Il commento al Vengelo del
1 Aprile 2018 su Gv 20, 1-9
Domenica di Pasqua – Anno II/B
- Colore liturgico: Bianco
- Periodo: Domenica
- Il Santo di oggi: PASQUA, RISURREZIONE DEL SIGNORE – S. Maria Egiziaca – P
- Ritornello al Salmo Responsoriale: Questo è il giomo che ha fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo.
- Letture del giorno: At 10, 34. 37-43; Sal. 117; Col 3, 1-4; Gv 20, 1-9
- Calendario Liturgico di Marzo
Gv 20, 1-9
Dal Vangelo secondo Giovanni
Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario che era stato sul suo capo non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
Commento al Vangelo a cura dei Monaci Benedettini
Alleluia, Alleluia!!
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Nel buio della notte ardono dei fuochi sui sacrati delle nostre chiese. Il sacerdote benedice quel fuoco che servirà a far ardere un cero. Con quella luce verrà squarciato il buio, è la luce di Cristo, è il cero pasquale.
Seguendo quell’unica scia, entriamo festanti nella chiesa, da quel cero attingiamo la nostra luce, la fede che già ci fu donata nel giorno del nostro battesimo. Ora tutta la chiesa splende, tutta la Chiesa canta la gioia del Cristo risorto. È la nostra veglia, la splendida conclusione dei tre lunghi giorni d’attesa.
Ora il mondo intero è illuminato dalla luce di Cristo: è la Pasqua del Signore. Ascoltiamo la nostra storia, quella che affonda nei tempi lontani, quella che noi stiamo vivendo, quella che sarà fino alla fine dei tempi: è la storia sacra, quella che scandisce il peccato del mondo e i prodigiosi e salvifici interventi divini. Arriviamo al mattino radioso, al mattino del Risorto, arriviamo fino al culmine alla pienezza della storia.
Corriamo anche noi al sepolcro per avere la certezza che è vuoto. Ci rechiamo al cenacolo per vederlo vivo, per ascoltare l’annuncio della sua pace. Vogliamo convincerci fino in fondo che la sua pasqua è anche la nostra pasqua. Vogliamo essere certi, come Tommaso, che per le sue piaghe siamo salvati e redenti. Vogliamo respirare a pieni polmoni l’aria buona del mattino di Pasqua. Dobbiamo alimentare la gioia con la certezza di essere stati rigenerati, ricreati, redenti e perdonati da Dio.
Non possiamo neanche per un istante restare nel dubbio che la vittima sia ancora chiusa in un sepolcro, vogliamo liberarci dall’atroce pensiero di aver ucciso per sempre il Figlio di Dio. Vogliamo vedere vuoti anzitempo i nostri sepolcri e spalancate le porte del cielo. Vogliamo all’unisono far sentire a Dio la nostra lode, la nostra gratitudine, il nostro rinnovato impegno di fedeltà. Vogliamo che la pasqua diventi il pensiero dominante della nostra vita, la fonte della nostra speranza, il primo motivo del nostro amore a Cristo.
Vogliamo poterci dire “Buona Pasqua” e sapere come renderla buona e santa per ognuno di noi, non solo oggi, ma per tutta la vita, per l’eternità.