Il commento al Vengelo del
1 Giugno 2018 su Mc 11, 11-25
Nona settimana del Tempo Ordinario – Anno II/B
- Colore liturgico: Verde
- Periodo: Giovedì
- Il Santo di oggi: S. Giustino – memoria
- Ritornello al Salmo Responsoriale: Vieni, Signore, a giudicare la terra
- Letture del giorno: 1Pt 4,7-13; Sal.95; Mc 11, 11-25
- Calendario Liturgico di Giugno
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LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
Mc 11, 11-26
Dal Vangelo secondo Marco
[Dopo essere stato acclamato dalla folla, Gesù] entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l’ora tarda, uscì con i Dodici verso Betània.
La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, ebbe fame. Avendo visto da lontano un albero di fichi che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se per caso vi trovasse qualcosa ma, quando vi giunse vicino, non trovò altro che foglie. Non era infatti la stagione dei fichi. Rivolto all’albero, disse: «Nessuno mai più in eterno mangi i tuoi frutti!». E i suoi discepoli l’udirono.
Giunsero a Gerusalemme. Entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e quelli che compravano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe e non permetteva che si trasportassero cose attraverso il tempio. E insegnava loro dicendo: «Non sta forse scritto:
“La mia casa sarà chiamata
casa di preghiera per tutte le nazioni”?
Voi invece ne avete fatto un covo di ladri».
Lo udirono i capi dei sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti paura di lui, perché tutta la folla era stupita del suo insegnamento. Quando venne la sera, uscirono fuori dalla città.
La mattina seguente, passando, videro l’albero di fichi seccato fin dalle radici. Pietro si ricordò e gli disse: «Maestro, guarda: l’albero di fichi che hai maledetto è seccato». Rispose loro Gesù: «Abbiate fede in Dio! In verità io vi dico: se uno dicesse a questo monte: “Lèvati e gèttati nel mare”, senza dubitare in cuor suo, ma credendo che quanto dice avviene, ciò gli avverrà. Per questo vi dico: tutto quello che chiederete nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi accadrà. Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi le vostre colpe».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
Commento al Vangelo a cura dei Monaci Benedettini
Il fico sterile e i venditori nel tempio.
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Due episodi si susseguono e s’intrecciano nel brano evangelico di Marco. Ci sorprende la maledizione che Gesù commina ad un albero di fico senza frutti, ma ci fa ricordare il brano dell’Apocalisse: «Tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca».
È il rifiuto dell’indolenza e dell’apatia. È la condanna per chi non usa i talenti ricevuti per farli fruttificare; per tutti coloro che restano per colpa allo stato servile e di paura e non fanno mai scattare la molla dell’amore. È poi normale che ciò che è maledetto dal Signore diventi secco, arido. Ci ricorda l’altra parabola, della vite e dei tralci: anche lì il tralcio che non porta frutto deve essere tagliato e gettato nel fuoco. Gesù approfitta dello stupore degli apostoli che costatano la sorte del fico maledetto per dare loro e a noi una fervida esortazione sulla preghiera e sulla fede che deve accompagnarla: «Abbiate fede in Dio! In verità vi dico: chi dicesse a questo monte: Lèvati e gettati nel mare, senza dubitare in cuor suo ma credendo che quanto dice avverrà, ciò gli sarà accordato.
Per questo vi dico: tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato. Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi i vostri peccati».
L’altro episodio riguarda i venditori del tempio, coloro che hanno fatto della casa del Signore da un luogo di preghiera, una spelonca di ladri. Gesù, preso da santo zelo, si erge a difensore del vero culto da rendere a Dio; egli vuole recuperare la santità del tempio, dove il Padre ha posto la sua dimora tra gli uomini. Vuole liberare la sua Chiesa sin dal suo nascere dalla tentazione della simonìa.
Mercanteggiare le cose di Dio è un gravissimo peccato perché significa svilirne i valori incommensurabili e vendere ciò che non ci appartiene, ma viene dato come dono nell’assoluta gratuità. Il gesto è poi sacrilego perché si consuma all’interno della Casa del Signore, dove è più viva la sua divina presenza.
C’è poi un richiamo indiretto all’uso e abuso del denaro, che spesso tiranneggia noi mortali facendoci credere che abbia un potere che in realtà non possiede.