Oggi con l’avvento della tecnologia, la nostra vita quotidiana è diventata sempre più frenetica lasciando spazio, tra le altre cose, alla superficialità. Per questo natale proporrei un nuovo proposito, ovvero apprezzare le cose fino in fondo, essere curiosi e volenterosi di imparare cose nuove. Insomma cerchiamo di grattare quella superficie a cui siamo soliti a fermarci.
Cosa sognano i ciechi?
Un gruppo di ricercatori del Laboratorio del Sonno della Facoltà di Medicina dell’Università di Lisbona ha pubblicato uno studio sulla rivista “Cognitive Brain Research” che conferma, con misurazioni sia quantitative che qualitative, che l’attività onirica delle persone cieche è del tutto simile a quella delle persone vedenti.
Si aprirono gli occhi
«Apri gli occhi», un’espressione che tradotta nei vari dialetti locali fa parte di quei decaloghi prolungati di raccomandazioni che le madri infliggono ai figli. È un invito a cercare bene, a stare in campana, a non farsi imbrogliare, a considerare in modo diverso il partner. Ma è anche una chiamata ad uscire dal buio della psiche e dello spirito, quando i primi a non voler guardare in faccia la realtà siamo noi. Le Scritture cristiane che preparano al Natale raccontano di due ciechi che vogliono essere liberati e lo chiedono espressamente. Sarà vero, come recita l’adagio, che non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere?
Gesù guarisce due ciechi che credono in lui.