Una mostra a Firenze, a Palazzo Vecchio, e l’inizio della distribuzione nelle sale, a partire da quelle della Comunità, del suggestivo docufilm “Valgo quanto amo” di Lorenzo Bojola, proiettato al termine dell’ultima assemblea dell’Acec toscana tenutasi alla Certosa, presente il segretario generale nazionale Riccardo Checchin. È il miglior modo per chiudere le celebrazioni del centenario della nascita di don Danilo Cubattoli (da tutti chiamato don Cuba), il prete ciclista immortalato da Valter Molino nella copertina de “La domenica del Corriere” dell’11 maggio 1952, cappellano dei carcerati, sempre al fianco degli emarginati, scomparso nel 2006 e già raccontato nel 2010 nella prima biografia ricostruita dal giornalista e scrittore Maurizio Naldini.
Compagno di seminario di don Milani e del card. Piovanelli, ancor oggi ricordato come un autentico maestro di comunicazione, che non ha tardato a mettere in pratica gli insegnamenti di padre Nazareno Taddei, impegnandosi attivamente nella Commissione Comunicazioni Sociali della Toscana e nella sezione regionale dell’Acec. Riuscendo fin dagli anni Cinquanta ad intercettare i film in prima visione e a farli vedere gratis ai ragazzi di San Frediano che non potevano permettersi di comprare il biglietto del cinema. Quando gli esercenti cinematografici se ne accorsero, capirono il valore educativo dietro la sua scelta e fecero un accordo per distribuire le bobine anche nelle sale parrocchiali, nei centri ricreativi o negli Istituti di pena.
L’esposizione nella Sala d’Arme di Palazzo Vecchio – promossa dall’Associazione presieduta dall’avvocato Franco Lucchesi con il supporto tra gli altri della Fondazione CR Firenze, del Comune di Firenze e della Regione Toscana – è stata realizzata da Art Media Studio. Resterà aperta dal 25 aprile al 5 maggio. L’ingresso è gratuito e l’orario di visita è dalle 10 alle 18 di ogni giorno, festivi compresi. Il sistema di multiproiezione sincronizzata si accenderà per far rivivere in forma spettacolare, in una vera immersione creata con l’ausilio dell’intelligenza artificiale, il raid che “don Cuba” e l’amico Steve Ugolini fecero in moto da Firenze al Kilimanjaro.
Sono trascorsi esattamente 70 anni da quel 25 aprile del 1954 in cui, da piazza Signoria, ricevuti dal sindaco Giorgio La Pira i messaggi di saluto per i vari capi di governo che avrebbero incontrato, don Cuba e Steve partirono, su due Motom Delfino 160, attraversando prima l’Italia ancora ferita dalle rovine della guerra e poi Grecia, Turchia, Israele, Egitto, Somalia, Eritrea, Kenia ed infine Tanganica. Un viaggio il cui racconto fatto da Steve Ugolini è stato pubblicato nel libro di Lorenzo Bojola, “Kilimanjaro ’54 – diario di una scommessa d’amore”, di nuovo in distribuzione nelle librerie.
Un viaggio in cui l’attenzione di don Cuba per gli altri, anche i più lontani, soprattutto il suo amore per i più derelitti, aveva trovato modo di manifestarsi. Un viaggio segnato dalle tante tappe di pietà verso i numerosi italiani caduti in guerra, sulle cui tombe don Cuba non ha mai fatto mancare il ricordo ed il conforto della preghiera. Un viaggio concluso l’11 settembre di quel 1954, quando, dopo una lunga scalata, sulla più alta vetta del continente africano don Cuba, indossati i paramenti sacri, celebrò una messa in ricordo di tutti i lavoratori del mondo.
Articolo di Antonio Lovascio sul sito CEI – UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI