Il fuoco nella Sacra Scrittura

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SIMBOLO DEL FUOCO

Il fuoco è calore, è luce che dà la vita, è luce che illumina, riscalda, brucia, purifica dalle scorie, trasforma, unisce elementi diversi e distrugge. È il simbolo dell’amore.

  • Il fuoco scalda, illumina e purifica. Il fuoco distrugge, incenerisce, devasta. In noi c’è bisogno di ambedue queste azioni: distruggere quello che di vecchio c’è in noi, incenerire le paure, le debolezze, la nostra tiepidezza nell’annuncio, i nostri dubbi, per poi purificare, scaldare e illuminare il nostro cuore e la nostra mente dai quali scaturiscono le azioni e le
  • Come cristiani siamo spesso una presenza invisibile, che si confonde in mezzo alla folla, che non ha più niente da dire o che annuncia senza passione. Probabilmente non c’è cattiva volontà da parte nostra, ma solo sfiducia, un senso di fatica che ci opprime, uno scoraggiamento di fondo.
  • In ognuno di noi convivono potenti due forze: il desiderio di portare agli altri quella grazia che abbiamo ricevuto, quell’incontro con Cristo che ci ha cambiato la vita e nello stesso tempo la paura di non essere capiti, di non saper trovare le parole, di essere troppo deboli per opporsi ad un mondo che va da tutt’altra parte.
  • Ma il fuoco che arde in noi non è spento, lo custodiamo nel più profondo del nostro essere. Come fare perché questo fuoco divampi? Cosa manca alla nostra vita per bruciare dal desiderio di essere segno di contraddizione e di una vita diversa in mezzo al mondo?
  • Manca la fonte che alimenta il fuoco: manca la preghiera, manca un cammino spirituale, manca un incontro quotidiano e profondo con il roveto ardente e soprattutto mancano le esperienze che vanno in profondità, che ci scavano dentro e che soffiano su quel fuoco agonizzante che ognuno di noi comunque possiede.
  • Mancano gli adulti nelle nostre comunità che siano fuoco per i più giovani. Proviamo a domandarci: perché le esperienze formative forti per gli adulti sono spesso deserte? Un esempio per tutti: l’azione cattolica diocesana fa partire tutti gli anni 50 campi estivi per i ragazzi e i giovani. Per gli adulti fa fatica a proporre due campi, per la mancanza di risposta.
  • Fino a qualche anno fa era quasi impensabile non programmare nell’anno almeno un momento di esercizi spirituali, adesso sono pochissimi coloro che scelgono di fare questa esperienza che è indispensabile per andare in profondità dentro a noi stessi , non c’è niente che possa sostituirla.
  • I gruppi adulti sono praticamente inesistenti nelle nostre parrocchie. La catechesi agli adulti è spesso pensata come una lezione, anche molto interessante, ma passiva. Solo la modalità del gruppo, dell’interazione, della fraternità, della condivisione delle esperienze può far scoccare qualche scintilla in noi. L’ascolto passivo ci fa crescere intellettualmente ma genera pochi cambiamenti.

IL FUOCO NELLA SACRA SCRITTURA

 Per parlare dello Spirito Santo useremo il linguaggio del “COME”, cioè faremo un percorso dentro la Bibbia e la Liturgia, per cogliere a quali aspetti è legato il simbolo del Fuoco, e diremo: “come” è il fuoco, “così” in un qualche modo possiamo ravvisare l’opera dello Spirito.

“Come” il fuoco nell’AT è legato alle grandi manifestazioni di Dio, “così” è lo Spirito Santo.

Dio decide di liberare Israele, schiavo in Egitto, attraverso Mosè e si manifesta a lui in una fiamma di fuoco.

“Mentre Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l’Oreb. L’angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco dal mezzo di un roveto […] Dio gridò a lui dal roveto: “Mosè, Mosè!”. Rispose: “Eccomi!”.

Riprese: “Non avvicinarti oltre! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è suolo santo!”. E disse: “Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe”. (Es 3,1-6) Nella teofania del Monte Sinai, Dio si manifesta nel fuoco.

“Il monte Sinai era tutto fumante, perché su di esso era sceso il Signore nel fuoco, e ne saliva il fumo come il fumo di una fornace: tutto il monte tremava molto. (Es 19,18)

“Mentre continuavano a camminare conversando, ecco un carro di fuoco e cavalli di fuoco si interposero fra loro due. Elia salì nel turbine verso il cielo” (2Re 2,11).

Anche lo Spirito Santo a Pentecoste appare come lingue di fuoco.

“Come” il fuoco è luce che dà vita, “così” è lo Spirito Santo.

Senza luce non sarebbe possibile la vita: le piante, gli animali, gli uomini morirebbero e la terra diventerebbe un deserto inabitabile, così lo Spirito.

“Mandi il tuo Spirito, sono creati, e rinnovi la faccia della terra” (Sal 104,30)

“E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi. (Rm 8,11)

“Come” il fuoco purifica, “così” è lo Spirito Santo.

Il fuoco purifica dalle scorie, uccide i microbi e toglie le infezioni, così il fuoco dello Spirito ci purifica dai nostri peccati.

“Allora uno dei serafini volò verso di me (Isaia); teneva in mano un carbone ardente che aveva preso con le molle dell’altare. Egli mi toccò la bocca e disse: Ecco, questo ha toccato le tue labbra, perché è scomparsa la tua colpa e il tuo peccato è espiato” (Is 6,6-7)

“Come” il fuoco distrugge, “così” è lo Spirito Santo.

Il fuoco simboleggia l’azione di Dio dinanzi al peccato; come esso divora ciò che incontra, così fa Dio nei confronti del peccatore ostinato.

“Manderò il fuoco a Giuda e divorerà i palazzi di Gerusalemme” (Am 2, 5)

“Allora l’ira di Mosè si accese; egli scagliò dalle mani le tavole, spezzandole ai piedi della montagna. Poi afferrò il vitello che avevano fatto, lo bruciò nel fuoco, lo frantumò fino a ridurlo in polvere…” (Es 32,19-20)

“Come” il fuoco è un’energia potente e trasformante, “così” è lo Spirito Santo.

Dopo il dono dello Spirito Santo a Pentecoste, gli apostoli sono diventati coraggiosi nel parlare, entusiasti nel fare, tenaci nel perseverare, fino al martirio.

“Allora Pietro con gli Undici si alzò in piedi e a voce alta parlò a loro […] Con molte altre parole rendeva testimonianza a li esortava” (At 2,14.40)

“Come” il fuoco fondendo, unisce elementi diversi, “così” è lo Spirito Santo.

Come il fuoco ha la capacità di amalgamare e fondere insieme elementi diversi, così lo Spirito Santo ha la forza di unire insieme le persone.

“Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito” (1Cor 12,13)

“Non c’è Giudeo né Greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù” (Gal 3,28)

“Come” il fuoco è luce che illumina, “così” è lo Spirito Santo.

Lo Spirito Santo è luce che illumina la nostra mente e il nostro cuore facendoci comprendere le Parole di Gesù. Egli fa vedere in profondità il disegno di Dio su di noi, sulla chiesa e sul mondo.

“Vi ho detto tutte queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto” (Gv 14,25-26)

Cristo è Colui che «battezzerà in Spirito Santo e fuoco».

Giovanni Battista, che cammina innanzi al Signore, annunzia Cristo come colui che ci donerà il suo Spirito.

“Giovanni rispose a tutti dicendo: “Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci del sandali”.

Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco” (Lc 3,16)

“Come” il fuoco è simbolo dell’amore, “così” è lo Spirito Santo.

Nel canto al Vangelo del giorno di Pentecoste, si chiede allo Spirito Santo, che è lo Spirito dell’Amore, di accendere in noi tale fuoco.

“Vieni, Spirito Santo, riempi i cuori dei tuoi fedeli, accendi in essi il fuoco del tuo amore”

“Come” il fuoco è calore che riscalda, “così” è lo Spirito Santo

Nella sequenza della solennità di Pentecoste, si chiede allo Spirito Santo di scaldare in noi ciò che è gelido.

“Vieni, Santo Spirito, scalda ciò che è gelido”.

Breve lectio biblica al brano di At 2,1-13

Il contesto

È evidente la divisione in due scene:

  • l’evento di Pentecoste con i suoi effetti, per cui si costituisce il primo nucleo della comunità all’interno del cenacolo (vv. 1-4)
  • la reazione dei presenti, una folla di persone dai diversi paesi del mondo, radunati in una piazza (vv. 5-13)

Il testo

Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste

Per gli ebrei è la festa dei raccolti della terra, festa posta “cinquanta” (= pentecoste) giorni dopo Pasqua. Radunava tanta gente dai diversi paesi. La tradizione giudaica ricordava in questo giorno anche il dono della legge al Sinai e dunque la festa dell’alleanza. Il dono dello Spirito Santo è l’alleanza antica che si fa nuova per tutti i popoli.

Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro.

Il dono dello Spirito Santo è un dono non solo divino, ma un dono che Dio fa di se stesso. Perciò non può essere descritto se non con linguaggio simbolico, come nella grande teofania del Sinai (Es 24), con i due segni dell’uragano e del fuoco, entrambi segnali della potenza straordinaria di Dio.

La forma di lingua assunta dal fuoco vuol indicare che lo Spirito spinge a parlare e ad annunciare Cristo con forza e coraggio.

Tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere d’esprimersi. Il dono più grande di Dio, il suo stesso Spirito, viene dato ai discepoli, su ciascuno di essi e li rende capaci di parlare altre lingue.

La reazione dei presenti aiuta a capire il mistero/miracolo della Pentecoste:

lo Spirito vuole incontrare le persone, darsi a loro. Come già in Gesù lo Spirito si rivolge anzitutto al popolo ebraico, ma si estende a tutte le nazioni, da Gerusalemme a Roma. Se a Babele ci fu la confusione delle lingue, ora con lo Spirito di Gesù abbiamo la comunione pur nelle differenze.

Il Vangelo quando è annunciato con fedeltà al Maestro, è compreso da ogni lingua e da ogni persona.

La Chiesa nascente

Ci troviamo di fronte alla Chiesa nel suo stato nascente. Per capirne le radici non dobbiamo guardare in basso, ma in alto. È una pianta che ha le sue radici in cielo. E’ una creatura la cui anima è lo Spirito Santo. La Chiesa quindi appartiene anzitutto non all’ingegno umano, ma al mistero di Dio.

AGIRE

Preghiera allo Spirito Santo

Mettiamoci in cammino:

Se la carenza dell’acqua, simbolicamente, rinvia all’immagine dell’aridità, così la carenza del fuoco può far pensare all’idea di tiepidezza. È tiepido l’impegno di chi si dedica all’apostolato come ad una qualsiasi attività lavorativa, è tiepida la speranza di chi non crede veramente di poter cambiare le cose, è tiepido l’amore di chi traccia continuamente confini alla propria disponibilità.

L’energia viene dall’alto, da Dio: inutile cercarla altrove. Quando con il passare degli anni ti rendi conto che il vigore e l’entusiasmo vengono meno, forse dovresti ricordare dov’è la loro vera fonte. Forse potrai scoprire che ciò che ti sembra mancare è carente solo se lo cerchi dentro di te, ma è ricco e potente nella Chiesa. L’energia che non troviamo se limitiamo la ricerca alla nostra individualità, ricompare nella comunione. Ciò che manca ai singoli lo si ritrova nello stare insieme nell’unica Chiesa, nell’unirci fra noi e con Dio. Chi vive questa esperienza ha una grazia speciale: quella di poter comprendere qual è la vera sorgente dell’Amore, in modo da potersene abbeverare più copiosamente.

Impariamo dunque a cercarci, per trovare nel nostro essere Chiesa la vera forza dell’Amore. Impariamo che la fatica del metterci in relazione fra noi e col Signore ha un corrispettivo importante, del quale non possiamo fare a meno. Non si tratta di un atteggiamento spontaneo, ma di una capacità da coltivare in noi, da esercitare sempre, per attingere da essa stessa l’energia che può ulteriormente alimentarla e farla crescere.