Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo del 4 gennaio 2015

Nella seconda domenica dopo Natale, la liturgia ci presenta il Prologo del Vangelo di Giovanni:

“In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio … In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta”.

Su questo brano evangelico, ascoltiamo il commento di don Ezechiele Pasotti, prefetto agli studi nel Collegio Diocesano missionario “Redemptoris Mater” di Roma:

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“La luce splende nelle tenebre”. Ecco il grido di speranza che ci accoglie in questo nuovo anno appena iniziato e ci lancia verso la notte vittoriosa della Pasqua: le tenebre non hanno vinto. Non sono le tenebre, non è la morte l’ultima parola sulla vita dell’uomo, ma la vittoria di Cristo, della Parola, del Verbo che si è fatto carne, che è venuto a mettere la sua tenda in mezzo a noi, dandoci il potere di diventare figli di Dio. Il dono che il Padre ha fatto all’uomo, rivestendo il Figlio suo di una carne come la nostra, attacca alla radice quel potere maligno che aveva provato a rovinare la creazione di Dio sin dai suoi inizi: ora questo Figlio viene fra la sua gente, pur sapendo che non lo accoglieranno, viene a restituire alle sue creature la pienezza della loro immagine e somiglianza, viene a farle ancora più grandi di prima, a farne dei figli. Egli scende tra di noi, si appropria delle pene della nostra esistenza – commenta un teologo ortodosso –, del nostro dolore, della nostra morte, dei nostri peccati, per riversarsi completamente dentro di noi e amalgamarsi con noi, rendendoci templi suoi, sue membra e restituirci alla gloria del Padre suo. Così, quel Dio che nessuno ha mai visto, ci viene svelato dal Figlio suo e non come un Essere lontano, il motore immobile dei filosofi antichi e moderni, ma come un Padre dolcissimo, innamorato delle sue creature che vuole partecipi della sua stessa vita divina.

Fonte: Radio Vaticana

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