Giancarlo Bregantini, oggi vescovo di Campobasso, è un sacerdote trentino adottato dal meridione, quello più truce dove domina la ndrangheta. Figlio di contadini, attivista nel movimento studentesco, assiste e partecipa da subito con passione alla rivoluzione prima ecclesiale, con il Concilio: sceglie di essere prete operaio, cappellano di ospedale, del carcere, poi parroco e vescovo bandiera della lotta alla criminalità calabrese, nella diocesi di Locri-Gerace.
Un uomo autorevole e attento alla sua gente, che visita di parrocchia in parrocchia con volontà di ascolto, senza negare mai una parola forte, soprattutto per chiedere giustizia e lavoro. Perché quella che sembra un’isola felce, il suo Molise, una regione così piccola, bella, pulita, con un forte senso d’identità , è comunque una terra da cui i giovani fuggono, dove bisognerebbe rinverdire la tradizione del cattolicesimo sociale che ha fatto l’Italia, per non scomparire.