Il commento al Vengelo del
18 Settembre 2018 su Lc 7, 11-17
Ventitreesima settimana del Tempo Ordinario – Anno II/B
- Colore liturgico: VERDE
- Periodo: Martedì
- Il Santo di oggi:
- Ritornello al Salmo Responsoriale: Noi siamo suo popolo, gregge che egli guida
- Letture del giorno: 1 Cor 12, 12-14. 27-31; Sal 99; Lc 7, 11-17
- Calendario Liturgico di Settembre
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LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
Lc 7, 11-17
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla.
Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei.
Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre.
Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
Fonte: LaSacraBibbia.net
Commento al Vangelo a cura dei Monaci Benedettini
Giovinetto, dico a te, alzati!
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Gesù risuscita il figlio di una vedova di Nàin. Stavolta, nell’episodio, così com’è raccontato, manca un’esplicita richiesta rivolta a Gesù per compiere il miracolo.
Egli stesso prende l’iniziativa, sicuro dei risultati. Gesù sa guardare ai cuori delle persone e la sua compassione si muove quando riconosce cuori retti e puliti. Egli è venuto a guarire, a dare conforto e portare la salvezza per tutti gli uomini. I miracoli sono segni della potenza divina ma hanno sempre, alla base, dei sentimenti di compassione umani.
E’ il Divino fatto uomo, che agisce come uomo, ha gli stessi sentimenti degli uomini e prova dolore e compassione. Anche questa volta possiamo trarre un insegnamento chiaro per noi, che viviamo tempi dove si preconfezionano figure d’uomini stereotipate.
La nostra vera umanità, d’uomini e donne, si esprime anche nell’essere partecipi dei dolori altrui, nel cercare le strade migliori per alleviarli: ecco perché diciamo che la sequela di Cristo non solo ci prepara un posto per la Vita Eterna ma migliora proprio il nostro essere uomini.