Juan Luis Caballero – Commento al Vangelo del 3 Settembre 2021

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Il vangelo di oggi ci ricorda una controversia di alcuni farisei con Gesù. Poco prima Luca aveva parlato della vocazione di Matteo e del pranzo organizzato in casa sua. I farisei avevano rinfacciato ai discepoli di Gesù di aver mangiato con pubblicani e peccatori e di infrangere le tradizioni, ma Gesù li aveva assicurati che erano i malati ad aver bisogno del medico.

Questo atteggiamento dei farisei, apparentemente dovuto allo zelo per la legge, svela, da un lato, una ignoranza del senso della legge e, come si vede dai vangeli, una mancanza di rettitudine d’intenzione. Secondo quei farisei il digiuno aveva un valore assoluto in se stesso. Ebbene, anch’essi modificavano i digiuni in particolari occasioni. Gesù fa loro notare che lo “sposo” è presente. Lo “sposo” è lui stesso. Egli è il messia, egli sta per sposare la Chiesa. Il digiuno ha un significato, un contesto di penitenza, e ora, fin quando egli sta con i discepoli, è tempo di gioia.

Quei farisei non riconoscevano in Gesù nulla di importante. Le nostre opere manifestano quello che abbiamo nel nostro cuore. Se andiamo a messa e abbiamo fede nella presenza reale di Cristo nella Eucaristia, arriviamo in orario, ci presentiamo con eleganza, partecipiamo attivamente, ci comportiamo con rispetto. Le cose grandi debbono essere festeggiate. Anche con banchetti che siano un autentico ringraziamento a Dio, che ha fatto il cibo per noi e con il quale ha voluto dirci che la vita dell’uomo è sempre un dono di uno che ci ama ed è generoso.

Le ultime parole del vangelo ci invitano ad approfondire la novità della presenza di Cristo fra noi. Il digiuno, tradizionale pratica israelita, è una cosa buona, e noi cristiani lo pratichiamo con buono spirito, ma quello al quale ora aspiriamo è un tempo di gioia, nel quale il digiuno ha perduto il suo significato originario perché ormai vivremo con Dio per sempre.

Juan Luis Caballero


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