Il Tempo di Avvento: attendere e vegliare – don Daniele Piazzi

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La struttura e il lezionario

Il Tempo di Avvento è costituito da quattro domeniche e settimane contate a partire dal 25 dicembre.

DOMENICA PRIMA
Gli ultimi tempi

domenica SECONDA
Prima domenica del Battista: “Convertitevi”

domenica TERZA: «Gaudete»
Seconda domenica del Battista: “Sei tu colui che deve venire?”

Ferie pre – natalizie (17 – 24 dicembre)

domenica QUARTA
Nascerà da Maria

Le domeniche

Le letture del vangelo hanno nelle singole domeniche una loro caratteristica propria: si riferiscono alla venuta del Signore alla fine dei tempi (I domenica), a Giovanni Battista (II e III domenica); agli antefatti immediati della nascita del Signore (IV domenica). Le letture dell’Antico Testamento sono profezie sul Messia e sul tempo messianico, tratte soprattutto dal libro di Isaia. Le letture dell’apostolo contengono esortazioni e annunzi, in armonia con le caratteristiche di questo tempo (OLM 93).

Le Ferie

Si ha una duplice serie di letture: una dall’inizio dell’avvento fino al 16 dicembre, l’altra dal 17 al 24. Nella prima parte dell’avvento si legge il libro di Isaia, secondo l’ordine del libro stesso, non esclusi i testi di maggior rilievo, che ricorrono anche in domenica. La scelta dei vangeli di questi giorni è stata fatta in riferimento alla prima lettura. Dal giovedì della seconda settimana cominciano le letture del vangelo su Giovanni Battista; la prima lettura è invece o continuazione del libro di Isaia, o un altro testo, scelto in riferimento al vangelo. Nell’ultima settimana prima del Natale, si leggono brani del Vangelo di Matteo (cap. 1) e di Luca (cap. 1), che propongono il racconto degli eventi che precedettero immediatamente la nascita del Signore. Per la prima lettura sono stati scelti, in riferimento al vangelo, testi vari dell’Antico Testamento, tra cui alcune profezie messianiche di notevole importanza (OLM 94).

Le caratteristiche del Tempo d’Avvento

L’avvento escatologico e l’avvento natalizio

 Il tempo d’Avvento, ultimo nato tra i periodi dell’anno liturgico, è colorato da due tonalità. La prima parte orienta agli ultimi tempi, la seconda parte, a partire dal 17 dicembre e con la IV domenica prepara immediatamente la solennità del Natale. Così si esprime il prefazio dell’Avvento

Al suo primo avvento nell’umiltà della nostra natura umana egli portò a compimento la promessa antica, e ci aprì la via dell’eterna salvezza. Verrà di nuovo nello splendore della gloria, e ci chiamerà a possedere il regno promesso che ora osiamo sperare vigilanti nell’attesa.

Le tre venute: nella carne, nel sacramento, nella gloria

«Le tre venute di Cristo sono i perni sui quali si costruisce la teologia dell’Avvento, tre venute che si relazionano e si spiegano a vicenda. La prima venuta di Cristo nell’umiltà della nostra carne ci ricorda la sua ultima venuta alla fine dei tempi… La prima e l’ultima venuta del Signore diventa- no manifestazioni attuali nella celebrazione liturgica che attua lizza il mistero della parusia come quello dell’incarnazione. In questo modo l’avvento si collega con il mistero della manifestazione del Signore (Natale-Epifania) in una tematica teologica comune: la venuta del Signore per la nostra redenzione» (D. BOROBIO (ed.), La celebrazione nella Chiesa, vol. 3, LDC, Leumann (Torino) 1994, 203- 204).

Isaia e Giovanni il Battista

Il libro del profeta Isaia e la predicazione del Battista sostengono i passi della chiesa in questo tempo di vigilanza. La Chiesa, come Israele in esilio a Babilonia, è in attesa di una nuova e definitiva liberazione. Ci vuole un nuovo esodo, deve aprirsi una nuova strada, affinché i deportati ritornino a ricostruire Gerusalemme e il tempio.

Il Battista, ultimo dei profeti, ricorda come, se pur non emergente, l’invito alla conversione fa parte delle caratteristiche del tempo d’Avvento. Ogni tempo è tempo di prepararsi alla manifestazione dell’inviato di Dio. Per cogliere i segni del nuovo, occorre rinnovarsi interiormente.

Maria e Giuseppe

Soprattutto la Madre diventa modello di attesa, insieme al giusto Giuseppe. Il tempo d’Avvento è il tempo mariano per eccellenza dell’anno liturgico. Maria, prima tra gli umili e i poveri del Signore è modello della Chiesa. Anch’essa è madre e vergine che, attendendo il compimento delle promesse del suo Signore, ha fede nella sua parola.

Vegliare nella notte, sperare nel compimento, gioire per la salvezza

Gli atteggiamenti spirituali che l’Avvento suscita e richiede sembrano ben espressi da questi tre verbi: vegliare, sperare, gioire. Vegliare perché il buio c’è ancora e occorre essere sentinelle vigili del vangelo. Colui che veglia porta in sé da una parte la certezza che “il Signore è vicino”, dall’altra l’incertezza di non poterlo “vedere” mai in piena luce. Il Signore si manifesta sempre in nodi e forme inaspettati, in luoghi e persone che nessuno considera, in tempi e momenti che nessuna sa …

La nostra attesa – come dice S. Agostino – non serve ad aspettare la sua venuta, ma ad orientare il nostro sguardo nella giusta direzione della sua presenza. Colui che attende con pazienza vedrà che la presenza del Signore pian piano si fa più viva, la fede nell’attesa si rafforza, gli avvenimenti di ogni giorno acquistano un significato davanti al Signore, lui stesso – il Signore – ci sembra meno lontano, diviene più familiare… Colui che attende non resta deluso, vede gli indizi e continua a cercare con perseveranza.

La gioia dell’attesa – è vero – non è la gioia dell’incontro realizzato. Quest’ultima è piena e definitiva, è sicura e stabile, non verrà mai meno: è la gioia degli ultimi tempi. Ma non meno vera è la gioia che si prova nel cercare, nell’incamminarsi verso la meta, nel vedere anche solo parzialmente. In questa vita non ci è concessa una gioia “pura”; essa è sempre mescolata con la fatica; non ci è data una gioia definitiva, ma sempre per momenti e per gradi:

Padre santo, che mantieni nei secoli le tue promesse, rialza il capo dell’umanità oppressa da tanti mali e apri i nostri cuori alla speranza, perché sappiamo attendere senza turbamento il ritorno glorioso del Cristo, giudice e salvatore» (Colletta della I domenica, anno C).

don Daniele Piazzi