Dio Padre si presenta nella persona di Gesù come quell’Uomo che sa guardare dentro le cose, dentro il cuore delle situazioni e di ogni persona. Ogni sofferente, ogni oppresso, ogni parte della propria vita rifiutata, non riconosciuta, oppressa porta il nome di Gesù, si chiama Gesù. Questa è la grandezza di un Dio capace di farsi piccolo e indifeso, reietto e rifiutato pur di arrivare all’ultima parte di se stesso, l’essere umano.
Ogni volta che si entra in relazione con Lui si apre l’immensità di un disegno utopico al quale tutti da bambini ci sentiamo chiamati: un mondo in armonia, senza guerre e contese, dove il male e la sofferenza non esistono.
Il discorso che Gesù fa oggi è un’azione di liberazione attraverso la quale un nodo della vita d’ognuno viene esposto: il male va affrontato come una fase del processo, un pezzettino in lavorazione che è possibile gestire solo con l’umiltà e con una visione più ampia di se stessi e del mondo.
È Dio stesso che in Gesù indica la Verità e la Via perché quello che sembra un’utopia venga visto nella sua essenzialità e realizzazione: la vita è data per mettersi in gioco senza paura, con prudenza e semplicità.
La strada dell’unità si apre percorrendola, l’unificazione si realizza scendendo nel campo della propria vita con la forza di chi la vita l’ha donata, camminando incontro al giudizio, all’incomprensione, all’odio e sapendo che non sono le ultime parole, non sono quello che rimarrà.
Quello che rimane è solo l’Amore dato, quell’energia incontenibile che ha dato origine all’universo e che certo non si ferma né dinanzi al dolore né dinanzi alla morte.
Mounira Abdelhamid Serra
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
- In che luogo della mia vita vorrei che il Signore portasse unità?
- Dove sono chiamato a mettermi in gioco, oggi?
- Quando ho sentito che l’odio non poteva avere l’ultima parola?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi…
Recito un “Padre nostro” per congedarmi e uscire dalla preghiera.
Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato secondo il metodo della spiritualità ignaziana, disponibile anche tramite la loro newsletter quotidiana.
LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
Mt 10, 16-23
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli:
«Ecco: io vi mando come pecore in mezzo a lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe.
Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato.
Quando sarete perseguitati in una città, fuggite in un’altra; in verità io vi dico: non avrete finito di percorrere le città d’Israele, prima che venga il Figlio dell’uomo».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.