Questa domenica, in cui la Chiesa celebra la Solennità di Cristo Re dell’Universo, la liturgia ci presenta il Vangelo del Giudizio finale. Il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria: davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Ai salvati dirà:
“Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.
Su questo brano evangelico, ascoltiamo il commento di don Ezechiele Pasotti, prefetto agli studi nel Collegio Diocesano missionario “Redemptoris Mater” di Roma:
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Già nell’A.T. Dio viene acclamato Signore dell’universo. Questa regalità è trasmessa al Figlio suo, Gesù Cristo, che, a sua volta, la dona agli uomini, chiamati a “con-regnare con Cristo (2Tim 2,12), ad essere “co-intronizzati” con Cristo (Ef 2,6). Oggi la liturgia annuncia la venuta del Figlio, “nella sua gloria”, per il giudizio finale, per prendere con sé gli eletti. In questo giudizio ci sono 3 gruppi di persone, insieme al Signore: i giusti (benedetti), i malvagi (maledetti), e “i fratelli più piccoli” del Signore. Il giudizio si svolge in base a “quello che avete fatto…, o non fatto” ai fratelli più piccoli del Signore. Questo è ciò che rende giusti o ingiusti. Possiamo chiederci: “Chi sono questi fratelli più piccoli”? Quando c’era la cristianità – e un po’ tutti erano cristiani – questi “piccoli” erano identificati con i più poveri e i più bisognosi. Ma per quanto ci possiamo essere abituati, questa è una lettura piuttosto riduttiva. A Pietro che chiede al Signore: “E di noi cosa sarà”?, Gesù risponde: “In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria…, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele” (Mt 19,28). Il giudizio delle nazioni avverrà, allora, in base al comportamento di queste verso i fratelli più piccoli del Signore, i cristiani in primo luogo. Una parola oggi particolarmente attuale, davanti alla rinnovata persecuzione di migliaia di nostri fratelli, ma che pone anche noi una domanda esistenziale molto seria: noi da che parte stiamo?
Fonte: Radio Vaticana
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