Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo del 22 marzo 2015

Nella quinta domenica di Quaresima la liturgia ci propone il Vangelo in cui Gesù annuncia che è venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. Quindi aggiunge:

“Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna”.

Su questo brano evangelico, ascoltiamo il commento di don Ezechiele Pasotti, prefetto agli studi nel Collegio Diocesano missionario “Redemptoris Mater” di Roma:

[ads2] La domanda di alcuni greci di voler vedere il Signore – erano proseliti pagani, a Gerusalemme per partecipare alla Pasqua – fa dire a Gesù una parola molto forte sulla sua “ora”, cioè sul tempo stabilito dal Padre per salvarci. È l’ora della sua glorificazione, cioè di essere innalzato sulla croce, il tempo di essere posto nella terra, come un chicco di grano, perché questi produca frutto. Gesù capovolge davvero tutto il senso del nostro vivere: “Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna”. Egli è venuto perché l’uomo abbia la vita, ma per avere la vita – al contrario di quanto noi pensiamo e facciamo ogni giorno – è necessario porla a servizio, farne dono a Dio perché Egli la doni agli altri. La croce è questo donarci. Come Dio che si dona interamente a noi, in Cristo, sulla croce e dalla croce. Il cristianesimo non è nessun vittimismo, non è nessuna rassegnazione. Ci si rassegna sotto la croce, non sopra di essa. Quando la si subisce e ti schiaccia, non quando produce il frutto dell’amore. Non si tratta neppure di nessun “eroismo” a buon mercato, sulla pelle degli altri. Il cristiano o è “alter Christus” – un altro Cristo – sulla croce, dando la vita per gli altri – come un S. Massimiliano Kolbe o una Madre Teresa di Calcutta e migliaia di cristiani – o anch’egli è sotto la croce a difendere la propria vita, forse massacrando gli altri, anche in nome della giustizia o della religione. Viene la Pasqua, viene la vittoria della croce di Cristo, la sua gloria, e tu ed io, da che parte stiamo?

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Fonte: Radio Vaticana

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