La “strada della diplomazia”, unica soluzione alla crisi nordcoreana. Sollecitato dai giornalisti, Papa Francesco riflette su pericoli e minacce di una guerra nucleare, richiamando i leader coinvolti al “negoziato”:
Nord Corea
“Questa guerra mondiale a pezzi, della quale vengo parlando da due anni fa, più o meno, è a pezzi, ma i pezzi [si] sono allargati e anche si sono concentrati. Si sono concentrati in punti che già erano caldi, perché questo dei missili della Corea è da un anno lungo, che si sta facendo, ma adesso sembra che la cosa [si] sia riscaldata troppo. Io chiamo sempre a risolvere i problemi sulla strada diplomatica: per il negoziato … perché è il futuro dell’umanità. Oggi una guerra allargata distruggerà non dico la metà dell’umanità, ma una buona parte dell’umanità e della cultura … tutto, tutto”.
Il ruolo dell’Onu
L’umanità, ribadisce, “non sarebbe capace di sopportare” tanto. Il Pontefice guarda alle aree geografiche “dove ci sono fuochi di guerra”, dal Medio Oriente all’Africa: parla di Paesi mediatori, come la Norvegia, ma anche degli organismi internazionali:
“Credo che le Nazioni Unite abbiano il dovere di riprendere un po’ la loro leadership, perché si è annacquata, si è annacquata un po’”.
Il presidente Trump
In questo quadro, c’è chi chiede al Papa se riceverà il presidente statunitense Trump, quando sarà in visita in Italia, per il G7 di Taormina. Francesco non è stato ancora informato a proposito di una richiesta in tal senso, ma ribadisce:
“Io ricevo ogni capo di Stato che chiede udienza”.
La crisi in Venezuela
Quindi un’altra crisi internazionale, quella delle proteste anti Maduro in Venezuela e gli scontri che proseguono da settimane. Francesco, per questo Paese che – assicura – ama “molto”, ricorda i tentativi di mediazione portati avanti da quattro presidenti ma poi falliti, quindi l’impegno della Santa Sede. E assicura:
“Todo lo que…
Tutto ciò che può essere fatto per il Venezuela, deve essere fatto”.
I migranti
Lo sguardo del Papa, rispondendo ad una domanda sui populismi in Europa e sulle presidenziali in Francia, si sofferma su un’altra grande emergenza di oggi: le migrazioni:
“E’ vero che l’Europa è in pericolo di sciogliersi: questo è vero. L’ho detto soavemente a Strasburgo, l’ho detto più fortemente nel Carlo Magno e ultimamente senza nuances. Dobbiamo meditare su quello soltanto, no? L’Europa che va dall’Atlantico agli Urali … che … C’è un problema che spaventa l’Europa e forse alimenta: il problema delle migrazioni. Questo è vero. Ma non dimentichiamo che l’Europa è stata fatta dai migranti: secoli e secoli di migranti … siamo noi … Ma è un problema che si deve studiare bene, anche rispettare le opinioni … ma opinioni oneste che una discussione politica con le maiuscole, grande: una Grande Politica, non con la piccola politica del Paese che alla fine finisce cadendo”.
I campi di rifugiati
E a chi gli chiede se la definizione “campi di concentramento” usata durante la visita a San Bartolomeo all’Isola Tiberina per indicare certi campi rifugiati sia stata un lapsus, il Papa ribadisce:
“Ci sono campi di rifugiati che sono veri campi di concentramento. C’è qualcuno forse in Italia, qualcuno da un’altra parte … in Germania no, di sicuro. Ma lei pensi cosa fanno le persone che sono chiuse in un campo e non possono uscire: lei pensi a quello che è successo nel Nord Europa quando volevano attraversare il Mare per andare in Inghilterra: sono chiusi dentro”.
Il caso Regeni
Quindi, a proposito dei colloqui avuti in Egitto, in particolare col presidente Al Sisi, la stampa italiana chiede se si sia parlato del caso di Giulio Regeni. Francesco dice che si è trattato di colloqui privati e “per rispetto”, aggiunge, va mantenuta la riservatezza, ma a proposito del giovane ricercatore friulano ucciso in Egitto ad inizio 2016 chiarisce:
“Io sono preoccupato, dalla Santa Sede mi sono mosso in quel tema perché anche i genitori me l’hanno chiesto; la Santa Sede si è mossa. Non dirò come né dove, ma ci siamo mossi”.
L’importanza dei valori
A proposito dell’importanza della pace, dell’armonia tra i popoli, dell’uguaglianza dei cittadini “qualsiasi sia la religione che professino”, sottolineata dal Papa al Cairo, Francesco evidenzia il ruolo cruciale dei valori:
“Io parlo dei valori e ognuno veda e giudichi se questo governo o questo Stato, o quello di là o quello di là, porta avanti quei valori”.
Il cammino ecumenico
Oggi “ci sono più martiri che nei primi secoli, in Medio Oriente soprattutto”, osserva Francesco a proposito delle persecuzioni dei cristiani. Un tema molto sentito, anche a livello ecumenico, in un dialogo che si fa camminando:
“L’ecumenismo si fa in cammino, con le opere di carità, con le opere di aiutare, fare le cose insieme quando si possono fare insieme … Non esiste un ecumenismo statico. E’ vero che i teologi devono studiare e mettersi d’accordo, ma questo non sarà possibile che finisca bene se non si cammina”.