Nella 27.ma domenica del Tempo ordinario, il Vangelo presenta il brano del Vangelo di Luca nel quale Gesù, rispondendo agli Apostoli che gli chiedono di aumentare la loro fede, dice:
“Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: ‘Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe”.
Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del carmelitano, padre Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:
Se davvero di fede ne bastasse quanto un “granello di senape” per spostare alberi e montagne, allora la nostra è ancor meno che questo granello, visto che non spostiamo né alberi né montagne, ma neanche noi stessi dai nostri vizi e ambizioni. Eppure ci sentiamo a posto con i doveri religiosi, ci sembra di stare a modo cristiano in chiesa e fuori, e collaboriamo con la parrocchia e altre organizzazioni. Sarà un problema di conti in regola, di doveri e diritti ben catalogati, o sarà un problema di cuore?
La fede non è un problema di calcoli tenuti sott’occhio, ma di cuore che ama, che si affida e confida, senza crucciarsi troppo se i suoi desideri non sono esauditi subito. Ce lo insegna oggi anche il profeta Abacuc, invitando a stare di sentinella, non per paura ma per amore e fiducia. Chi ama e si sente amato non perderà la fiducia che Dio gli è vicino, che Dio lotta con lui contro ogni delusione amara.
Avere fede non è la stessa cosa che invocare miracoli e grazie ad ogni pie’ sospinto. Il dialogo con Dio è falso quando si fa con i conti in mano e con l’aria di costringerlo. La fede è un granello che va coltivato, una fiammella che va ravvivata: un dono che va custodito con amore e fiducia.
Fonte: RadioVaticana