Davanti a un Vangelo così solenne, c’è sempre da ricordarsi una cosa: “Non rallegratevi perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli” (Lc 10,20). Ricevere una chiamata, un potere, una missione, contiene il rischio di entrare in un ruolo e da questo ruolo trarre poi l’identità dell’esistenza.
Sono forse cristiano per compiacere me stesso? Certamente no. Perché “noi non annunciamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore: quanto a noi, siamo i vostri servitori a causa di Gesù” (2Cor 4,5).
Qualsiasi nostra capacità viene da Dio. Qui sta il bello, perché so che non dipende da me. E quando sono consapevole di questo, inizio a essere libero… di amare: la più grande missione.
A cura di fra Simone dal suo canale Telegram (https://t.me/centoparole)
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