[divider style=”solid” top=”10″ bottom=”10″]
Il testo ed il commento al Vangelo del
15 settembre 2016 – Gv 19, 25-27
XXIV Settimana del Tempo Ordinario – Anno II
[divider style=”solid” top=”10″ bottom=”10″]
[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””]
[one_half]
- Colore liturgico: Rosso
- Periodo: Terza settimana del Salterio
- Giovedì – 24.a Tempo Ordinario
- Santo del giorno: B.V. Maria Addolorata (m)
- Salvami, Signore, per la tua misericordia
- Liturgia: Eb 5, 7-9; Sal 30; Gv 19, 25-27
[/one_half][one_half_last]
Gv 19, 25-27
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala.
Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
[/one_half_last]
[/box]
Commenti al Vangelo di Gv 19, 25-27
Commento a cura dei Monaci Benedettini
[ads2]«Donna, ecco il tuo figlio!».
Gesù è morente sulla croce. Sta vivendo nello strazio del dolore i suoi ultimi momenti di atroce passione. Sta per dire al Padre e proclamare all’intera umanità che «Tutto è compiuto». A quel compiuto di amore infinito manca un ufficiale e solenne coinvolgimento della Madre sua, che è lì affranta, ai suoi piedi, a condividere lo stesso dolore, a dare, anche Lei, come aveva dichiarato, all’Angelo, il pieno compimento alla promessa di adempiere fino alla fine la sua missione di Madre del Verbo: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga in me secondo la tua parola».
Gesù la chiama ancora «donna» perché la identifica con la nostra umanità da salvare, ma sta per dirle «Madre» perché con la sua intima e profonda partecipazione alla sua sofferenza si qualifica come la corredentrice del genere umano. E come tale la «Donna» diventa «Madre» a pieno titolo: perché è la perfetta discepola, perché sta esprimendo anche Lei in pienezza la sua maternità nei confronti del Figlio, nei confronti dei figli. In quell’ «ecco tuo figlio», Gesù mostra se stesso alla madre e addìta tutti noi a Lei.
Sta offrendo al Padre il prezzo del nostro riscatto che egli per primo ha pagato per noi, ma che racchiude anche il dono della Madre per tutti i suoi figli. Così Maria, la Madre entra ufficialmente nella «casa». Non è soltanto la casa del discepolo ad accoglierla, ma la Chiesa tutta diventa la casa di Maria. La sua maternità diventa universale e così Lei entra nel nostro mondo e allo stesso tempo assume il suo ruolo, quello di essere la genitrice di tutti i figli che vogliono conformarsi a Cristo.
Oggi Egli, guardando ancora con infinito amore la Madre sua, ripete a tutti noi, alla sua Chiesa, a tutti i sofferenti, alle mamme affrante come lei per la perdita dei propri figli: «Ecco la tua madre!». Pare voglia ripetere a tutti: il dolore offerto per amore ormai è soltanto motivo di redenzione e di salvezza perché non conduce più alla morte, ma al riscatto, alla risurrezione, alla vita nuova in Cristo.