Edith Stein, al Carmelo Teresa Benedetta della Croce, è nata il 12 ottobre 1891 a Breslavia il giorno di Yom Kippur, in una famiglia ebrea. Il significato della celebrazione ebrea – giorno dell’espiazione – ha segnato profondamente la sua vita, culminata nel martirio, il 9 agosto 1942, in seguito alla deportazione nel campo di sterminio di Auschwitz. Dotata di una intelligenza straordinaria, di vita retta e appassionata per la verità, ha compiuto gli studi di filosofia.
È passata dall’ateismo alla fede in Gesù Cristo stimolata dall’incontro con altri convertiti, ma soprattutto dalla lettura dell’autobiografia di Santa Teresa d’Avila che ebbe provvidenzialmente tra le mani. Ha letto il libro, senza interrompersi, tutto in una notte, e, all’alba, nel suo cuore si è accesa una nuova luce, più potente del sole, che ha brillato in lei per sempre. Ecco dov’è la verità, esclamò. Di fatto, guidata per mano da Teresa incontrò Cristo e non lo abbandonò più.
Il padre, commerciante in legname, venne a mancare quando Edith non aveva ancora due anni. La madre, una donna molto religiosa, solerte e tenace dovette sia accudire alla famiglia sia condurre la grande azienda ma non riuscì a mantenere nei figli una fede vitale. Edith dichiara infatti verso i 14 anni che perse la fede in Dio: “In piena coscienza e di libera scelta smisi di pregare”.
Studia filosofia a Gottinga diventando discepola di Edmund Husserl, fondatore della scuola fenomenologica, e proprio in quegli anni di studio incontrò anche il filosofo Max Scheler: quest’incontro richiamò la sua attenzione sul cattolicesimo ma non ne diede molto peso.
Allo scoppiare della prima guerra mondiale scrisse: “Ora non ho più una mia propria vita”. Frequentò un corso d’infermiera e prestò servizio in un ospedale militare austriaco. Per lei furono tempi duri. Accudisce i degenti del reparto malati di tifo, presta servizio in sala operatoria, vede morire uomini nel fior della gioventù. Alla chiusura dell’ospedale militare, nel 1916, seguì Husserl a Friburgo dove conseguì nel 1917 la laurea.
A quel tempo accadde che osservò come una donna con la cesta della spesa, entrò nel Duomo di Francoforte e si soffermò per una breve preghiera. “Ciò fu per me qualcosa di completamente nuovo. – scrive – Nelle sinagoghe e nelle chiese protestanti, che ho frequentato, i credenti si recano alle funzioni. Qui però entrò una persona nella chiesa deserta, come se si recasse ad un intimo colloquio. Non ho mai potuto dimenticare l’accaduto”.
Incontrando la giovane vedova di un suo amico, Edith scopre un modo nuovo di vivere la sofferenza e ne resta molto colpita: “Questo è stato il mio primo incontro con la croce e con la forza divina che trasmette ai suoi portatori. Fu il momento in cui la mia irreligiosità crollò e Cristo rifulse”. Più tardi scriverà: “Ciò che non era nei miei piani era nei piani di Dio. In me prende vita la profonda convinzione che non esiste il caso; tutta la mia vita, fino ai minimi particolari, è già tracciata nei piani della provvidenza divina e davanti agli occhi assolutamente veggenti di Dio presenta una correlazione perfettamente compiuta”.
Edith Stein desiderava ottenere l’abilitazione alla docenza ma a quel tempo ciò era cosa irraggiungibile per una donna. Così ritorna a Breslavia dove scrive articoli a giustificazione della psicologia e discipline umanistiche. Legge molto e tra le letture affronta di petto anche il Vangelo e percepisce che un tale scritto non si può semplicemente leggere, bisogna metterlo in pratica.
Una sera d’estate, nella libreria della casa in cui era ospite, trovò l’autobiografia di Teresa d’Avila: la lesse per tutta la notte e quando chiuse il libro esclamò “Questa è la verità”.
Il 1 gennaio del 1922 Edith Stein si fece battezzare.
Subito dopo la sua conversione Edith aspira al Carmelo ma i suoi padri spirituali le impediscono questo passo. Fino alla Pasqua del 1931 insegna tedesco e storia presso un liceo ed è impegnati in numerosi incontri didattici e conferenze. Durante questo periodo scrive: “Credevo che condurre una vita religiosa significasse rinunciare a tutte le cose terrene e vivere solo nel pensiero di Dio. Gradualmente però mi sono resa conto che questo mondo richiede ben altro da noi … io credo persino: più uno si sente attirato da Dio e più deve “uscire da se stesso”, nel senso di rivolgersi al mondo per portare ivi una divina ragione di vivere”. Nel 1932 le venne assegnata una cattedra presso una istituzione cattolica dove ha il modo di unire scienza e fede e di portare alla comprensione d’altri quest’unione. In tutta la sua vita vuole solo essere strumento di Dio poiché afferma “Chi viene da me desidero condurlo a Lui” ma la sua attività viene sospesa dopo circa un anno a causa delle leggi razziali.
Nel 1933, assecondando un desiderio lungamente accarezzato, entra come postulante nel Carmelo di Colonia. Il 14 aprile del 1934 ci sarà la cerimonia della sua vestizione. Da quel momento Edith Stein porterà il nome di Suor Teresa Benedetta della Croce. Nel 1938 scrive: “Sotto la Croce capii il destino del popolo di Dio che cominciava ad annunciarsi. Pensavo che capissero che si trattava della Croce di Cristo, che dovevano accettarla a nome di tutti gli altri. Certo, oggi comprendo di più su queste cose, che cosa significa essere sposa del Signore sotto il segno della Croce.”
Sull’immagine devozionale della sua professione perpetua dei voti, il 21 aprile del 1938, fa stampare le parole di San Giovanni della Croce: “La mia unica professione sarà d’ora in poi l’amore”.
Nella notte di capodanno del 1938 suor Teresa viene portata nel monastero delle Carmelitane di Echt, nell’Olanda neutrale. In quel luogo stila il 9 giugno 1939 il suo testamento: “Già ora accetto con gioia, in completa sottomissione e secondo la Sua santissima volontà, la morte che Iddio mi ha destinato. Io prego il Signore che accetti la mia vita e la mia morte … in modo che il Signore venga riconosciuto dai Suoi e che il Suo regno venga in tutta la sua magnificenza per la salvezza della Germania e la pace del mondo… “.
In occasione del quarto centenario della nascita di san Giovanni della Croce nell’agosto del 1941, i suoi superiori le chiesero di scrivere un libro sul santo. Nasce così “Scientia Crucis” in cui traspare una vera e propria teologia liberante della croce “La scienza della croce può essere appresa solo se si sente tutto il peso della croce. Dì ciò ero convinta già dal primo attimo e di tutto cuore ho pronunciato: Ave, Crux, Spes unica (ti saluto, Croce, nostra unica speranza)”.
Il 2 agosto del 1942 arriva la Gestapo. Edith Stein si trova nella cappella, assieme alla comunità. Assieme a molti altri ebrei convertiti al cristianesimo sia lei che sua sorella, che svolgeva il servizio di portinaia al monastero, vengono portate al campo di raccolta di Westerbork. All’alba del 7 agosto parte un carico di ebrei in direzione Auschwitz. Fu il giorno 9 agosto nel quale Suor Teresa Benedetta della Croce, assieme a sua sorella Rosa ed a molti altri del suo popolo, morì nelle camere a gas di Auschwitz.
Il Pontefice Giovanni Paolo II alla sua beatificazione disse di lei: “una figlia d’Israele, che durante le persecuzioni dei nazisti è rimasta unita con fede ed amore al Signore Crocifisso, Gesù Cristo, quale cattolica ed al suo popolo quale ebrea. Ci inchiniamo profondamente di fronte alla testimonianza della vita e della morte di Edith Stein, illustre figlia di Israele e allo stesso tempo figlia del Carmelo. Suor Teresa Benedetta della Croce, una personalità che porta nella sua intensa vita una sintesi drammatica del nostro secolo, una sintesi ricca di ferite profonde che ancora sanguinano; nello stesso tempo la sintesi di una verità piena al di sopra dell’uomo, in un cuore che rimase così a lungo inquieto e inappagato, fino a quando finalmente trovò pace in Dio”.
Testo liberamente tratto da “Ritratti di Santi” di Antonio Sicari
LA MISERICORDIA PER SANTA TERESA BENEDETTA DELLA CROCE
Edith è una esponente significativa della ricerca dell’uomo contemporaneo: il suo percorso dalla non credenza alla fede la rende prossima a tutti coloro che cercano la verità e l’amore. Questa stessa ricerca, nella sua esperienza quotidiana, è già preghiera. Ella ha saputo conciliare ragione e fede ed è stata portatrice di un sano umanesimo. La sua preoccupazione per la donna e la sua attenzione all’altro, che ha potuto sviluppare in modo particolare nella tesi di laurea sull’empatia, sono segni di una forte sensibilità antropologica.
La sua conversione è frutto di mille impercettibili passi, in cui ella riconosce con stupore, gratitudine e intima gioia, l’opera misericordiosa di un Dio che si fa Persona.
Sul piano della spiritualità, i suoi grandi maestri sono i santi del Carmelo: Teresa d’Avila e Giovanni della Croce, così come Teresa di Lisieux. I tre hanno lasciato la loro impronta nell’anima di Teresa Benedetta della Croce: l’orazione come fondamento della sua vita, l’esperienza della croce come fonte di ogni azione nella Chiesa, e la fiducia e l’abbandono nelle mani misericordiose di Dio Padre. Secondo la Stein, infatti, si giunge, a possedere una scientia crucis solo quando si sperimenta fino in fondo la croce attraverso un sacrificio di amore che annulla la volontà individuale nell’oceano dell’Amore infinito e trasfigura così la finitezza umana facendo emergere la gratuità dell’uomo verso il prossimo e la misericordia di Dio nei confronti delle creature. “La predica della croce – scrive – sarebbe vana, infatti, se non fosse espressione di una vita di unità col crocifisso, fiduciosi nel fatto che Colui che dà la croce sa anche rendere il giogo dolce e leggero.” Ed è l’urgenza di questa “incarnazione” della credibilità che Edith Stein lascia come messaggio universale: “Unita al Signore, sei come lui presente a tutti. Se non puoi essere presente qui o là per dare aiuto, come il medico, l’infermiera o il sacerdote, puoi in compenso, attraverso la presenza della croce, trovarti su tutti i fronti e in tutti i luoghi in cui si soffre: il tuo amore misericordioso ti porta ovunque, quell’ amore che ha la sua fonte nel Cuore divino.”
Edith era fortemente cosciente di essere uno strumento dell’Amore di Dio, diceva infatti di sé: “Io non sono altro che uno strumento nelle mani del Signore. Chi viene a me vorrei condurlo a Lui”.
Nella scelta del suo nome religioso ha voluto esprimere i suoi legami: quello filiale con Teresa d’Avila, la sua “madre” nel Carmelo, quello con Benedetto da Norcia per tutto quello che ha ricevuto nei suoi incontri all’Abbazia di Beuron come a quella di Spira e quello con il mistero della croce, verso il quale coltivava una speciale vocazione. Ha scritto: “Ero convinta che coloro che comprendono il senso della Croce di Cristo, devono farsene carico a nome di tutti”. E in un altro passaggio dice, a proposito della vita carmelitana: “Tu non puoi lenire le ferite. Sei raccolta nella tua cella e non puoi andare dai sofferenti. Senti il grido di dolore dei moribondi e vorresti correre ed essere accanto a loro…Fissa il Crocifisso. Se sei unita a lui, come una fidanzata fedele nella realizzazione dei tuoi santi voti, il tuo sangue insieme con il sangue prezioso di Cristo si riversa su di loro. Unita a lui, è come se fossi onnipresente… e con la forza della Croce puoi renderti presente in tutti gli ambiti e in tutti i luoghi di dolore”.
In sintesi, Edith è una donna che con la Grazia di Dio ha raggiunto la pienezza della sua personalità in Cristo che ha fatto di lei una guida, una stella luminosa in grado di condurre gli uomini e le donne di tutti i tempi all’Amore, alla Misericordia, alla Verità, cioè a Cristo stesso. Con la sua vita, Edith ci insegna che la rettitudine e la veracità con cui assumiamo le nostre responsabilità e le nostre relazioni sono già una forma di unione con Dio, anche se non ce ne rendiamo conto. Ci insegna il valore del dono totale, l’audacia di andare fino in fondo, fino al martirio se quella è la strada che Dio ha scelto per noi, ci insegna la fiducia nella Provvidenza e nella Misericordia di Dio che solamente in Cielo noi potremo conoscere.
Testo liberamente tratto da “Verso l’Altro. L’esperienza mistica di Edith Stein tra interiorità e trascendenza” AA.VV.
PREGHIAMO CON SANTA TERESA BENEDETTA DELLA CROCE
Adorazione della Croce
Viene offerto uno schema per un momento di Adorazione della Croce, affinché contemplando il Crocifisso e facendoci guardare da Lui scopriamo la via della nostra interiorità e la nostra vita si fa preghiera.
Nello schema di preghiera, la parte introduttiva e quella finale sono fisse, mentre variano, nella sezopme centrale, i brani tratti dagli scritti di santa Edith Stein sui quali sono basate le domande per la riflessione.
Lo schema vuole semplicemente essere una proposta di preghiera che può essere integrata ed arricchita da canoni cantati, letture di brani della Scrittura, presentazione di un segno, presenza di un momento in cui far interagire attivamente i partecipanti ecc.