La lavanda dei piedi in Giovanni 13,1-20

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1IL GENERE LETTERARIO DEL โ€œMIMOโ€

Per capire i testi neotestamentari di istituzione dellโ€™Eucarestia e della lavanda dei piedi bisogna avere ben presente quel genere letterario, cosรฌ frequentemente adoperato nei libri profetici, che รจ il โ€œmimoโ€. Nel linguaggio dei profeti, infatti, un posto particolarissimo occupano le azioni simboliche: sono piรน di trenta, e precedono o accompagnano le esposizioni orali. Proprio per significare che la Parola di Dio non รจ puro โ€œafflatus vocisโ€, ma fatto che si compie, storia concreta, il profeta, su ordine divino, la incarna in gesti simbolici โ€“ rivelativi. Talora sono vere pantomime, piccole โ€œscenetteโ€, brevi โ€œspot pubblicitariโ€ che devono servire a imprimere bene, nella mente degli astanti, un determinato concetto o una particolare rivelazione. 

2I MIMI PROFETICI

Mimi profetici nellโ€™Antico Testamento

Giร  i profeti piรน antichi accompagnavano spesso la loro parola con gesti espressivi: Samuele vede nella lacerazione del suo mantello il segno che il Regno di Israele sarร  tolto a Saul (1 Sam 15,27-28); Achia di Silo divide il suo mantello in dodici pezzi e ne dร  dieci a Geroboamo, per significare la divisione di Israele in due regni (1 Re 11,29-32); cosรฌ il falso profeta Sedecia si fa delle corna di ferro per simboleggiare la forza con cui, secondo lui, i re di Israele e di Giuda sconfiggeranno gli Aramei (1 Re 22,10-12). 

Geremia รจ uno dei profeti che piรน usa il genere del mimo: il mandorlo, che attende la primavera, รจ segno di Dio che vigila sul suo popolo (ma cโ€™รจ anche un gioco di parole tra โ€œshaqedโ€, mandorlo, e โ€œshoqedโ€, io vigilo: Ger 1,11-12); la caldaia inclinata verso il mezzogiorno descrive plasticamente lโ€™imminente invasione dal nord (Ger 1,13-15); il profeta si compra una preziosa cintura e la pone a marcire nellโ€™Eufrate, per ammonire che anche Israele, prima โ€œattaccatoโ€ al suo Dio, ora sarร  da lui fatto โ€œmarcireโ€ nellโ€™esilio babilonese (Ger 13,1-11); ancora Geremia fracassa boccali pieni di vino (Ger 13,12-14) e spezza davanti agli astanti una pregiatissima brocca di terracotta (Ger 19), per indicare che presto la casa di Israele sarร  allo stesso modo distrutta; paragona Dio, che regge la storia di Israele, al vasaio che modella lโ€™argilla (Ger 18,1-12); con i due canestri di fichi, uno per i fichi buoni e uno per quelli cattivi, annuncia che lโ€™Altissimo in mezzo agli esuli si formerร  un nuovo popolo, mentre saranno rigettati gli ebrei rimasti in Giuda o in Egitto (Ger 24,1-10); va in giro per Gerusalemme con un pesante giogo sulle spalle, per significare lโ€™imminente cattivitร  babilonese (Ger 27); poi, mentre Nabucodonosor assedia la cittร  santa e Geremia languisce nelle prigioni di Sedecia, il profeta dispone lโ€™acquisto di un campo in Anatot, quale pegno di un avvenire invece felice (Ger 32); scrive gli oracoli contro Babilonia, e poi ne getta il rotolo, legato a una pietra, nellโ€™Eufrate, per annunciare la tragica fine della nazione dominante (Ger 51,60-64); la stessa vita da celibe del profeta diventa segno dellโ€™imminente distruzione di Israele (Ger 16,1-4)โ€ฆ  

Anche altri profeti spesso si esprimono con queste gestualitร  simboliche: Isaia cammina spoglio e scalzo per tre anni per indicare lโ€™ormai prossima deportazione assira (Is 20). Ezechiele annuncia la distruzione di Gerusalemme attraverso vari mimi: lโ€™assedio alla tavoletta su cui รจ disegnata la cittร , lโ€™immobilitร  del profeta, il cibo misero e razionato, i capelli bruciati e dispersi (Ez 3,24-5,17); prepara il bagaglio dellโ€™emigrante e parte di notte per significare lโ€™imminente deportazione (Ez 12,1-20)โ€ฆ Come giร  Osea aveva interpretato in senso simbolico il suo dramma personale di marito tradito che perรฒ non divorzia, cosรฌ come Dio mai si separa dal suo popolo infedele (Os 1-3), cosรฌ Ezechiele legge in senso simbolico le sue prove personali: la sua malattia (Ez 4,4-8) e la morte della moglie (Ez 24,15-24) come segno del castigo di Israele, la guarigione dal suo mutismo come conferma della sua autoritร  profetica (Ez 3,26-27; 24,27; 33,22). Zaccaria spezza due bastoni per significare lโ€™oppressione straniera e lo scisma interno a Israele (Zac 11,7-17)โ€ฆ

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โ€œI profetiโ€ฆ accompagnavano la loro profezia con gesti simboliciโ€ฆ per esigenze di un realismo religioso: uno stretto legame viene a stabilirsi tra il gesto significante e la realtร  di cui esso รจ segno, di modo che la realtร  annunciata diventa ormai irrevocabile alla pari del gesto compiutoโ€ (Bibbia di Gerusalemme).

Mimi profetici nel Nuovo Testamento

Anche nel Nuovo Testamento troviamo mimi. Eโ€™ un mimo la maledizione del fico che non porta frutto (Mc 11,12-14), per indicare la condanna di Israele che di fronte a Dio รจ improduttivo (Nm 20,5; Sl 105,33; Is 34,4; Ger 8,13; 24; Mi 7,1; Os 9,16; Ez 17,24), anche se quella di Gesรน piรน che una sanzione รจ una constatazione (cfr Lc 13,6-9). 

Altro mimo รจ la cacciata dei venditori dal tempio (Mc 11,15-19), che realizza lโ€™attesa escatologica della purificazione della casa di Dio (Ml 3,1-3; Zc 14,21): Gesรน la restaura come luogo di preghiera (Ne 13,4-13) e la apre ai pagani (il luogo di mercato era lโ€™โ€œAtrio dei paganiโ€; cfr Mc 15,38; Ef 2,14), manifestandosi Signore del Tempio e Sacerdote; nella versione di Giovanni caccia dal luogo santo anche le pecore (Gv 2,15), perchรฉ รจ lui ormai lโ€™Agnello che pone fine ai sacrifici antichi.

Gesรน si presenta come Messia, e lo fa attraverso unโ€™altra azione simbolica: egli entra in Gerusalemme cavalcando un asino (Mc 11,1-11) per realizzare la profezia di Zaccaria (Zc 9,9-10): egli รจ il โ€œsalvatoโ€ (Zc 9,9: โ€œEgli รจ giusto e salvatoโ€) che diventa Salvatore come il Servo di IHWH (Is 49,7), umile, perchรฉ cavalca un somaro e per di piรน preso a ore (Dt 17,16; 1 Re 10,26-29; 2 Cr 1,14-17), Santo (monta un asino mai prima usato), Re (il brano descrive una vera intronizzazione: 2 Re 9,13; 2 Mac 10,17); inoltre monta sullโ€™asino messianico che la tradizione rabbinica aveva visto preannunciato nella Genesi (Gen 49,11: โ€œEgli lega alla vite (ndr: Israele) il suo asinelloโ€, lโ€™animale si cui Abramo aveva fatto montare Isacco per il sacrificio (Gen 22). Anche negli Atti degli Apostoli troviamo mimi esplicativi, come quando il profeta Agabo si lega mani e piedi con la cintura di Paolo per indicare lโ€™imminente cattura dellโ€™Apostolo (At 21,10-11).

3Lโ€™EUCARESTIA โ€œMIMOโ€ PROFETICO

Farsi mangiare dagli uomini

Quando Gesรน istituisce lโ€™Eucarestia, opera anzitutto un mimo profetico. Quanto compie nellโ€™ultima cena รจ โ€œlโ€™ultima parabola di Gesรนโ€ (J. Jeremias, citato in X. Lรฉon-Dufour). Porgendo il pane, dice: โ€œQuesto รจ il mio corpo dato per voiโ€; offrendo il calice: โ€œQuesto รจ il mio sangue, versato per voiโ€ (Lc 22,19-20): il primo significato di questa azione รจ che egli si รจ donato totalmente agli uomini, che la sua vita รจ stata oblazione piena per la vita dei fratelli, che si รจ interamente consumato per essi, e che egli รจ diventato, offrendosi per loro come il pane e il vino, il loro sostegno e la loro sopravvivenza. โ€œDistribuendo il pane, Gesรน manifesta con le parole che <<si dร  per>>. Facendo circolare il calice, dichiara che <<versa il suo sangue>>. I due gesti di Gesรน ne ricevono un valore simbolico: il dono della propria persona a vantaggio dei discepoli, che giunge fino allo spargimento del sangueโ€ (X. Lรฉon-Dufour). โ€œDavanti ai suoi discepoli Gesรน fa un mimo della sua morte, rappresentandola davanti a loro; รจ lโ€™atteggiamento di un profeta e di un martire che porta la missione fino al suo compimento, dando alla sua propria morte un significato di amore e di servizioโ€ (A. Marchadour).

La volontarietร  del dono

Due sono le sottolineature che Gesรน vuole dare al suo gesto. La prima รจ lโ€™assoluta volontarietร  del suo donarsi: il suo farsi uomo fino alla morte non รจ dato dallโ€™ineluttabilitร  del caso, ma รจ sua libera scelta dโ€™amore: โ€œLa mia vita, nessuno me la toglie, ma  la offro da me stesso, perchรฉ ho il potere di offrirlaโ€ (Gv 10,18); โ€œOra lโ€™anima mia รจ turbata; e che devo dire? Padre, salvami da questโ€™ora? Ma per questo sono giunto a questโ€™ora!โ€ (Gv 12,27). Gli evangelisti sapevano che โ€œil Padre gli aveva dato tutto nelle maniโ€ (Gv 13,3), e apposta rimarcano che Gesรน prevede il tradimento di Giuda. Tutti i racconti di istituzione eucaristica sono sotto il segno di questa consapevolezza di Gesรน: โ€œIn veritร  vi dico, uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirร โ€ (Mc 14,18); โ€œLa mano di chi mi tradisce รจ con me, sulla tavolaโ€ (Lc 22,21); โ€œColui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirร โ€ (Mt 26,23; cfr Gv 13,26). Gesรน accetta quindi volontariamente fino in fondo la sua condivisione con lโ€™uomo: non si tira indietro, non fugge. Deliberatamente si offre. โ€œPer questo nellโ€™Ultima Cena <<se dat suis manibus>>: la sua Passione sarร  il Corpo dato e il Sangue versato da luiโ€ (A. Bozzolo). 

La totalitร  del dono

Il secondo aspetto del mimo profetico รจ lโ€™assoluta totalitร  del suo donarsi: Cristo, โ€œavendo amato i suoi che erano nel mondo, li amรฒ fino alla fineโ€ (Gv 13,1), fino al supremo compimento dellโ€™amore, che รจ dare la vita per coloro che si amano (cfr Gv 15,13): il pane mangiato e il vino bevuto sono il segno di questo โ€œconsumarsiโ€ per i suoi, farsi tutto per essi. 

โ€œFarsi mangiareโ€ come Gesรน

Nella lettura biblica del mimo il primo significato รจ quindi lโ€™invito al dono totale agli altri, sullโ€™esempio del Maestro. Gli altri significati (la presenza reale di Cristo, il sacrificio della Nuova Alleanza, un segno escatologicoโ€ฆ), ci sono certamente, ma sono a questo secondari e da questo traggono luce e comprensione. 

Quando Gesรน comanda ai suoi: โ€œFate questo in memoria di meโ€ (Lc 22,19; 1 Cor 11,24-25), vuole innanzitutto dire che anche i suoi dovranno farsi dono totale agli altri, sacrificarsi โ€œfino alla fineโ€ (Gv 13,1), svuotarsi totalmente per gli altri, diventare come lui solo amore, agape, caritร , comunione, condivisione, servizio. โ€œ<<Fate questo in memoria di me>>โ€ฆ: questo รจ il cuore dellโ€™Eucarestia. Ma, fare qualcosa in memoria di Gesรน significa sentire, agire, pensare e amare in modo che Gesรน sia riconoscibile in noi. La commemorazione ha luogo grazie alla testimonianza offerta dallโ€™assemblea, per se stessa e per il mondoโ€ (P. Bernier). โ€œGesรน non ha dato un pezzo di pane agli uomini ma tutto se stesso, la sua vita (corpo e sangue), e chiede ai discepoli di fare altrettanto. Il pane (spezzato), e il vino (versato) simboleggiano quanto egli ha compiuto; ma per essere in linea con lui, per rispettare il suo volere non basta rinnovare i simboli senza ripetere sul piano storico ciรฒ che essi significanoโ€ (O. da Spinetoli). 

Questo รจ โ€œlโ€™aspetto fondamentale e proprio della logica cristiana: io devo essere paneโ€ฆ Eโ€™ forse la conseguenza piรน armonica con la pratica eucaristica, certamente la piรน difficileโ€ฆ Amore sino alla fine: non dare del pane, ma essere io pane che nutre, questa รจ lโ€™estrema e semplice istanza del mistero del pane. Non aver soltanto del frumento, ma essere pane che si spezza per la manducazione, questa รจ lโ€™estrema conseguenza del <<fare questo in memoria di me>>โ€œ (S. Maggioni). โ€œPertanto non si puรฒ separare la celebrazione del sacramento dallโ€™atteggiamento verso i fratelli, dallโ€™edificazione della comunitร โ€ (H.D. Wendland). 

Celebrare lโ€™Eucarestia allora non deve essere una pia abitudine, ma un gesto che mi coinvolge a fondo, che cambia la mia vita sul modello di quella del Cristo: รจ lโ€™atto del mio proposito di diventare, come Gesรน, dono totale, servizio disinteressato, comunione vivente con i fratelli. โ€œEโ€™ troppo comodo ridurre il proprio impegno allo spezzamento del pane (invece che del proprio corpo) e al versamento del vino, o assistere a tale rito senza fare nulla di quello che Cristo ha fatto prima di ritualizzare il suo operato. Appellarsi alla sua <<presenza>> e alla sua azione (magica) attraverso i simboli รจ dimenticare volutamente le sue precise intenzioni. Gesรน ha parlato di donazione, di spargimento, di spezzamento, non di presenzaโ€ฆ La partecipazione eucaristica non รจ un atto devozionale, ma una prova di coraggio, una decisione presa davanti a tutti di <<darsi>> e <<spargersi>> per la moltitudine, come Cristoโ€ (O. da Spinetoli).

4LA LAVANDA DEI PIEDI  (Gv 13,1-20)

Forse proprio giร  in risposta a stravolgimenti della comprensione eucaristica nella prima Chiesa, Giovanni, lโ€™apostolo che Gesรน amava (Gv 21,20) e che nellโ€™ultima Cena aveva posato il capo sul petto del Maestro (Gv 13,25), non menziona nel suo Vangelo, a differenza dei sinottici, lโ€™istituzione dellโ€™Eucarestia โ€œprima della festa di Pasquaโ€ (Gv 13,1), ma, al suo posto, pone la descrizione della lavanda dei piedi. Unโ€™interessante spiegazione la riporta Carlo Maria Martini, in โ€œLa pratica del testo biblicoโ€: egli si rifร  a un libretto del grande biblista americano Raymond Brown, che spiega la scelta dellโ€™autore nel modo seguente. Al tempo di Giovanni cโ€™erano delle divisioni nelle comunitร  cristiane attorno alla celebrazione, proprio come giร  Paolo aveva denunciato in 1 Cor 11,17-18: โ€œMentre vi do queste istruzioni, non posso lodarvi, perchรฉ vi riunite insieme non per il meglio, ma per il peggio. Innanzi tutto sento dire che, quando vi radunate in assemblea, vi sono divisioni tra voi, e in parte lo credoโ€. Forse, stanco appunto di queste divisioni, lโ€™evangelista ha ritenuto fosse meglio sottolineare il significato profondo dellโ€™Eucarestia; questo significato profondo รจ lโ€™amore; infatti lโ€™Eucarestia, istituzione per la vita terrena, passerร , mentre lโ€™amore รจ eterno.

Come ci ricorda Giovanni Paolo II: โ€œSignificativamente, il Vangelo di Giovanni, laddove i Sinottici narrano lโ€™istituzione dellโ€™Eucaristia, propone, illustrandone cosรฌ il significato profondo, il racconto della <<lavanda dei piedi>>, in cui Gesรน si fa maestro di comunione e di servizio (cfr Gv 13,1-20)โ€ (Giovanni Paolo II, Ecclesia de Eucharistia, 2003, n. 20). Tale sostituzione non รจ casuale: Giovanni non trascura certamente lโ€™importanza dellโ€™Eucarestia, cui ampio spazio dedica in altra parte del suo Vangelo: egli vuole insegnare che la migliore comprensione dellโ€™Eucarestia รจ il racconto di Gesรน che si mette a lavare i piedi ai discepoli! Bisogna quindi avere il coraggio di leggere il gesto della lavanda dei piedi in sinossi con i racconti dellโ€™Eucaristia, perchรฉ proprio volutamente Giovanni lo pone al posto dellโ€™istituzione eucaristica. โ€œLโ€™Eucarestia รจ il sacramento della caritร  e del servizio, รจ il sacramento di Cristo-servoโ€ (J. Dupont).

Con la lavanda dei piedi Gesรน compie un altro mimo profetico, per prefigurare la sua Passione (Gv 13,1-11) e dare esempio di umile abnegazione (Gv 13,12-20). 

5Esegesi 

v. 1: Prima della festa di Pasqua Gesรน, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amรฒ fino alla fine.

Siamo di fronte a unโ€™introduzione solennissima, quasi un secondo Prologo del 4ยฐ vangelo, perchรฉ richiama le grandi coordinate della salvezza: il Figlio che viene dal Padre, ritorna al Padre, vive la sua Ora nella Pasqua con assoluta consapevolezza, lotta contro Satana. Eโ€™ questa la terza Pasqua della vita pubblica di Gesรน (la 1ยฐ รจ citata al cap.2, dopo il miracolo di Cana e la 2ยฐ al cap.6, prima della moltiplicazione dei pani). La Pasqua nel mondo ebraico รจ una festa di grande significato: ricorda la liberazione dallโ€™Egitto, la nascita della comunitร  e riassume tutta la storia del popolo di Israele. Lโ€™evangelista pone in questo momento fondamentale la conclusione della vita terrena di Gesรน ed inserisce in questa storia lโ€™evento centrale della redenzione. โ€œPrima della festa di Pasquaโ€ non รจ semplicemente unโ€™indicazione cronologica, ma รจ unโ€™indicazione teologica: quanto Gesรน sta per fare รจ la vera Pasqua. Del resto รจ significativo che, a partire da Gv 12,1, la Pasqua non viene piรน denominata โ€œPasqua dei Giudeiโ€, ma โ€œPasqua di Gesรนโ€. Eโ€™ Lui, dโ€™ora innanzi, lโ€™agnello di Dio che libererร  lโ€™uomo dal suo peccato. (cfr. il parallelo tra feste giudaiche e loro superamento in Gesรน).

v. 1b: Sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre

Giovanni usa due verbi greci diversi per parlare della conoscenza di Gesรน: uno indica in genere il conoscere comune (โ€œginoskeinโ€), per esperienza umana; lโ€™altro (โ€œeidรจnaiโ€) designa una conoscenza particolare che deriva al Cristo dallโ€™intimitร  unica che vive con il Padre: รจ il conoscere per intimitร  filiale, un conoscere superiore cui Egli accede come Figlio, un โ€œconoscereโ€ che si radica nella relazione senza pari che unisce Gesรน al Padre. Gesรน sa (โ€œeidรฒsโ€); dunque quanto sta succedendo non coglie Gesรน impreparato. Il Gesรน giovanneo รจ sommamente padrone degli eventi. Egli sa โ€œche รจ giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padreโ€, cioรจ il momento del dono della sua vita. Egli รจ pienamente consapevole della imminenza della Passione e del fatto che la Croce รจ il โ€œpassaggioโ€ al Padre: non morte ma ascensione. Passare: allusione al significato di โ€œPasquaโ€.  

v. 1 c: โ€œDopo aver amato i suoi che erano nel mondoโ€ฆ

Questo versetto ha una funzione retrospettiva: ci fornisce la chiave in base alla quale capire che quanto Gesรน ha operato in precedenza รจ stato una manifestazione di amore nei confronti dei suoi, mai prima menzionato, se non in riferimento a Marta, Maria e Lazzaro. Esso ricorda e ricapitola tutti gli infiniti atti dโ€™amore che hanno costellato la vita di Gesรน, perchรฉ Egli non รจ venuto e non ha agito che per amore, verso il Padre e verso tutti gli uomini. 

Se lโ€™amore per โ€œi suoiโ€, coloro che formano la nuova comunitร , รจ stato evidente mentre era con loro, esso splenderร  in modo eminente nella sua morte. Infatti la conclusione della vita di Gesรน รจ ancora un amore senza confini, il piรน alto che si possa immaginare.

Il verbo che Giovanni predilige per indicare lโ€™amore รจ โ€œagapร nโ€, e non โ€œfilรฉinโ€ (lโ€™amore umano), e con questo Giovanni sottolinea gli aspetti religiosi dellโ€™amore. โ€œAgapร nโ€ infatti vuole significare un amore religioso, nel senso di un amore che viene da Dio e si modella su quello di Dio, amore gratuito, totale, immutabile e definitivo. โ€œAgร peโ€ indica lโ€™amore di Dio per gli uomini, quale si realizza in Cristo, e lโ€™amore degli uomini per Dio e per il prossimo, come frutto della presenza dello Spirito in essi. Il luogo per comprendere il significato dellโ€™agape non รจ perciรฒ lโ€™esperienza umana, ma lโ€™alleanza di Dio, in concreto lโ€™intera esistenza del Cristo con particolare riferimento alla Croce.

v. 1 c: โ€œi suoi che erano nel mondoโ€.

โ€œI suoiโ€ รจ espressione intenzionalmente generica, perchรฉ indica i discepoli, anzitutto, ma anche i credenti di ogni tempo (quindi ciascuno di noi!), e anche semplici uomini in ricerca, perchรฉ non cโ€™รจ spirito umano nel quale Gesรน non crei uno spiraglio di desiderio di accoglienza e di luce. A tutti coloro che sperimentano la sofferenza e la fatica di un mondo ostile alla veritร , Gesรน esprime predilezione, amicizia e amore.

v. 1 d: โ€œโ€ฆli amรฒ sino alla fineโ€,

โ€œSino alla fineโ€, cioรจ fino a dare tutto di sรฉ, fino allโ€™autoannientamento, alla morte, alla โ€œkenosisโ€, parola greca che significa โ€œsvuotamentoโ€; nel linguaggio biblico-teologico indica la rinuncia di Cristo alla sua originaria uguaglianza con Dio, per presentarsi nella forma di โ€œservoโ€, fino alla morte (Fil 2, 5-8). Gesรน amรฒ non solo fino allโ€™ultimo respiro, fino allโ€™ultimo istante di vita, ma fino alla perfezione, al massimo di profonditร , definitivamente, nel piรน alto grado, oltre ogni misura. Come osserva S. Giovanni Crisostomo, โ€œeis telosโ€ (= sino alla fine) significa contemporaneamente nozione di tempo e nozione di misura nel piรน alto grado. In questa frase (13,1) Giovanni ha riassunto tutta la vita di Gesรน: lโ€™amore per i discepoli fino a quel momento e poi, da lรฌ in avanti, per il tratto di strada che rimane fino alla croce. In questo sta la massima rivelazione: Gesรน รจ la trasparenza del Padre; Gesรน dimostra in concreto quello che รจ il Padre, di cui Egli รจ la trasparenza: DIO Eโ€™ AMORE. E qui siamo davvero al vertice non solo della teologia giovannea e del Nuovo Testamento, ma direi di tutte le religioni. Puรฒ essere interessante ricordare che nel Corano ci sono i 99 bei nomi di Dio (ad es. il Fedele, il Custode, lโ€™Immenso, il Perdonatore, etc.), che in pratica corrispondono, almeno in parte, a denominazioni del Primo Testamento. I mussulmani sostengono che il 100ยฐ nome non รจ reso pubblico, ma รจ noto solo agli โ€œelettiโ€. Potrebbe essere quello che manca anche nel Primo Testamento, ma รจ presente nel Nuovo, qui in Giovanni: Dio รจ amore (in allegato vedi lโ€™elenco dei 99 bei nomi di Dio). Dio รจ amore. Osserva Frรจre Roger di Taizรฉ: โ€œSe solo cogliessimo queste tre parole, andremmo lontano, molto lontano. Che cosa ci attrae in queste parole? In esse troviamo questa certezza: Dio non ha mandato Cristo sulla terra per condannare, ma perchรฉ ogni essere umano sappia di essere amato e possa trovare un cammino di comunione con Dioโ€.

vv. 4-17: la lavanda dei piedi

Al tempo di Gesรน la lavanda dei piedi era un gesto che esprimeva ospitalitร  e accoglienza nei confronti degli ospiti. Poichรฉ i piedi, calzati solo di sandali, tendevano a impolverarsi sulle strade non lastricate, era usanza degli Ebrei fornire acqua a un ospite perchรฉ si lavasse i piedi. Ma:

โ€“ come ci dice il midrash Mekilta su Es 21,2, non si poteva esigere da uno schiavo ebreo che lavasse i piedi al padrone. In via ordinaria questo gesto era svolto da uno schiavo pagano (cfr 1 Sam 25,41), โ€“ tale gesto poteva essere fatto dalla moglie nei confronti del marito o anche dalle figlie verso il loro padre. In unโ€™opera giudaica alessandrina si racconta che quando Asenath, promessa sposa di Giuseppe, si offre di lavargli i piedi, Giuseppe protesta che potrebbe farlo una serva; ma Asenath esclama devotamente: โ€œI tuoi piedi sono i miei piediโ€ฆnessun altro laverร  i tuoi piediโ€

โ€“ in segno di devozione, tuttavia, i discepoli occasionalmente rendevano questo servizio al loro maestro o rabbi; e Gesรน sembra alludere a questa usanza quando parla coi suoi discepoli. Cosรฌ, nella lavanda dei piedi Gesรน umilia se stesso e assume la forma del servo. รˆ quasi come se egli mettesse in atto le parole di Lc 12,37: โ€œBeati quei servi che il padrone al suo ritorno troverร  ancora svegliโ€ฆ egli si cingerร  le vesti, li farร  mettere a tavola e passerร  a servirliโ€. รˆ possibile che oltre ad essere considerata un atto di umile devozione, la lavanda dei piedi fosse intesa come un tradizionale atto di amore.

Nel rituale del pranzo di Pasqua non cโ€™era niente che si possa paragonare alla lavanda dei piedi. La lavanda dei piedi avveniva quando uno entrava in casa, non durante il corso di un pasto. Il rituale di Pasqua prescriveva una lavanda delle mani dopo la seconda coppa, ma non ci sono prove che lโ€™azione di Gesรน fosse una variante di quella usanza.

Gesรน perรฒ non compie il gesto prima della cena, ma durante e cosรฌ esso diventa โ€œfuori luogoโ€ e inconsueto. Perchรฉ? Che significato ha?

Gesรน compie un gesto assolutamente inaspettato e incompreso, un gesto di grande umiltร , di abbassamento da parte di Gesรน, visto che neppure gli schiavi ebrei erano tenuti a farlo! Quello di Gesรน non รจ solo un gesto di umiltร , ma di rivelazione, cioรจ fa scorgere il volto del Dio che Gesรน manifesta, del Dio cristiano. Anzitutto รจ la visibilizzazione di quello che Paolo dice nellโ€™inno di Filippesi 2, giร  ricordato: โ€œCristo Gesรน, pur essendo di natura divina, non considerรฒ un tesoro geloso (letteralmente dovremmo dire: una preda) la sua uguaglianza con Dio, ma spogliรฒ se stessoโ€ฆ.โ€: รจ il famoso โ€œeskenosenโ€ (cfr. kenosis prima spiegato) che dice lo spogliamento totale. Quello che Paolo dichiara in quellโ€™inno, dal punto di vista teologico, Gesรน lo mostra attraverso un gesto sommamente strano. Eโ€™ quello che anche Luca dice con le parole: โ€œIo sto in mezzo a voi come colui che serveโ€ (Lc 22,27), ma espresso con questa forza che Giovanni ha in modo unico. Per questo รจ molto piรน che un gesto di umiltร . Guardando Gesรน che lava i piedi, non hai semplicemente lโ€™icona del servizio, ma unโ€™icona che Maggioni chiama โ€œdel Dio capovoltoโ€. Con il suo gesto Gesรน rende visibile la logica โ€“ di amore, di servizio, di dono โ€“ che ha guidato tutta la sua esistenza, che esprime la sua dignitร  e la sua filiazione: รจ servendo e donandosi che il Cristo si rende disponibile nelle mani del Padre, divenendone lโ€™immagine e la trasparenza. 

v. 4:  si alzรฒ da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita.

Finchรฉ lโ€™amore rimane โ€œsedutoโ€, chiuso in noi, prigioniero della nostra pigrizia e della nostra paura, rimane un bel sentimento che tuttโ€™al piรน ci tormenta il cuore. Lโ€™amore ha bisogno di libertร , ha bisogno di esprimersi, deve uscire dal nostro cuore per comunicarsi con chi ci รจ prossimo, deve trasformarsi in azione, in cure amorevoli per chi ci รจ vicino, in caritร . 

Nella Bibbia esiste una โ€œteologia del vestitoโ€: la veste designa il ruolo, ha sempre valenze simboliche importanti, dalla nuditร  in cui scoprono Adamo ed Eva peccatori e dalla spogliazione di Gesรน della sua tunica prima di crocifiggerlo, fino alle vesti sacerdotali o a quelle bianche tipiche della sfera del divino.

vv. 6-11

Struttura tripartita rabbinica: compiere un gesto misterioso, per suscitare una domanda, da cui scaturisce una risposta Pietro reagisce vivacemente a quanto sta per fargli Gesรน; rifiuta tale umiliazione del Maestro. Non รจ accettabile, per Pietro, che Gesรน abbandoni la sua posizione di superioritร  per rendersi uguale ai suoi discepoli. Tale idea del Maestro disorienta Pietro e lo porta a protestare. Perรฒ, non accettando il servizio dโ€™amore del suo Maestro, Pietro non accetta neanche che Egli muoia in croce per lui, cfr Gv 12,32: โ€œE io, quando sarรฒ innalzato da terra, attirerรฒ tutti a meโ€. Eโ€™ come dire che Pietro รจ lontano dalla comprensione di che cosa sia il vero amore, e tale ostacolo รจ di impedimento perchรฉ Gesรน glielo mostri con lโ€™azione. 

Il Maestro gli oppone: โ€œlo capirai dopoโ€, espressione che in Giovanni si riferisce sempre al periodo postpasquale; e poi โ€œse non ti laverรฒ, non avrai parte con meโ€. โ€œAver parteโ€ รจ unโ€™espressione semitica: la parte รจ lโ€™ereditร  che Dio accorda al suo popolo (cfr. Gen 31,14; 2 Sam 20,1; 1 Re 12,16). Nella riflessione giudaica il tema dellโ€™ereditร  si รจ approfondito in tre direzioni: individuale, spirituale ed escatologico. Lโ€™ereditร  non รจ piรน semplicemente la terra di Palestina, ma la comunione con Dio, e non รจ piรน un presente, ma un futuro. Cosรฌ nelle parole di Gesรน lโ€™espressione propone unโ€™appartenenza definitiva a Lui, una comunitร  di vita con Lui. 

Pietro pensa di comprendere che si tratti di un nuovo rito di purificazione: infatti si offre di farsi lavare non solo i piedi, ma anche le mani e la testa. Sembra che a Pietro sia piรน facile accettare il gesto di Gesรน come unโ€™azione di purificazione o abluzione piuttosto che come servizio. Ma si sbaglia; Gesรน scarta questa interpretazione facendo appello ad una specie di proverbio: quando si รจ fatto il bagno, non si ha bisogno di lavarsi. Gesรน dunque respinge lโ€™interpretazione rituale di Pietro: nonostante lโ€™impiego dellโ€™acqua, il suo gesto non mira a una purificazione. 

Giovanni certo parla di โ€œlavareโ€, ma non confonde tale gesto con quello di un โ€œbagnoโ€ che ha giร  avuto luogo ed รจ sufficiente. A quale purificazione precedente si riferisce? Lo si capisce dal contesto giovanneo. Qui รจ detto: โ€œvoi siete puriโ€ e nel discorso di addio: โ€œvoi siete giร  puri, a causa della Parola che vi ho annunciatoโ€ (15,3). I discepoli sono del tutto puri grazie al loro ascolto della Parola; se basta la fede, il gesto di Gesรน non puรฒ significare una purificazione. Qual รจ allora il suo senso? Gesรน non lo precisa. Tuttavia lโ€™evangelista, che scrive dopo la Pasqua, lo suggerisce con chiarezza attraverso la convergenza dei tratti narrativi. Mediante i versetti di introduzione, la scena della lavanda dei piedi รจ posta sotto il segno del passaggio di Gesรน al Padre e sotto il segno del tradimento, perciรฒ รจ situata nella prospettiva dellโ€™imminente Passione. Il gesto di Gesรน traduce visivamente un atteggiamento di servizio senza riserve, un servizio di cui Gesรน dice a Pietro che potrร  essere compreso solo piรน tardi, grazie alla venuta dello Spirito: รจ il dono di sรฉ che Gesรน farร  consegnandosi alla morte, come visto sopra. A questo livello di profonditร , la descrizione giovannea della veste deposta (v. 4) e ripresa (v. 12) puรฒ essere intenzionale, poichรฉ i verbi โ€œtรฌthemiโ€(deporre) e โ€œlambร noโ€ (riprendere) sono quelli utilizzati nel cap.10, v. 17 per dire che Gesรน si spoglia della sua vita e la riprende.

v. 15: Vi ho dato un esempio, infatti, perchรฉ anche voi facciate come io ho fatto a voi.

Il termine โ€œhypรฒdeigmaโ€ (esempio) ha una connotazione nettamente visiva, di figura, immagine, โ€œtipoโ€, modello, e non solo lโ€™accezione di โ€œesempioโ€ in campo morale. Infatti deriva dal verbo โ€œdeรฌknumiโ€, che significa โ€œfar vedere, mostrareโ€ e che ordinariamente ha in Giovanni valore teologico. Cosรฌ โ€œIl Padreโ€ฆ manifesta (=mostra) al Figlio tutto quello che faโ€ (Gv 5,20). A sua volta, Gesรน mostra ai discepoli quello che fa, e, come il figlio opera ciรฒ che vede che il Padre sta operando, lo scopo di Gesรน รจ che i discepoli agiscano come lo hanno visto agire. Lo sguardo ha in Giovanni una funzione considerevole: vedere significa esser sorpresi da una presenza, contemplare in profonditร . 

Inoltre Gesรน non presenta semplicemente questo โ€œesempioโ€ (o dimostrazione) come un modello esteriore da imitare, ma come un dono che genera il comportamento futuro dei discepoli. Eโ€™ quanto lascia intendere, nella frase del v. 15, la congiunzione โ€œkathรฒsโ€ che non significa semplicemente โ€œcomeโ€ nel senso di confronto, ma pone un legame intrinseco, una relazione genetica. Si potrebbe parafrasare: โ€œAgendo cosรฌ, io vi dono di agire allo stesso modo.โ€ In che cosa consiste lโ€™azione che Gesรน attende dai discepoli? Evidentemente, non si tratta di riprodurre lโ€™azione materiale di lavare i piedi, ma della disponibilitร  di fondo ed effettiva ad essere a servizio reciproco, un servizio senza riserva, esente da volontร  di potenza.

v. 19: Ve lo dico fin dโ€™ora, prima che accada, perchรฉ, quando sarร  avvenuto, crediate che Io Sono.

โ€œIo Sonoโ€: affermazione del Nome divino.

6Significato cristologico

Gesรน รจ veramente il servo, che scende allโ€™ultimo posto, morendo per amore nostro (Ef 5,25; Gal 2,20; Rm 5,8; 8,21.35; Ef 3,18-19). โ€œGesรน apre gli apostoli a riconoscere che la suprema dedizione di Dio agli uomini non deve essere cercata in una vittoria conseguita nella soppressione dei nemici e nellโ€™affermazione di sรฉ, come essi continuano ad aspettarsi fino allโ€™ultimo momento, ma in quella vittoria della caritร  che consiste nel portare fino alle estreme conseguenze il dono di sรฉ anche di fronte al rifiuto dellโ€™altroโ€ฆ Qualsiasi altra rappresentazione non testimonierebbe il Padre, perchรฉ ciรฒ che definisce nel piรน profondo la sua identitร  di <<fons et origo totius divinitatis>> รจ lโ€™essere pura, gratuita, incondizionata oblazione di sรฉโ€ (A. Bozzolo). โ€œDio si rivela in quello che costituisce lโ€™aspetto piรน profondo della sua divinitร  e manifesta la sua gloria, proprio facendosi nostro servitore, lavando i piedi alle sue creatureโ€ (H. U. Von Balthasar). โ€œDio non รจ il sommo padrone che possiede tutto. Dio รจ il piรน grande povero che non possiede nullaโ€ฆ Ha donato tutto eternamente e non puรฒ donare di piรน, perchรฉ questo dono lo costituisce nel suo essere persona fondato unicamente sulla caritร โ€ (M. Zundel).

7Significato sacramentale

Taluni vi vedono unโ€™allusione a vari sacramenti.

Eucarestia

Nellโ€™episodio della lavanda dei piedi cโ€™รจ il senso piรน profondo dellโ€™Eucarestia. Eโ€™ significativo in tal senso che nonostante lโ€™esplicito comando del Signore: โ€œSe dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti lโ€™esempio, perchรฉ come ho fatto io, facciate anche voiโ€ฆ Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in praticaโ€ (Gv 13,14-17), la Chiesa non abbia stabilito un apposito โ€œsacramento della lavanda dei piediโ€, cosรฌ come dopo il โ€œFate questo in memoria di meโ€ ha invece istituito lโ€™Eucarestia. Questo racconto giovanneo non รจ stato colto come lโ€™โ€istituzione della lavanda dei piediโ€. La lavanda dei piedi non รจ qualcosa di altro rispetto allโ€™Eucarestia: ne รจ lโ€™unica esegesi. 

Battesimo

Il simbolismo della lavanda dei piedi non si limita solamente a vivere la stessa umiltร  del maestro perchรฉ, come Gesรน stesso sottolinea, essa รจ importante perchรฉ i discepoli possano aver parte con lui ed evidentemente questa azione li libera dal peccato. Lโ€™uso del verbo โ€œfare il bagnoโ€ per la lavanda dei piedi รจ la principale prova a favore di una interpretazione battesimale della lavanda dei piedi. Il verbo โ€œfare il bagnoโ€ e i suoi affini, sono vocaboli normali nel Nuovo Testamento per indicare il battesimo. In Atti 22,16 Anania dice a Saulo: โ€œAlzati, ricevi il battesimo e lavati dai tuoi peccati, invocando il suo nomeโ€. E nella lettera a Tito Paolo proclama: โ€œEgli ci ha salvatiโ€ฆ mediante un lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santoโ€ (Tt 3,5). 

Nei Padri troviamo questa interpretazione del passo della lavanda dei piedi in senso battesimale. La santa lavanda non รจ intesa a โ€œlavare le macchie del corpo, ma a santificare misticamente lโ€™animaโ€. Nei testi dei Padri si pone in parallelo la lavanda con il battesimo, considerandola la โ€œilluminazioneโ€ degli apostoli, il battesimo degli apostoli prima della Santa Cena.

Il battesimo, come morte dellโ€™uomo vecchio e resurrezione dellโ€™uomo nuovo, รจ la condizione essenziale per poter partecipare allโ€™Eucaristia. Cosรฌ Gesรน lava i piedi ai discepoli โ€œper avere parte con Luiโ€. Sono pronti, cioรจ, a mangiare la Pasqua nuova. โ€œSe non ti laverรฒโ€ dice Gesรน a Pietro che si rifiutava di farsi lavare i piedi, โ€œnon avrai parte con meโ€.

I discepoli sono illuminati, si rivestono della luce e della gloria battesimale, ma non tutti. โ€œSapeva, infatti, chi lo tradiva; per questo disse: โ€œNon tutti siete mondiโ€.

Un altro aspetto di questo mistero viene finemente illustrato da Romano il Melode con queste parole: โ€œPietro trattenne lโ€™Unigenito quando questi si presentava per la lavanda dei piedi e disse: โ€œSignore! Signore!, No, non mi laverai i piediโ€. Il catino era a terra giร  riempito: il Salvatore stava in piedi, il Redentore portava intorno ai fianchi il telo, come uno schiavo. Le schiere degli angeli guardavano dallโ€™alto del cielo e gettarono grida di stupore, invece lo spudorato (Giuda) non ne fu commosso, al contrario si voltรฒ contro di lui! Inibiti da timore, gli spiriti di fuoco stupivano quando i loro cori invisibili vedevano lโ€™incomprensibile che si piegava spontaneamente a servire il fango (cioรจ lโ€™uomo plasmato dalla polvere del suolo). Gabriele diceva in apprensione: โ€˜Angeli santi, compagni miei, guardate, stupitevi! Pietro tende il piede e Colui che รจ nato da un seno verginale lo prende e lo lava. E non lava soltanto Pietro, ma con lui anche Giuda. Guardate la grande benevolenza del Creatore ed il contegno del Plasmatore nei confronti delle proprie creature. Essi siedono a tavola ed egli sta in piedi; essi si lasciano nutrire ed egli li serve; si lasciano lavare ed egli li asciuga. Ed i piedi fatti di polvere non restano dissolti tra le mani di fuoco!โ€.

Penitenza 

โ€œChi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed รจ tutto mondoโ€ (Gv 13,10): molti Padri della Chiesa distinguono il bagno, che viene visto come simbolo del Battesimo, dalla lavanda dei piedi, letta come simbolo della Penitenza. Ma alla luce dellโ€™altra frase di Gesรน: โ€œSe non ti laverรฒ, non avrai parte con meโ€ (Gv 13,8), che sembra parlare di una purificazione che sola dร  salvezza, il senso sembrerebbe riferito alla morte salvifica di Gesรน.

Ordinazione apostolica

Diceva Monsignore Tonino Bello, lโ€™indimenticabile Vescovo di Molfetta e Presidente di Pax Christi, che โ€œordinandoโ€ i primi presbiteri, Gesรน non dร  loro nessuna stola, ma solo un grembiule perchรฉ si facciano servi. โ€œA me โ€“ scriveva don Tonino Bello โ€“ piace moltissimo lโ€™espressione Chiesa del grembiule, cioรจ Chiesa del servizio. Sembra unโ€™immagine un tantino audace, discinta, provocante, ma รจ al centro del Vangeloโ€ฆ (Gv 13, 3-12). Per lโ€™ordinazione, le suore del paese o gli amici ci hanno regalato una cotta, una stola ricamata in oro, ma nessuno ci ha regalato un grembiule, un asciugatoio. Eppure, รจ questo lโ€™unico paramento sacerdotale ricordato nel Vangelo. Le nostre Chiese, purtroppo, celebrano liturgie splendide, anche vere, ma โ€“ quando si tratta di rimboccarsi le maniche โ€“ cโ€™รจ sempre un asciugatoio che manca, una brocca che รจ vuota dโ€™acqua, un catino che non si trovaโ€ฆ Quando sono stato nominato vescovo, mi hanno messo lโ€™anello al dito, mi hanno dato il pastorale tra le mani, la Bibbia: sono i simboli del vescovo. Sarebbe bello che nel cerimoniale nuovo si donassero al vescovo una brocca, un catino e un asciugatoio. Per lavare i piedi al mondo senza chiedere come contropartita che creda in Dio. Tu, Chiesa, lava i piedi al mondo e poi lascia fare: lo Spirito di Dio condurrร  i viandanti dove vuole luiโ€.

8Significato etico

Farsi servi come il Servo

Luca fa subito seguire il racconto dellโ€™istituzione dellโ€™Eucarestia con una chiara chiamata al servizio, con un brano che invece Marco e Matteo pongono dopo la richiesta di Giacomo e Giovanni di essere i primi nel Regno di Cristo (Mc 10,42-45; Mt 20,25-27): โ€œSorse anche una discussione, chi di loro poteva esser considerato il piรน grande. Egli disse: <<I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno il potere su di esse si fanno chiamare benefattori. Per voi perรฒ non sia cosรฌ; ma chi รจ il piรน grande tra voi diventi come il piรน piccolo e chi governa come colui che serve. Infatti chi รจ piรน grande, chi sta a tavola o chi serve? Non รจ forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve>>โ€œ (Lc 22,24-27). 

Eโ€™ analogo il discorso che Gesรน fa nel Vangelo di Giovanni, dopo quella che abbiamo definito lโ€™esegesi giovannea dellโ€™Eucarestia, cioรจ la lavanda dei piedi: โ€œQuando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: <<Sapete ciรฒ che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perchรฉ lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti lโ€™esempio, perchรฉ come ho fatto io, facciate anche voi. In veritร , in veritร  vi dico: un servo non รจ piรน grande del suo padrone, nรฉ un apostolo รจ piรน grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica>>โ€œ (Gv 13,12-17). Diceva il grande teologo Yves Congar che โ€œse la Chiesa vive dellโ€™Eucarestia non puรฒ essere che serva e poveraโ€.

Una vita dโ€™amore

Il battesimo รจ il โ€œsacramentoโ€, cioรจ il โ€œsegnoโ€, che siamo morti e sepolti con Cristo perchรฉ possiamo condurre una vita nuova โ€œbellaโ€ e conforme alla sua risurrezione. Per il credente il problema morale non si fonda sul โ€œtu deviโ€, ma sul โ€œtu seiโ€. Nel battesimo, per la potenza dello Spirito, siamo in Cristo e quindi siamo nuova creatura (2 Cor 5,17; Gal 6,15): il battesimo รจ il segno che siamo โ€œcristificatiโ€, che siamo degli altri Gesรน, come lui capaci di dono, di agape: โ€œSono stato crocifisso con Cristo e non sono piรน io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per meโ€ (Gal 2,20). 

Ormai i cristiani hanno un โ€œcomandamento nuovoโ€ che li deve far riconoscere tra tutti gli uomini, amarsi scambievolmente (Gv 13,34): questo รจ lโ€™unico criterio di ecclesialitร  propostoci da Cristo: โ€œDa questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altriโ€ (Gv 13,35). 

Lโ€™amore fraterno traduce il comando di amare Dio, anzi ne รจ lโ€™unica espressione: โ€œSe uno dicesse: <<Io amo Dio>>, e odiasse il suo fratello, รจ un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede non puรฒ amare Dio  che non vedeโ€ (1 Gv 4,20). โ€œSe uno possiede le ricchezze in questo mondo, e vedendo il proprio fratello nel bisogno gli chiude il cuore (letter.: le viscere), come lโ€™amore di Dio puรฒ dimorare in lui?โ€ (1 Gv 3,17). 

Lโ€™amore fraterno inoltre ci apre al mistero di Dio: โ€œChiunque ama รจ generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perchรฉ Dio รจ amoreโ€ (1 Gv 4,7-8): tante volte la nostra fede รจ debole proprio perchรฉ non amiamo; amando, possiamo ottenere la โ€œconoscenzaโ€ di Dio, cioรจ entrare nella sua intimitร : ricordiamocelo, quando siamo in โ€œcrisi di fedeโ€โ€ฆ 

Lโ€™amore รจ quindi il cuore della nostra fede: โ€œTutta la Legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: amerai il prossimo tuo come te stessoโ€ (Gal 5,14); โ€œpieno compimento della Legge รจ lโ€™amoreโ€ (Rm 13,10). 

La vita รจ vocazione

โ€œLโ€™accoglienza del dono dello Spirito porta ad abbracciare tutta la vita come vocazione. Nel nostro tempo, รจ facile allโ€™uomo ritenersi lโ€™unico artefice del proprio destino e pertanto concepirsi <<senza vocazione>>. Per questo รจ importante che nelle nostre comunitร  ciascuno impari a riconoscere la vita come dono di Dio e ad accoglierla secondo il suo disegno dโ€™amore. (Educare alla vita buona del Vangelo, 4-10-10, n. 23).

Se sono diventato Cristo, la mia vita come la sua diventerร  dono. Compito del giovane รจ capire come fare della sua vita un dono alla sequela del Signore, o nel celibato o nella vita matrimoniale.

La Scrittura ci richiama al primato dellโ€™unione sponsale con Cristo anche nel matrimonio. Il matrimonio รจ al contempo anticipazione e prefigurazione dellโ€™unico Amore in cui tutti i nostri amori si radicano e a cui tutti tendono. E questo non solo perchรฉ nel Regno non vi sarร  piรน nรฉ maschio ne femmina, ma saremo come angeli di Dio (Mt 22,23-32), ma perchรฉ lโ€™unico fine per il credente รจ la sequela del Signore, lo Sposo per eccellenza (Mt 9,15; 25,1-12; 2 Cor 11,2โ€ฆ). E Luca specifica che โ€œchi non ama menoโ€ฆ la moglie e perfino la propria vita non puรฒ essere discepoloโ€ di Gesรน (Lc 14,25-27); โ€œHo preso moglieโ€ non รจ una scusa valida di fronte alla chiamata del Signore (Lc 14,20). 

Il primo imperativo per i coniugi credenti dovrร  essere lโ€™obbedienza al โ€œSeguitemi!โ€ (Mt 4,19), invito rivolto a tutti, sposati e celibi. A tutti, sposati e celibi, Gesรน comanda: โ€œAmerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il prossimo tuo come te stessoโ€ (Lc 10,27), con buona pace di Paolo che nella Prima Lettera ai Corinti (1 Cor 7,33) afferma che gli sposati amano Dio con cuore โ€œdivisoโ€โ€ฆ A tutti, sposati e celibi, Gesรน rivolge lโ€™invito: โ€œSiate perfetti come รจ perfetto il Padre vostro celesteโ€ (Mt 5,48). Per tutti, sposati e celibi, vale il discorso della montagna, con la sua rivoluzione etica (Mt 5,3-11; Lc 6,20-23). Per tutti, ovviamente in forme diverse, vale lโ€™appello di Gesรน: โ€œVaโ€™, vendi quello che hai e dallo ai poveriโ€ (Mt 19,21). A tutti Gesรน ricorda โ€œla necessitร  di pregare sempre, senza stancarsiโ€ (Lc 21,36). A tutti Gesรน dร  la missione: โ€œAndate e ammaestrate tutte le nazioniโ€ (Mt 28,19-20).

Occorre oggi piรน che mai che i fidanzati si riapproprino di queste pagine evangeliche che li chiamano alla radicalitร  della sequela del Signore, stimolati dal Concilio Vaticano II che ricorda che anche i coniugi cristiani sono chiamati alla santitร  (Lumen gentium n. 40; n.11; Gaudium et spes n. 48). Finora il vivere lโ€™Evangelo โ€œsine glossaโ€, senza interpretazioni, senza mezzi termini, era spesso una proposta solo per i monaci: ma dobbiamo ricordarci che nel cristianesimo esistono solo coloro che seguono in totalitร  il Signore da soli, i โ€œmonaciโ€, e coloro che lo seguono in totalitร  con la propria moglie o il proprio marito, i โ€œbinaciโ€: talora esprimo pedagogicamente proprio nel neologismo โ€œbinachesimoโ€ la sottolineatura della comune chiamata alla santitร , che deve essere riproposta con forza agli sposati. 

I giovani devono perciรฒ mettersi in ascolto disponibile della Parola di Dio che li chiama alla sequela radicale del Signore nella peculiaritร  della loro situazione celibataria o sponsale, certi che lo Spirito Santo insegnerร  loro come fare della propria vita un dono dโ€™amore nella concretezza della vita quotidiana.

Servire i poveri

Il Signore si identifica con i poveri, con lโ€™affamato, lโ€™assetato, il forestiero, lโ€™ignudo, il malato, il carcerato: โ€œOgni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli piรน piccoli, lโ€™avete fatto a meโ€ฆ; ogni volta che non avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli piรน piccoli, non lโ€™avete fatto a meโ€ (Mt 25,31-46). โ€œChi infatti non ama il proprio fratello che vede, non puรฒ amare Dio che non vede. Questo รจ il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche il suo fratelloโ€ (1 Gv 4,20-21).

Non si puรฒ comprendere lโ€™Eucarestia se non se ne vede la dimensione di chiamata alla condivisione totale con i fratelli. Condividere lโ€™Eucarestia significa essere disposti a condividere la vita. 

Paolo affronta questo aspetto con molta chiarezza nella prima lettera ai Corinti (1 Cor 11,17-34). La cena del Signore era un vero pasto in comune, sul modello dei pasti pasquali: โ€œSpezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letiziaโ€ (At 2,46). A Corinto, Paolo trova una comunitร  che celebra lโ€™Eucarestia propriamente detta alla fine del banchetto, โ€œdopo aver cenatoโ€ (1 Cor 11,25). Ma questo pasto era una sorta di โ€œpranzo al saccoโ€, dove ciascuno consumava quello che aveva portato, cosicchรฉ i ricchi gozzovigliavano e i poveri pativano la fame. La comunitร  che celebrava lโ€™Eucarestia, cioรจ, non era capace di mettere in comune i beni. 

Paolo รจ durissimo: se ciascuno โ€œprende prima il proprio pastoโ€ (1 Cor 11,21), cioรจ non condivide con i fratelli, โ€œil vostro non รจ piรน un mangiare la cena del Signoreโ€ (1 Cor 11,20). Lโ€™Apostolo enfatizza il contrasto tra il โ€œpasto individualeโ€ (โ€œรฌdion deรฌpnonโ€) e la โ€œcena del Signoreโ€ (โ€œkyriakรฒn deรฌpnonโ€): se nella vita privata (โ€œle vostre caseโ€: 1 Cor 11,22; โ€œ a casaโ€: 1 Cor 11,34) ci sono differenze di stile di vita, queste devono cessare nel momento in cui si partecipa allโ€™assemblea convocata dal Signore. Paolo conclude che โ€œchi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condannaโ€ (1 Cor 11,29). Scrive Giovanni Paolo II: โ€œPaolo qualifica <<indegno>> di una comunitร  cristiana il partecipare alla Cena del Signore, quando ciรฒ avvenga in un contesto di divisione e di indifferenza verso i poveri (cfr 1 Cor 11,17-22.27-34)โ€ (Giovanni Paolo II, Ecclesia de Eucharistia, 2003, n. 20). 

Essere con i poveri

Occorre condividere le sofferenze degli ultimi. Un amico missionario, in Brasile, parlandoci della sua destinazione pastorale che lo avrebbe visto impegnato in un โ€œbairoโ€ di San Paolo, ci diceva che aveva scelto di andare a vivere non nella casa dei Religiosi della sua Congregazione, ma in una baracca della favela, perchรจ โ€œil pavimento di mattonelle non รจ una cosa essenziale, e neanche le piastrelle ai muri della toiletteโ€; ma soprattutto perchรฉ โ€œil cuore batte dove il piede pigiaโ€, cioรจ soltanto condividendo la vita dei poveri si puรฒ vibrare dโ€™amore per essi, sullโ€™esempio โ€œdel Signore nostro Gesรน Cristo, che da ricco che era si fece povero per voiโ€ (2 Cor 8,9). Questo non vuol dire che รจ necessario partire tutti per le favelas o le bidonvilles del mondo: dobbiamo indubbiamente, come insegna chi fa direzione spirituale, โ€œfiorire dove Dio ci ha piantatoโ€, e ricordare che non cโ€™รจ solo una povertร  materiale. Ma certamente siamo chiamati a profonda e radicale conversione in campo economico e nello stile di vita, e a chiederci come possiamo concretamente condividere davvero personalmente le sofferenze dei poveriโ€ฆ.

โ€œIl piรน grande peccato contro i poveri รจ forse lโ€™indifferenza, il <<passar oltre, dallโ€™altra parte della strada>> (cfr Lc 10,31)โ€ฆ Noi tendiamo a mettere, tra i poveri e noi, dei doppi vetriโ€ฆ E infatti vediamo i poveri muoversi, agitarsi, urlare dietro lo schermo televisivo, sulle pagine dei giornali e delle riviste missionarie, ma il loro grido ci giunge come da molto lontano. Non ci penetra fino al cuore. Ci mettiamo al riparo da essi. La Scrittura chiama tutto questo un <<vedere senza fare attenzione, un aprire gli orecchi, ma senza sentireโ€ (cfr Is 42,20)โ€ฆ La prima cosa da fare dunque, nei confronti dei poveri, รจ rompere i doppi vetri, superare lโ€™indifferenza, lโ€™insensibilitร . Gettare via le difese e farci invadere da una sana inquietudine a causa della miseria spaventosa che cโ€™รจ nel mondoโ€ (R. Cantalamessa). 

Diceva il cardinal Duval, per molti anni vescovo di Algeri: โ€œCโ€™รจ un abisso tra la conoscenza della miseria che si puรฒ avere nei libri o nei giornali e lโ€™incontro con la realtร  della miseria nella vita degli uomini. Sono persuaso che se tanto uomini in Occidente esitano a mobilitarsi per difendere i diritti dei poveri, รจ perchรฉ essi non sono a contatto con la miseria, comโ€™รจ vissuta concretamenteโ€ Uno stile di vita sobrio

Scriveva il cardinal Pellegrino: โ€œLa povertร  deve essere praticata anzitutto a livello individuale. Eโ€™ necessaria una revisione della mentalitร  ancora largamente dominante, secondo cui ognuno รจ padrone dei propri averi e ne fa quello che vuole. Lโ€™insegnamento della Chiesa, interprete della legge naturale e della parola di Dio, รจ chiaroโ€ฆ Possiamo dire che questa dottrina sia conosciuta e accettata da quelli che si professano cristiani? Possiamo dire che quanti lโ€™accettano in linea di principio cerchino sinceramente di attuarla nella pratica? Eโ€™ pertanto doveroso che ognuno di noi sโ€™interroghi sul suo comportamento nellโ€™uso dei beni economici, tenendo presente le necessitร  proprie e della famiglia nella vita di tutti i giorni, e nello stesso tempo rendendosi conto delle necessitร  degli altriโ€ (M. Pellegrino, Camminare insieme, n. 8).

Che cosa significa per noi laici la comune chiamata alla povertร  di tutti i Cristiani? Che cosa significa essere povero per un padre di famiglia, che deve pensare a moglie e figli? 

Fare nostre le sofferenze dei poveri coinvolge concretamente il nostro stile di vita. Significa condurre una vita piรน povera. Significa fare uno o piรน passi indietro nel nostro ceto sociale. Significa fare delle rinunce. Significa avere di meno, permettersi meno cose. Significa vivere concretamente secondo canoni diversi dai correnti, che vedono la felicitร  nel possesso di tanti beni.

Scriveva Padre Arrupe: โ€œUnโ€™enorme percentuale di uomini e donne nei Paesi provvisti di beni in abbondanza sembrano aver cambiato la specie dell'<<homo sapiens>> in quella dell'<<homo consumens>>. Fin dallโ€™infanzia siamo modellati come consumatori, in balia di una pubblicitร  che รจ ormai come lโ€™aria che respiriamo. Una volta formato, quest'<<homo consumens>>e la pubblicitร  influiscono a loro volta sullโ€™economia, creando e giustificando bisogni sempre maggiori: il superfluo diventa conveniente, il conveniente diventa necessario, il necessario si trasforma in indispensabileโ€. Le nostre famiglie cristiane dovranno essere scuola di sobrietร , non lasciandosi contagiare dalla pubblicitร , consumando di meno, facendo scelte di โ€œausteritร โ€, anche se certamente anticonformiste; dovranno fare scelte ecologiche, rispettose dellโ€™ambiente, attenta alle proposte di riuso e di riciclaggio.

Il loro sarร  un โ€œconsumo criticoโ€, attento ai prodotti delle Ditte che non sfruttano i lavoratori, non sono implicate nei traffici dโ€™armi o nel sostegno a regimi dittatoriali, non sono inquinanti. E lโ€™arma del โ€œboicottaggioโ€ sarร  un mezzo semplice e potente per modificare le strategie di mercato delle grandi Aziende. Le nostre famiglie dovranno sostenere i Centri di โ€œCommercio equo e solidaleโ€, e ripensare lโ€™investimento dei propri beni almeno secondo la logica delle โ€œBanche eticheโ€. Un momento concreto di verifica e di progettazione รจ la stesura del โ€œbilancio di giustiziaโ€, che ha per fine di modificare la struttura di consumi della famiglia verso una maggiore giustizia nei confronti dei Paesi poveri, migliorare la qualitร  di vita, riducendo i consumi non rispettosi dellโ€™ambiente, orientare verso un minor dispendio di energie e verso la scelta di energie rinnovabili, promuovere meccanismi economici alternativi e forme di โ€œrisparmio eticoโ€ per sostenere iniziative socialiโ€ฆ 

Come riuscire concretamente a operare queste scelte? Qualunque Organizzazione che si occupi di โ€œTerzo Mondoโ€, qualunque Ordine o Congregazione Missionaria รจ in grado di fornire indicazioni, bibliografia, materialiโ€ฆ 

Sarร  un processo di maturazione caratterizzato da incertezze, pause, errori: non siamo stati educati, come cristiani, a questa sensibilitร , a questa attenzione. Quando ci parlavano di โ€œvigilanzaโ€ dalle tentazioni non ci accennavano mai a temere lโ€™idolatria economica. Per questo facciamo fatica ad entrare in questโ€™ottica. Ma non dobbiamo scoraggiarci se la strada รจ lunga, mettendoci fiduciosi alla scuola di Cristo, illuminati dal suo Spirito.  

Contro unโ€™economia di sfruttamento

Ma non basta commuoversi per i poveri. Bisogna sviluppare anche la capacitร  di cogliere le cause profonde della povertร , di riconoscere le radici strutturali dellโ€™ingiustizia.  

Dobbiamo riconoscere che lโ€™insostenibile โ€œordineโ€ economico attuale non รจ un meccanismo inevitabile, ma dipende da noi. โ€œNon possiamo adattarci ad una visione antropologica che riduce la persona a semplice consumatore e che si rivela ateistica e materialistica, consumistica e utilitaristica e che considera dannose le espressioni spirituali, religiose e culturali che contestano il materialismo e lโ€™edonismoโ€ฆ Eโ€™ urgente recuperare nel patrimonio di fede che ci appartiene quei contenuti che possono aiutarci a giudicare, nellโ€™ottica della Rivelazione, le storture immani dellโ€™economia di oggiโ€ (A. Agnelli). 

Non possiamo non contestare un sistema che si basa solo sullโ€™egoismo individuale, dove lโ€™uomo non รจ piรน il fine ma รจ una โ€œrisorsaโ€, un sistema che riduce tutto a merce, anche il corpo umano, il lavoro, la terra, dove conta solo il possesso, dove la felicitร  si identifica con acquisti di prodotti, dove ignoti sono valori primari e fondamentali come la comunione, la gratuitร , il servizio, la convivialitร , dove al povero non resta che attendere di potere essere chiamato anche lui al servizio del grande Idolo, senza nessuna possibilitร  di autonomo riscatto. Un sistema predicato come unica religione dal bombardamento costante e unisono dei โ€œmediaโ€, dove la comunicazione virtuale sembra diventata lโ€™unico scopo della vita, e Internet la soluzione di tutti i problemiโ€ฆ

Eโ€™ quindi essenziale la presa di coscienza, rifiutando il continuo lavaggio del cervello della maggioranza dei mass media, riuscendo a cogliere, anche con lโ€™aiuto di tante Associazioni che di ciรฒ si occupano, i meccanismi perversi dello sfruttamento economico: โ€œEโ€™ giunto il tempo di un lavoro capillare di contro-informazione, di riflessione critica e auto-critica, di lettura della realtร  con occhi nuoviโ€ (A. Zanotelli). La comunitร  cristiana dovrร  allora diventare โ€œcentro di resistenzaโ€ contro la cultura imperante consumistica. Gesรน aveva detto che i suoi discepoli dovevano essere โ€œnelโ€ mondo ma non โ€œdel mondoโ€ (Gv 17,11.16): allo stesso modo oggi i cristiani, pur vivendo โ€œnelโ€ mercato, non devono essere โ€œdelโ€ mercatoโ€ฆ 

La beatitudine del servizio

v. 17:  Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica.

Giovanni ha solo due beatitudini: in 20,29 quella della fede senza vedere, qui la beatitudine della Croce, che รจ Amore e Servizio. Dio รจ la nostra gioia. โ€œNessuno ci fa felici piรน che Dioโ€ (Agostino). La via del servizio รจ la via della felicitร , della pienezza, della realizzazione.

A cura di Carlo Miglietta.