Il commento al Vengelo del
17 Luglio 2018 su Mt 11, 20-24
Quindicesima settimana del Tempo Ordinario – Anno II/B
- Colore liturgico: Verde
- Periodo: Martedì
- Il Santo di oggi:
- Ritornello al Salmo Responsoriale: Dio ha fondato la sua città per sempre
- Letture del giorno: Is 7, 1-9; Sal 47; Mt 11, 20-24
- Calendario Liturgico di Luglio
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LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
Mt 11, 20-24
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite:
«Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi.
E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sòdoma sarà trattata meno duramente di te!».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
Commento al Vangelo a cura dei Monaci Benedettini
I “guai” del rifiuto.
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I “guai” nello stile e nel linguaggio evangelico si contrappongono alle beatitudini. Indicano il sopraggiungere di un male imminente colpevolmente meritato. Oggi Gesù lancia i suoi rimproveri e preannuncia guai a quelle città “nelle quali aveva compiuto il maggior numero di miracoli”.
La sua predicazione, accompagnata da segni e miracoli, avrebbe dovuto indurre a conversione gli abitanti di quelle città, invece, non solo non si erano convertiti, ma avevano rifiutato la stessa persona di Cristo. Il Signore tracciava così la triste storia di tutti i rifiuti umani perpetrati nel corso dei secoli dagli amati e prediletti del Signore.
A nulla erano valse le reiterate promesse di salvezza, erano cadute nel vuoto o in terreno arido le parole dei profeti, più volte avevano infranto i patti di alleanza, avevano volto lo sguardo a dei stranieri e, al posto del Dio altissimo che voleva regnare nel suo popolo, si erano costruito un idolo d’oro. Emerge dalle parole di Cristo l’angoscia e la tristezza infinita per un amore gratuito, colpevolmente rifiutato. Viene tracciata così, in modo emblematico, la storia ininterrotta di tutti coloro che infrangono un patto di amore, rifiutano gli interventi salvifici di Dio, chiudono gli occhi alle sue testimonianze, non accolgono le grazie e i favori divini.
È la storia dell’assurda presunzione umana, che prima ci induce al peccato e poi ci fa rinnegare la salvezza. Solo Dio conosce il dolore che da tale rinnegamento deriva; noi sperimentiamo talvolta l’amara delusione di veder rifiutato un soccorso, che ritenevamo urgente e salutare per il nostro prossimo, non riusciamo però a comprendere quanta amarezza ingenera in Colui che ci esprime un amore infinito e gratuito. I santi esprimevano un sacro timore al solo pensiero che il Signore passasse bussando alla porta della loro anima e non trovasse ascolto e accoglienza: “Ho paura del Signore che passa”.
È loro convinzione che egli sta alla porta della nostra anima e bussa per chiedere di entrare e prendervi dimora. È determinante accorgersi di lui, farlo entrare come si addìce al nostro re e Signore. Dovremmo tremare di spavento al solo pensiero di poter scandire un diniego, di far sentire il nostro “no” al Signore. È la presunzione a guidarci nei nostri percorsi assordanti, sono le cose del mondo a distoglierci dai valori del cielo, gli abbagli delle false chimere ci oscurano la visione di Dio e non ci consentono di “Vedere”.
Occorre recuperare, con l’aiuto di Dio i sensi dell’anima; occorre elevare mente e cuore verso le cose di Dio per accorgerci di lui e non lasciarlo passare invano.