Il testo ed il commento al Vangelo di oggi,
20 Luglio 2017 – Mt 11, 28-30
XV Settimana del Tempo Ordinario – Anno I
- Colore liturgico: Rosso
- Periodo: Giovedì
- Il Santo di oggi: S. Aurelio; S. Apollinare (mf); S. Elia pr.
- Il Signore si è sempre ricordato della sua alleanza.
- Letture del giorno: Es 3, 13-20; Sal.104; Mt 11, 28-30
- Calendario Liturgico di Luglio
Mt 11, 28-30
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse:
«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro.
Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
Commento al Vangelo del giorno – Mt 11, 28-30
A cura dei Monaci Benedettini
“Io sono” mi ha mandato a voi.
La nota pagina dell’Esodo è stata da sempre presentata come la manifestazione del nome di Dio, benché si sappia che la frase “Io sono colui che sono”, (’ehjeh ’ašer ’ehjeh) non vuole indicare qualcosa di determinato, bensì una realtà indeterminata che lascia aperte molte possibilità (“Io sono quello che voglio essere”, cf. “Esodo” traduzione e commento di M. Noth). Mosè riceve la missione di condurre il popolo verso la terra promessa, colui che commissiona tale compito è invisibile ed ha un nome che “è tutto un programma”.
Gli egiziani avrebbero materia sufficiente per sospettare delle parole di Mosè e diffidare ancora di più degli Israeliti. Ma è proprio quel nome che dà forza ed è quel riferimento alle radici (il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe) che consente di credere. Abramo, Isacco e Giacobbe non avevano forse stimato vere le promesse in situazioni angosciose, disperate e terribili? E allora, ora tocca anche a questo personaggio, Mosè, destinato a divenire celebre nella memoria collettiva d’Israele, credere ed agire.
Nel Vangelo l’esortazione di Gesù è rivolta a quanti, come gli israeliti della prima lettura, vivono situazioni di fatica esistenziale, per chi si sente senza radici, per quanti non riescono a dare un senso alla propria vita. Tutti gli “affaticati e oppressi” hanno bisogno della pienezza della vita. Vogliono sentirsi dire “Venite”, per poi poter comunicare agli altri “Io sono, mi ha mandato”.