Il film su Maria Domenica Mazzarello: Maìn la casa della felicità

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E’ il titolo del film sulla figura di Maria Domenica Mazzarello che sarà presentato ai giornalisti e, in anteprima mondiale, venerdì presso l’Auditorium Parco della musica di Roma. Una pellicola che racconta la storia della cofondatrice, con don Bosco, dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, canonizzata da Pio XII nel 1951. Il film è stato pensato in occasione del 140.mo anniversario della fondazione dell’Istituto che oggi è presente in 94 nazioni dei 5 continenti con oltre 13mila suore e più di 250 novizie. Benedetta Capelli ha intervistato suor Caterina Cangià, che ha curato il film nell’ideazione, nella sceneggiatura e nella produzione. (Radio Vaticana)

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Un film realizzato con tutti i canoni della grande cinematografia, che ha cercato location giuste per un’ambientazione tipica, che ha realizzato costumi che ricalcano l’epoca, che ha fatto un’accurata ricerca di oggetti, di utensili, di materiali e accessori che lo collocano nella tradizione più fedele del film in costume.
La sapiente regia di SIMONE SPADA, la brillante fotografia di ALESSANDRO PESCI, nastro d’argento 2011, la sceneggiatura – di famiglia –  stesa da una Figlia di Maria Ausiliatrice (Suor Caterina Cangià) sono i tre elementi portanti sui quali si fonda quest’opera filmica di grande respiro.

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Un film che raccoglie numerosi elementi storici dalle biografie di Santa Maria Domenica Mazzarello, dagli Atti dei processi di beatificazione e canonizzazione e dalla Cronistoria dell’Istituto, nonché dalle Lettere della Santa, tutti quegli elementi, citazioni e riflessioni leggibili e comprensibili dai giovani e dalla gente di oggi.
Sì, perché il film vuole soprattutto parlare al cuore di tutti, al cuore della grande Famiglia Salesiana. Vuol dire che la santità è possibile, è quotidiana, che la possiamo vivere e far risplendere attorno a noi camminando nel solco di un carisma.

Il film racconta dell’infanzia di Maìn perché si rivolge anche ai piccoli. A loro vuol far capire che non si nasce santi, ma che lo si diventa rispondendo alla grazia di Dio, ascoltando le persone che Lui ci ha messo accanto e parlando, soprattutto a Dio, con la preghiera, nella semplicità del cuore e della vita.

Il film dà un grande rilievo alla famiglia, perché nella famiglia si assorbe l’amore alla vita e si assorbono i valori. L’intesa di Maìn con il Papà è messa in rilievo da inquadrature illuminate dagli sguardi che si scambiano Padre e Figlia, sguardi, da parte del Padre, che invitano la bambina a rivolgersi a Gesù (scena della prima comunione nella Parrocchia di Mornese).

Il film si conclude con una veloce carrellata di elementi grafici e fotografici che raccontano l’espansione dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice nel mondo. Le nazioni e gli anni di fondazione s’intrecciano e si susseguono con le fotografie d’epoca che, man mano, diventano fotografie di attualità. Tutto sulla bellissima musica del maestro e compositore ROBERTO GORI.
Luminose inquadrature accompagnano le riflessioni di Maìn lungo tutto lo scorrere del film e creano un contrappunto allo scorrere dei fatti storici.

La chiave di lettura del film consiste di tre parole che sono altrettanti impegni di vita: AMORE – RELAZIONI – PASSIONE EDUCATIVA.

L’amore per Gesù, per la propria famiglia, per le amiche, per la natura, caratterizza Maìn bambina e Maìn giovane e adulta. Tutto viene fatto per amore, tutto viene vissuto nell’amore. Nel film lo si sente spesso dire e soprattutto lo si vede vivere.
Le relazioni si costruiscono con il dialogo, la comprensione, l’attenzione amorevole all’altro, al piccolo. Ecco allora Maìn che accudisce una mamma ammalata, che accarezza i suoi bambini, che se ne occupa concretamente portando qualcosa da mangiare e portandosi via la biancheria da lavare. Le relazioni sono vissute nella semplicità, sono il tessuto quotidiano sul quale viene costruita la formazione e l’educazione, sono, soprattutto, il risultato di una grande, festosa relazione: quella con Gesù. Maìn gli promette che non passerà mai più un quarto d’ora senza pensarlo.
La passione educativa si manifesta nell’avere le “figliette” sempre presenti, nel fare tutto per loro, perché imparino un mestiere, perché non incorrano nei pericoli, perché si divertano, cantino e ballino. Perché crescano sotto lo sguardo di Maria, Madre che le ha a cuore più di ogni altra cosa.

Maìn supera delle prove nel film, come viene raccontato anche nella biografia. Supera la malattia del tifo e l’impossibilità a lavorare come faceva in precedenza, supera la prova dell’esilio alla Valponasca, dove viene confinata dalle incomprensioni e gelosie di gente del paese, supera fatiche e sofferenze. E questo perché vuole il bene delle ragazze.

Il film si presta a riflessioni, alla nostra contemplazione, a una funzione piena e gioiosa. Aspettiamolo comunicando a tutte le persone che circondano le nostre case e le nostre opere di aspettarlo con noi.