Il commento al Vengelo del
6 Luglio 2018 su Mt 9, 9-13
Tredicesima settimana del Tempo Ordinario – Anno II/B
- Colore liturgico: Rosso
- Periodo: Venerdì
- Il Santo di oggi: S. Maria Goretti – memoria facoltativa
- Ritornello al Salmo Responsoriale: Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio
- Letture del giorno: Am 8, 4-6. 9-12; Sal 118; Mt 9, 9-13
- Calendario Liturgico di Luglio
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LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
Mt 9, 9-13
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
Commento al Vangelo a cura dei Monaci Benedettini
“Non sono i sani ad avere bisogno del medico; voglio la misericordia e non il sacrificio”.
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La precisazione di Gesù venne da una delle solite critiche dei suoi oppositori. I farisei dicevano ai suoi discepoli: “Perché il vostro maestro mangia con i pubblicani e i peccatori?”.
Fu questo durante il banchetto dato da Matteo in occasione della sua conversione e del suo seguire Gesù. Il Maestro rispose: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati”. E chi è che non è peccatore, anche se non sempre ci riteniamo tali? La forza di questa massima è liberatoria e consolante: dinanzi a Dio siamo quelli che siamo, senza alcuna vergogna, come un bambino di fronte alla mamma.
Nel mondo questo non si può fare. Una delle regole fondamentali della convivenza umana, in un ambito senza fede, è salvare la faccia, costruirci delle apparenze e difenderle a tutti i costi. Matteo era un emarginato dalla salvezza, un discriminato sociale. Tuttavia o proprio per questo, Cristo lo restituisce alla condizione di persona e di figlio di Dio, dandogli fiducia con l’invito a seguirlo. Per il Signore la purezza del cuore, non è quella legale, ma la conversione all’amore, alla misericordia. Gesù rifacendosi alla frase di Dio riportata dal profeta Osea: “Misericordia io voglio e non sacrificio”, conferma quanto sta facendo.
Per mezzo del profeta, Dio stesso ha affermato che egli dagli uomini non esige in primo luogo il sacrificio, ossia il culto, bensì l’umana misericordia. Il vero culto di Dio deve dimostrarsi in una misericordia sensibile e fattiva. Per mezzo della misericordia divina siamo salvati, e per mezzo della nostra misericordia Dio vuole portare avanti la sua opera di salvezza.