XXVI Settimana del Tempo Ordinario – Anno I
- Periodo: Domenica
- Colore liturgico: VERDE
- Il Santo di oggi: Ss. Michele, Gabriele e Raffaele arcangeli (f)
- Ritornello al Salmo Responsoriale: Loda il Signore, anima mia.
- Letture del giorno: Am 6, 1.4-7; Sal 145; 1 Tm 6, 11-16; Lc 16, 19-31
- Calendario Liturgico di Settembre
Leggi il brano del Vangelo odierno
Lc 16, 19-31
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai farisei:
«C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”.
Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”.
E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
Le letture del giorno (prima e Vangelo) e le parole di Papa Francesco da VaticanNews.
Commento al Vangelo a cura dei
Monaci Benedettini
Beati i poveri in spirito…
In vita tu hai ricevuto beni e Lazzaro mali; ora lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti. Una parabola molto nota, quella che ci propone la liturgia odierna. Per la sua chiarezza, una sua semplice lettura, ci indica già un profondo insegnamento di Gesù. L’attenzione è oggi rivolta verso l’uso delle ricchezze, rimproverando un loro uso in modo non generoso. L’esortazione è per chi tende semplicemente a costruire un regno terreno fatto solo di beni materiale e con il rischio di perdere anche i veri valori umani.
L’esortazione di Gesù è infatti a considerare i poveri che ci stanno vicino. Certamente Egli parla della povertà materiale. Una povertà che oggi è diffusa e che si sta diffondendo, anche perché – con gli strumenti di comunicazione di massa sempre più efficienti – i nostri “vicini” appartengono sempre di più a vaste aree della terra. Nella figura di Lazzaro, però possiamo trovare tutti quelli che chiedono il nostro aiuto, materiale ma anche spirituale. La povertà che sempre di più fa paura nel cosiddetto “mondo ricco” è quella della solitudine, dell’abbandono, della malattia che nessuno vuol guarire.
Gesù ci invita a non nasconderci dietro un perbenismo che in realtà erige steccati fondati su giudizi o pregiudizi. Quanti “Lazzaro” incontriamo, e a quanti prestiamo veramente soccorso? Può essere interessante guardare alla figura del ricco. Gesù ce la presenta come un gaudente, dedito solo allo svago quotidiano, in una esistenza assolutamente frivola. A prima vista, ci sembra che questo ricco sia lontano dalla nostra mentalità. Chi può dire di avere tante ricchezze e chi può permettersi il lusso quotidiano come il ricco della parabola? Una analisi più attenta, soprattutto in riferimento alla mentalità dell’epoca, ci fa scorgere, in quest’atteggiamento del ricco, un qualcosa che ci può riguardare.
La ricchezza era considerata benedizione di Dio e quindi poteva essere giusto spenderla come si ritiene più opportuno, e senza molti rimorsi della coscienza. Gesù non specifica come quest’uomo, il protagonista della parabola, sia diventato ricco. Non possiamo presumere che ci sia stato anche un arricchimento illecito; potrebbe essere dovuto a ricchezza familiari, per il conseguimento di un’eredità o frutto di un lavoro onesto. Vestire in modo ricercato e mangiare con gli amici, di per sé, non può essere definita come un’azione cattiva. Da come Gesù ci presenta la parabole, la povertà di Lazzaro non è imputabile al ricco e neanche le sue sofferenze sono una causa diretta del suo agire.
Qual’è, allora, la vera colpa che Gesù imputa a questo ricco? Semplicemente che, nell’ordinarietà della sua esistenza non si è accorto di qualcuno che chiedeva il suo aiuto. Può essere, questo il nostro caso? Possiamo sentirci, infatti soddisfatti di ciò che abbiamo legittimamente raggiunto e, con diritto, ne godiamo con che riteniamo giusto. Il diritto sociale giustificherebbe, quindi – in questa prospettiva – qualsiasi nostra disattenzione, anche se non volontaria. La vigilanza evangelica in questa parabola, si incarna sulla necessità di avere occhi e cuore pronti per chi chiede il nostro aiuto.