Jan Van Bijlert, figlio di un decoratore di vetrate, soggiornò a Roma a partire dal 1621 dove entrò in contatto con la corrente caravaggesca, con pittori italiani come Bartolomeo Manfredi, ma anche con artisti olandesi tra cui Matthias Stomer.
Il dipinto presenta una composizione di tipo piramidale: sullo sfondo un pilastro scanalato su alta base delimita la scena sulla destra. Il taglio dell’immagine e il forte chiaroscuro ricordano i modi caravaggeschi, ma si percepisce che il pittore subì anche altre influenze, come quella derivata dalla pittura bolognesee romana.
Ne sono testimonianza la figura del san Giuseppe, il bel viso tondo della Madonna che ricorda le sante di Guido Reni o del Domenichino. Proprio per queste caratteristiche, per la composizione semplice e per il panneggio sobrio e poco grafico, il dipinto è databile intorno agli anni trenta del Seicento, cioè dopo il rientro in patria del pittore, avvenuto nel 1624.