Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della sesta Domenica di Pasqua 2009

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Nella sesta Domenica di Pasqua, la liturgia presenta il brano del Vangelo di Giovanni nel quale Gesù parla ai discepoli del comandamento dell’amore. “Se osserverete i miei comandamenti – dice – rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore”. Ed aggiunge: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando”. Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia all’Università Lateranense.

Due brevi osservazioni. La prima è sul nesso stretto che Gesù stabilisce tra l’osservanza di quel che viene richiesto e lo stare dentro l’amore. L’osservare quel che il Signore chiede significa essenzialmente obbedienza. Che rapporto c’è tra l’obbedienza e l’amore? Nel romanzo Quell’orribile forza (That Hideous Strength) di C.S. Lewis, di fronte a una moglie che confessava la sua scarsa obbedienza a motivo del suo poco amore, troviamo questa risposta dell’interlocutore: “Lei non trascura l’obbedienza per mancanza d’amore, ma ha perduto l’amore perché non ha mai cercato d’obbedire”. La seconda osservazione è sulla circolazione dell’amore, sulla modalità del traffico dell’amore. Il Figlio rivela ai suoi che l’amore che Egli porta loro è quello stesso del Padre e poi chiede loro di amarsi vicendevolmente di quell’amore che Egli porta loro. Ne ricaviamo l’indicazione preziosa che l’amore più grande con cui l’uomo può amare non è un amore solo umano, ma l’amore di Dio stesso, l’amore del Padre e del Figlio, non l’amore solo proprio, ma l’amore di Altri che è divenuto anche proprio. In ciò che è più personale: l’amore, ci è richiesto un più grande spossessamento. Mistero della comunione!

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Fonte: Radio Vaticana