Il testo ed il commento al Vangelo del 14ย aprile 2016 – Gv 6, 52-59 –ย III Settimana del Tempo di Pasqua.
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- Colore liturgico: rosso
Le letture del giorno: At 9, 1-20; Sal.116; Gv 6, 52-59
Gv 6, 52-59
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: ยซCome puรฒ costui darci la sua carne da mangiare?ยป.
Gesรน disse loro: ยซIn veritร , in veritร io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterรฒ nell’ultimo giorno. Perchรฉ la mia carne รจ vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, cosรฌ anche colui che mangia me vivrร per me.
Questo รจ il pane disceso dal cielo; non รจ come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrร in eternoยป.
Gesรน disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafร rnao.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
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Amoris Letitia – L’Esortazione Apostolica di Papa Francesco
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Commento al Vangelo di Gv 6, 52-59
Commento a cura dei Monaci Silvestrini
[ads2]Come puรฒ?
Per chi non comprende, alla luce della fede, i significati reconditi dell’invito di Cristo a mangiare la sua carne e bere il suo sangue, gli interrogativi diventano pressanti ed ogni spiegazione risulterebbe inutile, paradossale e scandalosa. Gesรน perรฒ, dinanzi alle discussioni dei soliti giudei nella sinagoga di Cafร rnao, non intende minimizzare affatto il suo messaggio, anzi lo rende ancora piรน incalzante: ยซIn veritร , in veritร vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterรฒ nell’ultimo giornoยป. Non c’รจ piรน scampo ad equivoci: รจ questione di vita o di morte; la vita del mondo, la vita di ogni uomo รจ ormai indissolubilmente legata a quel cibo divino. E non solo la vita presente, ma anche la nostra eternitร e la nostra risurrezione dipendono ancora da quell’intima comunione che Cristo vuole stabilire con ognuno di noi. ยซChi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in luiยป. Dimorare in Dio, essere certi che Cristo vive in noi, deve dunque diventare la suprema aspirazione dell’uomo; il Signore Gesรน paragona la comunione che intende stabilire con noi con quella di cui egli stesso gode con il Padre celeste. Si tratta quindi di una comunione piena, di vita, di amore, di condivisione intima e totale. Credo che questo contrasti notevolmente con le nostre comunioni spesso episodiche e fugaci. Anche il nostro linguaggio ci tradisce: noi siamo soliti dire che facciamo la comunione e raramente osiamo esprimere l’impegno cristiano di stare in piena comunione con Cristo in modo stabile, continuo, crescente. Dobbiamo ammettere che siamo ben lungi da quanto Cristo ci propone in campo eucaristico: la dottrina che l’evangelista Giovanni ci va offrendo in questi giorni ci rende sempre piรน consapevoli di come e quanto sia stata svilita nei suoi valori essenziale e vitali. Forse proprio in questa mutilazione dottrinale e pratica troviamo la spiegazione delle numerose e prolungate assenze di tanti cristiani dalle nostre Messe. Non siamo ancora riusciti a far comprendere l’intimo legame che Gesรน voleva stabilire con la vita di ciascuno di noi. ร ancora, per nostra colpa, assente dal mondo, dalle nostre vicende, dalle nostre storie… รจ ancora chiuso nei tabernacoli o relegato nei cieli!