Il Vangelo del giorno, 13 Novembre 2019 – Lc 17, 11-19

XXXII Settimana del Tempo Ordinario – Anno I

  • Periodo: Mercoledì
  • Il Santo di oggi: S. Imerio; S. Agostina L. Pietrantoni; S. Omobono
  • Ritornello al Salmo Responsoriale: Alzati, o Dio, a giudicare la terra.
  • Letture del giorno: Sap 6, 1-12; Sal.81; Lc 17, 11-19
  • Calendario Liturgico di Novembre

Leggi il brano del Vangelo odierno

Lc 17, 11-19
Dal Vangelo secondo Luca

Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea.
Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati.
Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.
Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

Le letture del giorno (prima e Vangelo) e le parole di Papa Francesco da VaticanNews.

Commento al Vangelo a cura dei
Monaci Benedettini

La fede e la gratitudine, la guarigione e la salvezza.

Il Signore nel suo peregrinare tra le miserie del mondo incontra tutte le nostre umane povertà fisiche e spirituali e a tutti, senza distinzione, offre il suo divino soccorso. L’universalità e l’imparzialità della sua missione gli viene riconosciuta anche dai suoi peggiori nemici. I discepoli dei farisei gli dicono: “Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità e non hai soggezione di nessuno perché non guardi in faccia ad alcuno”.

Oggi gli si accostano coraggiosamente dieci lebbrosi, emarginati dal consorzio umano e completamente segregati. La loro preghiera ci ricorda quella del pubblicano, che prega dal fondo del tempio, a distanza e non osa neanche di levare gli occhi al cielo. Anche i lebbrosi: “Fermàtisi a distanza, alzarono la voce dicendo: “Gesù, maestro, abbi pietà di noi”. Implorano una pietà che solo da Cristo poteva sgorgare. Infatti egli intima loro di recarsi dai sacerdoti del tempio per avere da loro la certificazione della loro guarigione.

La loro fede è sicuramente accompagnata da una ferma speranza perché essi non esitano ad andare, “…e mentre essi andavano, furono sanati”. In nove proseguono la loro strada, soddisfatti della loro prodigiosa guarigione. Uno solo, un samaritano, uno straniero, un infedele diremmo oggi, “Vedendosi guarito tornò indietro lodando Dio a gran voce; e si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo”. Al grido accorato della preghiera impetratoria, egli fa seguire ora il grido della lode e della gratitudine.

Aveva già ottenuto il dono della guarigione ora si sente dire: «Alzati e và; la tua fede ti ha salvato!». Quando la fede, l’umile preghiera e la sincera e doverosa gratitudine sfociano nell’amore a Dio, si ottiene quel che non si osa sperare: la salvezza. È motivo di incoraggiamento per noi se siamo capaci, con la stessa intensità del lebbroso guarito, di dire ogni giorno la nostra lode a Lui, esprimergli nella preghiera migliore quell’inno di grazie, che incessantemente cantano i santi nel cielo.

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