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Il testo ed il commento al Vangelo del 1 luglio 2016 – Mt 9, 9-13
XIII Settimana del Tempo Ordinario – Anno II
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Colore liturgico: verde
Le letture del giorno: Am 8, 4-6. 9-12; Sal 118; Mt 9, 9-13
Prima settimana del Salterio
Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.
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Mt 9, 9-13
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
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Commenti al Vangelo di Mt 9, 9-13
Commento a cura dei Monaci Benedettini
[ads2]Dal banco delle imposte alla mensa con Cristo.
È lo stesso autore del Vangelo a narrare con stile semplice e scarno la storia della sua chiamata e della sua conversione. C’è un imperativo da parte di Gesù: «Seguimi!» e una risposta immediata: «Ed egli si alzò e lo seguì». Il proseguo è, almeno inizialmente, un festoso convivio in casa di Matteo con amici del suo rango, pubblicani e peccatori. I soliti guastafeste intervengono ancora una volta a contestare l’operato del Signore rivolgendosi ai suoi discepoli: «Perché il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Lo scandalo derivava da una falsa convinzione che faceva loro credere che certe categorie di persone dovessero restare emarginati perché impuri e peccatori e il mangiare con loro significava contrarre la loro stesso impurità.
Di ben altro pensiero è il Signore. Egli, che ha chiamato e distolto Matteo dalle imposte, un mestiere che spesso degenerava in latrocinio, ora vuole gioire con lui, essere un suo commensale e far partecipi dello stesso gaudio anche altri convenuti per l’occasione. Lo stesso Gesù sintetizza così il suo pensiero e la sua missione: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori». È consolante per ciascuno di noi, è consolante per la nostra umanità peccatrice. Così evitiamo il bàratro e la morte eterna. Così la risurrezione ci affascina e la speranza di un mondo migliore, di una vita migliore non si spegne mai in noi.