Josep Boira – Commento al Vangelo del 14 Febbraio 2022

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Sabato scorso, con gioia, abbiamo contemplato Gesù commosso per la moltitudine affamata. Con pochi pani li ha fatti mangiare a sazietà: un prodigioso segno divino. Oggi, invece, restiamo sorpresi: dopo il grande miracolo, i farisei affrontano Gesù e gli chiedono altri segni. Gesù rimane scosso da tanta durezza di cuore. Perché chiedono altri segni? E, la sua risposta è netta: non avranno segni.
Qualcosa di simile accade con la tecnica di trasmissione dei suoni: a volte manca il segnale, perché c’è un difetto di connessione con l’emittente.

Nell’episodio di oggi, non c’è connessione tra Gesù e quelli che lo interpellano in mala fede, non per ascoltare le sue parole, ma per contraddirle. E, siccome non trovano argomenti sufficienti, pretendono che dimostri la verità delle sue parole con un segno dal cielo, perché credono nei miracoli, ma non alla parola di chi li opera. Alla fine, non credono in Gesù, anzi, di più, lo rifiutano.

In questo modo, gli voltano le spalle e a Gesù non rimane altro che voltare le spalle anche lui e ritornare all’altra riva.
Non è la prima volta che vediamo Gesù “rattristato per la durezza dei loro cuori” (Mc 3,5).
Quale segno può davvero essere utile per un cuore indurito? Nessuno.
Anzi, la vera risposta, è non dare alcuna risposta.

Per Gesù sarà stato molto triste lasciarli senza poter praticare per loro la sua misericordia. Ma, forse, quella era l’unica soluzione per loro, per farli convertire.

Come ci insegna san Josemaría, “Gesù non si mostra mai lontano o altezzoso, anche se nei suoi anni di predicazione lo vediamo a volte indignato e addolorato per la malvagità degli uomini. Ma, se facciamo attenzione, vediamo subito che il suo sdegno e la sua ira nascono dall’amore: sono un ulteriore invito a uscire dall’infedeltà e dal peccato”[1].

Josep Boira

[1] San Josemaría, È Gesù che passa, n. 162, omelia “Il cuore di Gesù, pace dei cristiani”.


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