La preghiera nel mezzo digitale

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“La preghiera nel mezzo digitale: siti, app e gruppi religiosi” è il titolo del tutorial WeCa disponibile sul sito www.webcattolici.it, su Youtube e su www.facebook.com/webcattolici.

Introdotto dal presidente WeCa Fabio Bolzetta, condotto da Alessandra Carenzio e scritto da don Paolo Padrini, l’ultimo tutorial dell’anno 2022, offre indicazioni su come vivere alcune forme di preghiera personale anche attraverso il supporto di dispositivi elettronici.

Tra i consigli di don Paolo Padrini c’è l’impiego della “modalità aereo” per impedire distrazioni, ma anche la possibilità di trasformare una pratica individuale in esperienza comunitaria. “Ricordiamoci sempre –spiega il tutorial – che la preghiera è comunione con Cristo che si realizza nella Chiesa: che si concretizza nello stare insieme, ma ricordandoci che è Dio che ci chiama; che avviene in luoghi e strumenti sempre nuovi, ma che non può mai essere limitata all’utilizzo dello strumento tecnico“.

Leggi il commento di don paolo Padrini.

La preghiera nel mezzo digitale: siti, app e gruppi religiosi. Come possiamo pregare utilizzando questi strumenti e vivendo bene questi luoghi digitali?

Ricordiamoci prima cosa è la preghiera per noi. Ce lo insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica. Sintetizzando possiamo dire che la preghiera è dono di Dio. Per il catechismo questa è la partenza:  quando preghiamo non mettiamo noi al centro, non partiamo da noi, ma Da Dio, perché Lui che si dona a noi, e siamo noi che ci mettiamo in suo “ascolto”.

Poi la preghiera è relazione di alleanza, e il luogo dell’alleanza, dell’incontro tra noi e Dio è il “cuore”: questo – dice ancora il catechismo – a prescindere dagli strumenti e dalle parole che usiamo. La preghiera “funziona nel cuore”, nell’intimità del luogo dove incontriamo il dono di Dio.

Stare insieme a Lui, dice infine il catechismo, diventa così la vera “comunione”. La preghiera è cristiana in quanto è comunione con Cristo e si dilata nella Chiesa, che è il suo corpo.

Ricordarci tutto questo è molto importante perché pregare anche grazie a nuovi strumenti on line, applicazioni digitali, o all’interno di gruppi che utilizzano il web per incontrarsi, non è qualche cosa da “misurare” con le nostre possibilità, con solo l’efficacia degli strumenti, o con la nostra bravura.

Quello che suggerisco in un campo molto importante, e delicato che tocca davvero il cuore della nostra vita cristiana e di Chiesa, è di essere molto vigilanti affinché il “metodo” sia sempre buono: tutti gli strumenti possono esserci utili ma occorre pesarli con cura, affinché l’atto della preghiera sia sempre rispettato, nella sua dimensione che è sempre personale ed ecclesiale (mai solitaria).

Vorrei dare alcuni consigli molto pratici, soprattutto per cercare di fornire elementi per questo “metodo buono”.

Quando preghiamo in viaggio, tenendo in mano il nostro smartphones, ad esempio, mettiamo il telefono in modalità aereo? Questo è molto importante. Sembra un gesto da poco, ma non è così.

Nel momento della preghiera non possiamo permetterci di farci disturbare da nessuno, se non da Dio che “interpella la nostra vita”! Quel momento, è momento nostro e di Dio. È un momento di relazione di alleanza e di amore, come dice il Catechismo, e non può essere disturbato. Certo: potranno esserci altre distrazioni… ma l’atto volontario di modificare l’assetto del telefono, per iniziare la preghiera sarà già un atto significativo. Un po’, potremmo dire, quando diciamo che la Messa inizia in realtà quando siamo chiamati, dalle nostre case, per uscire di casa alla domenica…

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