo dono di Dio? Cosa faccio?
- So cosa significa spezzarsi per gli altri.
preghiera
Signore Gesù rendici dono, offerta gli uni per gli altri e aiutaci a comprendere che è solo dando che si riceve. Amen.
4.3 Il mio Corpo. Prendete, e mangiatene tutti
Gesù dona il suo Corpo. Tutti devono prenderlo e mangiarlo. Esso è dato perché l’uomo non muoia; per questo bisogna mangiarlo. Se mangiare il pane è il comando di Gesù, perché i suoi discepoli spesso, si allontanano da questo comando? La risposta si deve cercare nella tentazione, cui ogni cristiano viene sottoposto. Gesù ha detto: “Prendete e mangiatene tutti”, la tentazione cosa suggerisce? Non prendete e non mangiate! Il mangiare il pane di Cristo viene fatto passare come un fatto inutile, una cosa da niente, inopportuna, non necessaria, pura pratica devozionale.
La tentazione sa che allontanando i cristiani dal pane spezzato, questi si immergono necessariamente nel peccato; non c’è possibilità che si possa vivere una vita onesta, giusta, santa, corretta senza la frequenza assidua al pane della vita, che guarisce e aiuta a crescere, a camminare di perfezione in perfezione fino al raggiungimento della santità. Chi vive senza il pane della vita è senza vita spirituale.
Se comprenderemo ciò che Gesù ha fatto in questa notte in cui veniva tradito, si saprà perché la tentazione è così accanita contro questo sacramento e perché molti sono caduti in essa, sapremo anche cosa fare per non cadere e per avere sempre una relazione di fede pura e schietta con il farmaco della vita e dell’immortalità.
Alcune domande per la meditazione:
- Mi accosto ogni domenica all’Eucarestia?
- Ricevo il corpo di Cristo in stato di grazia o con il peccato nel cuore?
- Invito i miei fratelli ad accostarsi all’Eucarestia?
preghiera
Gesù, pane di vita e farmaco di immortalità, noi ti adoriamo, di benediciamo e ti rendiamo grazie. Ti crediamo presente, vivo, vero, reale nel Sacramento dell’Altare. Concedici la grazia di cibarci di Te, sempre con cuore retto e giusto. La tua Eucarestia sia la nostra salvezza e quella dei nostri fratelli. Amen.
4.4. Fate questo in memoria di me
La preghiera di consacrazione termina con un invito da parte di Gesù. Egli vuole che i suoi discepoli, fino alla consumazione del mondo, facciano in sua memoria ciò che Lui ha fatto nella notte in cui fu tradito. Questo memoriale deve imprimere nelle menti e nei cuori di ogni credente il ricordo di quanto Dio ha fatto per loro in Gesù. È un memoriale vivo, attuale, differente da ogni altro. Ci è dato perché mangiandolo, anche noi diventiamo parte di questo mistero, siamo pervasi del suo dono d’amore, viviamo la vita a completa sua immagine.
In pratica, Gesù vuole che quanto ha fatto Lui in quella notte santa, venga fatto da ogni suo discepolo. Durante la Santa Messa, per mano del Sacerdote, Cristo viene presentato al Padre ma non come un ricordo, o racconto di quanto Cristo ha fatto per noi. Ciò che si presenta a Dio è vero sacrificio, anche se incruento; è l’attualizzazione di quella morte.
Alcune domande per la meditazione:
- Io mi sento un sacrificio unito a quello di Cristo?
- Come mi preparo a celebrare questo sacrificio con Cristo
preghiera
Vergine Madre, ti chiediamo di sostenerci come hai sostenuto Gesù, di pregare per noi e di assisterci con la tua presenza di Madre, perché il nostro sacrificio sia perfetto in Cristo. Sia la nostra vita il memoriale nel mondo di quella morte vissuta interamente per la gloria del Padre. Tu ci assisterai e noi compiremo il comando di Gesù facendoci in Lui memoriale di vita per il mondo presso Dio. Amen.
4.5 Mistero della fede
Ciò che è avvenuto nella consacrazione eucaristica è un vero mistero, il mistero della fede che mente umana non riesce a comprendere appieno ma lo accoglie solo aprendosi alla fede. Come è possibile che un pezzo di pane e poche gocce di vino, diventino il Corpo e Sangue di Cristo dato per sfamare le anime? La ragione non comprende, la fede crede. Per mezzo di questo mistero il Padre salva l’uomo e l’universo sottoposto alla caducità a causa del peccato dell’uomo. Lo stesso mistero ci dice che Gesù non muore per un singolo uomo, non muore per una categoria di uomini, muore per l’uomo, per il genere umano, per tutti i discendenti di Adamo. Il mistero della fede ci rivela che il Dio che ha visto l’incarnazione del suo Verbo nell’eternità è lo stesso Dio che ha voluto che i suoi figli di adozione mangiassero un cibo particolare, del tutto speciale, un cibo divino; mangiassero lo stesso Dio al fine di divenire come Dio. È mangiando di Dio che l’uomo può divenire come Dio.
Il mistero della fede ci annunzia che Gesù è la vita del Padre ed ogni vita viene nel mondo per mezzo di Lui. Chi vuole ricevere il dono della vita, e la salvezza è vita, deve attingerla in Lui, perché Lui ha offerto la sua vita a Dio per la nostra vita e per il sacrificio della croce Egli ci ha liberati dal peccato e dalla morte e ci ha introdotto nuovamente nel mistero della vita che avevamo persa, il cui culmine è la risurrezione gloriosa nell’ultimo giorno.
Alcune domande per la meditazione:
- So perfettamente chi ricevo nell’Ostia consacrata?
- Ho mai dubitato della presenza di Gesù nell’Eucarestia?
- Ho sempre posto le dovute attenzioni affinchè ricevessi santamente l’Eucarestia?
preghiera
Cristo Gesù, Tu solo hai Parole di vita eterna. Solo Tu Gesù conosci i nostri cuori. Solo Tu Gesù puoi darci ristoro e pace. Nutrici di Te pane vivo e vero per divenire come te. Amen.
Capitolo quinto: Insegnaci a pregare
5.1 Il Padre nostro
Chi è il Padre nostro? Il Padre nostro è colui che per salvare tutti noi, peccatori, ha consegnato alla morte l’unico suo Figlio al quale ha domandato l’incarnazione, la crocifissione, il tormento della morte e tutto questo per amore nostro, perché noi nascessimo come suoi figli, fossimo accolti nella sua casa per vivere della sua unica paternità fedele e misericordiosa. Il Padre vuole che tutti siano ricondotti a Lui; vuole fare festa, rallegrarsi, imbandire un banchetto di gioia per la ricomposizione avvenuta di questa relazione unica, di paternità e di figliolanza, che deve durare per tutta l’eternità. Gesù è venuto perché ogni uomo sia riconsegnato al Padre, viva come suo figlio.
Cosa deve fare ogni credente? Innanzitutto, santificare il nome di Dio. Il nome del Signore si santificherà se l’uomo rimarrà nella volontà di Dio. Inoltre, deve invocare la venuta del suo regno. Questo avverrà se ciascun discepolo si impegnerà personalmente alla costruzione di questo regno. Non possiamo aspettare che siano gli altri a fare. Ognuno di noi deve costruire il regno di Dio. Nella costruzione si fa anche la sua volontà. Al Signore dobbiamo chiedere che ogni giorno metta nel nostro cuore il desiderio di essa, della sua volontà Come si fa la volontà di Dio? Con la frequentazione abituale dello Spirito Santo. Chiedere al Signore che la Sua volontà si compia significa porsi dinanzi a Lui con cuore umile, con povertà in spirito
Poi vi è tutto il resto: il pane quotidiano che non significa escludere il lavoro. Chi lavora deve raccogliere ogni giorno quanto gli serve per questo giorno; domani egli dovrà rifare la stessa preghiera. Ognuno deve attingere dal proprio lavoro quanto gli è necessario per questo giorno, il resto non gli appartiene, è offerta di Dio per gli altri. E qui avviene la condivisione, l’apertura del cuore verso la necessità dei fratelli più bisognosi.
Nel Padre Nostro si chiede anche il perdono dei peccati. La preghiera deve essere umile, ricca di fiducia, accompagnata dal sincero proponimento di non offendere il Signore, dal reale desiderio nel cuore di non trasgredire la sua legge. C’è, però una condizione: Dio vuole che ognuno che domanda a Lui misericordia venga perdonato dal suo ministro alla condizione di elargire lui stesso il perdono ai suoi debitori. L’estinzione del nostro debito è offerta gratuita, ma condizionata da un piccolo sacrificio da compiere; rimettere quanto gli altri hanno contratto nei nostri confronti. Il Signore cancella il nostro debito se noi estinguiamo quello degli altri.
Il cristiano sa, poi che la sua vita è in mezzo alle prove, alle tentazioni ed è per questo che nella preghiera chiede di essere liberato dalla tentazione. Che cos’è la tentazione? La tentazione è proposta, suggerimento, invito, provocazione, suggestione, pensiero che ci spinge ad agire in opposizione a Dio, scegliendo una via che è contraria alla sua volontà o che non la esprime in tutto il suo splendore di verità. Il cristiano deve pregare molto. La sola preghiera però non basta per non cadere in tentazione; regola di suprema prevenzione è non esporsi ad essa, mettendosi nell’occasione prossima di peccato.
Alcune domande per la meditazione:
- Dopo aver letto chiediti: Accetto sempre la volontà di Dio su di me?
- Riesco sempre a perdonare?
- Cosa faccio per evitare le tentazioni?
preghiera
Padre Nostro.
5.2 Agnello di Dio
Prima di accostarsi a ricevere l’Eucaristia, è giusto che il cristiano riconosca il suo peccato. Nell’Agnello di Dio vi è questa richiesta di perdono. Nessuno può pensare di potersi liberare da solo, con le proprie forze dal proprio peccato. Ogni credente prima di accostarsi all’Eucarestia deve recitare questa preghiera con fede, devozione, amore, come vero e autentico atto penitenziale e si prepara ad incontrarsi da santa con Colui che è la Santità, la Giustizia, la Purezza eterna ed incarnata, fattasi passione, morte e risurrezione per noi. Lo prega perché stenda la sua mano onnipotente e la guarisca, la illumini, la rafforzi, la riscaldi, la renda vera e santa. Lo prega anche perché dia ad essa e al mondo intero la pace. La pace è il ritorno dell’uomo nel cuore di Dio, di Cristo e dello Spirito Santo; è la creazione o nuova creazione in lui dell’immagine e della somiglianza che con il peccato in qualche modo si infrange e si deturpa, fino a rendere l’uomo irriconoscibile come creatura fatta da Dio.
Alcune domande per la meditazione:
- Chiediamo pietà al Signore ma sappiamo avere pietà dei nostri fratelli?
- Chiediamo pietà al Signora ma cosa facciamo per custodire la nostra vita lontana dal peccato.
- Chiediamo la pace ma noi offriamo la pace ai nostri fratelli
Preghiera
Madre della Redenzione, Tu sai, quanta falsità spesso abita in noi e che noi neanche vediamo, a causa della nostra cecità. Vieni in nostro soccorso, metti te stessa nel nostro cuore e nella nostra anima, fatti nostra voce, prega Tu per noi il tuo Figlio Gesù. Chiedi la grazia della guarigione e Lui non te la negherà, invierà su di noi la potenza del suo Santo Spirito che ci farà nuove creature. Amen.
Capitolo sesto: Riti di conclusione
6.1 Dopo la Comunione
Dopo la distribuzione dell’Eucarestia, i fedeli si preparano a tornare nel mondo, nel quotidiano. Hanno ricevuto tutto: la Parola, la grazia, il perdono, la forza. Ora inizia la missione nel mondo. L’anima è stata nutrita del corpo e del sangue di Cristo Gesù proprio per essere resa sempre più pienamente partecipe della natura divina.
Mangiando il corpo di Cristo, il fedele si è comunicato al memoriale della Passione del Figlio di Dio, è divenuto parte del suo sacrificio, parte di quella passione, di quella croce, di quella agonia, di quella morte. Lo è divenuto sacramentalmente, ora deve divenirlo realmente, facendo sì che tutta la sua vita diventi un memoriale della morte di Cristo, un sacrificio gradito a Dio. Questo avviene trasformiamo in nostra vita ogni Parola di Cristo. Ricevere l’Eucaristia ha una sua intrinseca finalità: fare della nostra vita un sacrificio, un’oblazione, un olocausto per il Signore; riproporre nella nostra anima e nel nostro corpo la stessa obbedienza che fu di Cristo Gesù.
Alcune domande per la meditazione:
- Uscendo dalla Chiesa abbiamo sempre indossato l’abito del cristiano?
- Qual è il mio grado di obbedienza alla volontà del Padre?
Preghiera
Vergine Maria, aiutaci, perché neanche il più piccolo frammento di grazia e di verità contenuto nel corpo di Cristo, vada perduto, sciupato. Tutto questo ci conceda il Signore, Dio Onnipotente, per la passione e morte di suo Figlio in croce e per la tua partecipazione a quel sacrificio, come martire nell’anima e nello spirito. Amen.
6.2 La Messa è finita: andate in pace
La Celebrazione eucaristica ha un inizio ma anche una fine. Con la benedizione del Sacerdote termina la celebrazione della Santa Messa. Il popolo viene congedato e invitato a lasciare il tempio. Per comprendere il significato del congedo, è opportuno fare un riferimento al Vangelo secondo Marco. Dopo la sua gloriosa risurrezione, salendo al cielo, Gesù si congeda dai suoi con queste parole: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura” (Mc 16,15). All’invio corrisponde l’obbedienza degli undici: “Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l’accompagnavano” (Mc 16,20).
È finita la Messa di Cristo come celebrazione, non è finita però la missione, anzi inizia proprio in questo istante. La Messa ha ricaricato cuore, spirito, mente di tutto ciò che occorre per affrontare il mondo in tutta la sua quotidianità. Nel mondo il cristiano è Cristo. Impregnato di Cristo, il cristiano esce dal tempio mostrando al vivo Cristo Gesù.
Alcune domande per la vostra meditazione:
- Quando sono nel mondo, l’altro vedendo me vede Cristo?
- Annuncio agli altri sempre la parola del Vangelo, o porto i miei pensieri e le mie parole?
- Cosa mi manca ancora per essere un cristiano esemplare?
Preghiera
Signore eccomi qui. Vuoi andare nel mondo tra i miei fratelli e non sai come fare? Ti dono oggi e sempre la mia bocca per parlare, le mie mani per aiutare chi è nel bisogno e perdonare chi è nel peccato, i miei piedi per andare ovunque c’è bisogno di te. Una cosa sola ti chiedo: concedimi di stare sempre con te, oggi in terra e domani in paradiso. Amen.
don Francesco Cristofaro
Qui tutti i suoi commenti al Vangelo della domenica