Il Vangelo del Giorno, 18 Giugno 2017 – Gv 6, 51-58

Il testo ed il commento al Vangelo di oggi,
18 Giugno 2017 – Gv 6, 51-58

Corpus Domini

  • Colore liturgico: Verde
  • Periodo: Domenica
  • Il Santo di oggi: SS. CORPO E SANGUE DI CRISTO A (s)
  • Loda il Signore, Gerusalemme.
  • Letture del giorno: Dt 8, 2-3. 14-16; Sal.147; 1 Cor 10, 16-17; Gv 6, 51-58
  • Calendario Liturgico di Giugno

Gv 6, 51-58
Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.

Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

Commento al Vangelo del giorno – Gv 6, 51-58

A cura dei Monaci Benedettini

Il pane di vita.

Gesù Eucaristia esce oggi trionfalmente dai tabernacoli e dalle chiese per essere portato in processione per le strade del mondo: ciò è dettato dal desiderio, dalla fede e dalla devozione dei fedeli che vogliono percepire ancora più intensamente, viva e palpitante la presenza del Cristo, come quando percorreva, duemila anni fa, le strade della Palestina. Vogliamo farlo reimmergere nel cuore del mondo per fargli sentire da vicino l’urgenza della sua rinnovata presenza tra noi.

[ads2]E’ sicuramente anche il canto della gratitudine e della lode della Chiesa militante, dei pellegrini della terra, che lo seguono imploranti e devoti. E’ anche una presa di coscienza di tutto il cammino che ci ha fatto percorrere dal deserto delle nostre povertà, dalla condizione servile, nutrendoci di Pane e di amore e riscattandoci a prezzo del suo sangue. Da quell’Ostia consacrata, da quella prima misteriosa Cena, sgorga come un memoriale, la nostra comunione con Cristo e la vera fraternità tra gli uomini. Quel pane di vita spezzato e moltiplicato sugli altari del mondo, sfama ancora la fame più acuta dell’umanità. È garanzia d’immortalità, è recupero pieno della dignità filiale, è fonte inesauribile d’amore divino che si riversa nel cuore dell’uomo. Non bisognerebbe attendere la solennità annuale odierna per ricordarci di queste verità: per troppo tempo Gesù rimane forzatamente recluso negli angusti tabernacoli delle nostre chiese.

Egli chiede di abitare tra gli uomini, di vivere in comunione con ciascuno di noi, di condividere la nostra esistenza per rinvigorirla, per nobilitarla, per condurla all’approdo finale, alla mensa di Dio. Tanti, speriamo tutti, seguiremo le processioni del Corpus Domini. Non sia solo una manifestazione religiosa ma soprattutto l’espressione della nostra fede, vissuta e testimoniata davanti al mondo. Il Signore ce lo conceda.

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