Il testo ed il commento al Vangelo del 9 maggio 2016 – Gv 16, 29-33 – VII Settimana del Tempo di Pasqua.
https://youtu.be/1kLYoHXCYKY
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- Colore liturgico: bianco
Le letture del giorno: At 19, 1-8; Sal.67; Gv 16, 29-33
Gv 16, 29-33
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, dissero i discepoli a Gesù: «Ecco, ora parli apertamente e non più in modo velato. Ora sappiamo che tu sai tutto e non hai bisogno che alcuno t’interroghi. Per questo crediamo che sei uscito da Dio».
Rispose loro Gesù: «Adesso credete? Ecco, viene l’ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto suo e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me.
Vi ho detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
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Commento al Vangelo di Gv 16, 29-33
Commento a cura dei Carmelitani
[ads2]Il contesto del vangelo di oggi continua ad essere l’ambiente dell’Ultima Cena, ambiente di fraternità e di addio, di tristezza e di aspettativa, in cui si rispecchia la situazione delle comunità dell’Asia Minore della fine del primo secolo. Per poter capire bene i vangeli, non possiamo mai dimenticare che riportano le parole di Gesù non come se fossero registrate su un CD per trasmetterle letteralmente. I vangeli sono scritti pastorali che cercano di incarnare e di attualizzare le parole di Gesù nelle nuove situazioni in cui si trovano le comunità nella seconda metà del primo secolo in Galilea (Matteo), in Grecia (Luca), in Italia (Marco) ed in Asia Minore (Giovanni). Nel vangelo di Giovanni, le parole e le domande dei discepoli non sono solo dei discepoli, infatti sono rivelatrici anche delle domande e dei problemi delle comunità. Sono lo specchio in cui le comunità, sia quelle di quel tempo, come pure quelle di oggi, si riconoscono con le loro tristezze e le loro angosce, con le loro gioie e le loro speranze. E trovano luce e forza nelle risposte di Gesù.
Giovanni 16,29-30: Ecco, adesso parli chiaramente. Gesù aveva detto ai suoi discepoli: Il Padre stesso vi ama, poiché voi mi avete amato, e avete creduto che io sono venuto da Dio. Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo, e vado al Padre (Gv 16,27-28). Ascoltando questa affermazione di Gesù, i discepoli risposero: “Ecco, adesso parli chiaramente e non fai più uso di similitudini. Ora conosciamo che sai tutto e non hai bisogno che alcuno t’interroghi. Per questo crediamo che sei uscito da Dio”. I discepoli pensano di aver capito tutto. Sì, veramente loro colsero una luce vera per chiarire i loro problemi. Ma era una luce ancora molto tenue. Colsero il seme, ma senza per il momento conoscere l’albero. La luce o il seme erano l’intuizione fondamentale della fede secondo cui Gesù è per noi la rivelazione di Dio, che è Padre: Per questo crediamo che sei uscito da Dio. Ma questo era appena l’inizio, il seme. Gesù, lui stesso, era e continua ad essere la grande parabola o la rivelazione di Dio per noi. In lui Dio giunge fino a noi e si rivela. Ma Dio non entra in nessuno schema. Supera tutto, disarma i nostri schemi e ci regala sorprese inattese che, a volte, sono molto dolorose.
Giovanni 16,31-32: Mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me. Gesù chiede: “Adesso voi credete? Lui conosce i suoi discepoli. Sa che manca molto per la comprensione del mistero di Dio e della Buona Novella di Dio. Sa che, malgrado la buona volontà e malgrado la luce appena ricevuta in quel momento, loro devono ancora affrontare la sorpresa inattesa e dolorosa della Passione e della Morte di Gesù. La piccola luce che colsero non bastava per vincere l’oscurità della crisi: Ecco verrà l’ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per proprio conto e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me. Questa è la fonte della certezza di Gesù ed attraverso Gesù, questa è e sarà fonte di certezza per tutti noi: Il Padre sta con me! Quando Mosè fu mandato a liberare il popolo dall’oppressione dall’Egitto, essendo questa la sua missione, lui ricevette questa certezza: “Vai! Io sono con te” (Es 3,12). La certezza della presenza liberatrice di Dio è espressa nel nome che Dio assunse nel momento dell’inizio dell’Esodo e della liberazione del suo popolo: JHWH, Dio con noi: Questo è il mio nome per sempre (Es 3,15). Nome che è presente più di sei mila volte solo nell’Antico Testamento.
Giovanni 16,33: Coraggio! Io ho vinto il mondo! E viene ora l’ultima frase di Gesù che anticipa la vittoria e che sarà fonte di pace e di resistenza sia per i discepoli di quel tempo, che per tutti noi, fino ad oggi: “Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me. Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo.” Con il suo sacrificio per amore, Gesù vince il mondo e Satana. I suoi discepoli sono chiamati a partecipare alla lotta e alla vittoria. Sentire il coraggio che infonde, è già vincere una battaglia.” (L.A.Schokel)