Il commento al Vengelo
del 22 Marzo 2019
su Mt 21, 33-43.45
Venerdì della II settimana di Quaresima
Anno III/C
Colore liturgico: VIOLA
- Periodo: Venerdì
- Il Santo di oggi:
- Ritornello al Salmo Responsoriale: Ricordiamo, Signore, le tue meraviglie
- Letture del giorno: Gen 37, 3-4. 12-13. 17-28; Sal.104; Mt 21, 33-43.45
- Calendario Liturgico di Marzo
Mt 21, 33-43.45
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo:
«Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano.
Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo.
Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero.
Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?».
Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».
E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture:
“La pietra che i costruttori hanno scartato
è diventata la pietra d’angolo;
questo è stato fatto dal Signore
ed è una meraviglia ai nostri occhi”?
Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».
Udite queste parabole, i capi dei sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro. Cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla, perché lo considerava un profeta.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
Le letture del giorno (prima e Vangelo) e le parole di Papa Francesco da VaticanNews:
Commento al Vangelo a cura dei
Monaci Benedettini
L’amore di predilezione e l’ingratitudine.
Ad una gratuita predilezione divina, alle affettuose ed incessanti cure paterne, ad una “vigna” accuratamente preparata per portare frutti al tempo del raccolto, corrisponde una assurda e feroce ingratitudine. È la storia del popolo d’Israele e i capi dei sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro. Insorge la violenza e la vendetta: “Cercavano di catturarlo”. Ognuno di noi è una “vigna” amata e curata dal Signore! Sin dal nostro concepimento siamo stati dotati di tutti i doni e di tutti i talenti necessari per essere fecondi e portare frutto moltiplicando i doni. Tutti deve mirare ad una definitiva conquista, ad un approdo, ad un Regno dove i frutti maturano per l’eternità: è il regno di Dio.
L’ingratitudine, la mancata corrispondenza alla divina predilezione merita l’inevitabile perdita dei doni, che vengono trasferiti a chi ne sa trarre frutto. “Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti». È quanto sta per accadere al popolo d’Israele, che dopo aver atteso il Messia, ora che è venuto, è tra loro, lo rigettano e lo perseguitano. Ciò accade ancora quando noi non sappiamo comprendere ed apprezzare i doni di Dio, quando alla gratuità dei doni corrisponde la nostra ingratitudine, il rifiuto volontario dei favori divini, talvolta fino al disprezzo.
Quale responsabilità dinanzi a Dio! A noi che abbiamo avuto di più con la fede, con i sacramenti, con le innumerevoli grazie, verrà chiesto di più nel giudizio finale; Gesù ci dice che i talenti, le mine, tutti i doni debbono crescere e moltiplicarsi per la gloria di Dio e per la nostra santificazione. E ci ammonisce: “Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci”. Anche la santa quaresima è una perla preziosa da coltivare, un tempo sacro che ci viene dato per camminare verso la Pasqua.
Il proposito del giorno: ricordati dei doni di Dio! Ripeti più spesso il tuo grazie.