Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo di domenica 19 settembre 2010

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In questa 25.ma Domenica del Tempo ordinario, la liturgia ci propone il passo del Vangelo in cui Gesù racconta la parabola dell’amministratore disonesto che, una volta scoperto, si fa amici i debitori con quanto ha rubato, venendo perfino lodato dal padrone. Gesù spiega così la parabola:

“I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce. Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne”.

Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del carmelitano, padre Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:

Questa volta Gesù ci lascia sconcertati, almeno al primo impatto: perché fa l’elogio di un amministratore che riesce a crearsi amici manipolando i bilanci del suo padrone. Sembra di leggere qualcosa che incontriamo spesso anche oggi… Ma Gesù in realtà non intende proprio farne un modello a motivo della disonestà, ma per la capacità di reagire, di trovare una via di uscita comunque nelle difficoltà. Cioè si è dato da fare e non si è arreso, certo ha peggiorato la situazione dal punto di vista dell’onestà, ma si è garantito futuri amici. Quindi non per la disonestà è modello, ma per l’intraprendenza: appunto su questo aspetto Gesù vuole richiamare l’attenzione. Perché “i figli della luce” a volte sono poco inventivi, poco creativi nel trovare soluzioni nuove per diffondere il bene, per creare forme di solidarietà positiva, per contrastare le prepotenze e il malaffare. L’attaccamento al denaro è causa di molti mali, continua Gesù: non perché esso sia uno strumento cattivo, ma perché se ti prende il cuore (e molto spesso succede!) ti avvelena la vita con le sue ossessioni. Effetti devastanti che tutti abbiamo sotto gli occhi. Apriamoli bene prima che cadiamo nella stessa trappola.

Fonte: RadioVaticana