Il testo ed il commento al Vangelo del 13 Settembre 2017
[highlight color=”green”]Lc 6, 20-26[/highlight]
XXIII Settimana del Tempo Ordinario – Anno I
- Colore liturgico: Verde
- Periodo: Mercoledì
- Il Santo di oggi: S. Giovanni Crisostomo (m); S. Maurilio; B. Claudio Dumonet
- Ritornello al Salmo Responsoriale: Buono è il Signore verso tutti.
- Letture del giorno: Col 3, 1-11; Sal.144; Lc 6, 20-26
- Calendario Liturgico di Settembre
Lc 6, 20-26
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:
«Beati voi, poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi, che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete,
perché riderete.
Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
Guai a voi, che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete,
perché sarete nel dolore e piangerete.
Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
Commento al Vangelo del giorno – Lc 6, 20-26
A cura dei Monaci Benedettini
La vita nuova in Cristo.
Ogni giorno la Parola di Dio è diversa e parla a noi in modo diverso. La Parola di Dio che la Liturgia di oggi ci presenta è alquanto espressiva… I due brani sembrano essere complementari. Infatti, potremmo stabilire la seguente equazione, le beatitudini stanno alla vita nuova in Cristo (risorti con Cristo) come le maledizioni (guai) stanno al peccato (parte di noi che appartiene alla terra).
L’essere risorti, il far parte della vita nuova significa vivere nella povertà, nella persecuzione e nel dolore con la speranza, anzi con la certezza, che Cristo ha già vinto tutte queste cose e che noi già da ora, in maniera misteriosa, condividiamo con Lui la gioia della risurrezione. La nostra sofferenza momentanea è un mezzo per immergerci ancora di più nel grande mistero della salvezza. Non ci è chiesto di capire per amare, ma di amare per capire, proprio perché il cristianesimo non si configura come conoscenza intellettuale ma come esperienza della persona di Cristo che in se stesso e in noi ha vinto la morte e il peccato.