In questa terza Domenica del Tempo di Quaresima, la Liturgia ci presenta il passo del Vangelo in cui Gesù, avvicinandosi la Pasqua ebraica, si reca a Gerusalemme. Qui, scaccia i mercanti dal Tempio. Quando gli chiedono quale segno mostri per fare queste cose, Gesù risponde: “Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere”. Su questo brano evangelico, ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia all’Università Lateranense. Durata:00:02:03:50
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Il Tempio di Gerusalemme era essenzialmente il luogo della Presenza del Signore e il luogo del sacrificio inteso sia come sacrificio di espiazione, sia di comunione, sia di lode. Dopo aver dimostrato quale importanza Gesù attribuisse a quel luogo, Egli chiama ‘Tempio’ il Suo corpo. Nel Suo corpo tutte le realtà e i significati che erano nel Tempio di pietre di Gerusalemme vengono salvati e ulteriormente impreziositi. Mediante il Suo corpo la presenza di Dio in mezzo agli uomini si rinnova in modo inedito. Mediante il Suo corpo Egli offrirà se stesso “in sacrificio di soave odore” al Padre. In Gesù Cristo la gloria di Dio abita in un corpo. “In Lui – scriverà San Paolo – abita corporalmente tutta la pienezza della divinità” (Col 2, 9). Ed è mediante l’offerta sacrificale di quel Corpo che noi siamo stati salvati. Questo Corpo di Cristo, che è abitazione graziosa di Dio in mezzo a noi, ha modificato completamente il senso del corpo, del nostro stesso corpo. Infatti, nel Battesimo, noi siamo divenuti «Corpo di Cristo» essendo stati incorporati a Lui e quindi al Corpo di Cristo che è la Chiesa. Ora, i nostri corpi servono, come quello di Cristo, per la presenza di Dio nel mondo e per essere offerti in sacrificio. Perciò tutta la Chiesa dice: «Fa di noi [Signore] un sacrificio perenne a Te gradito» (Prece Euc., III).
Fonte: Radio Vaticana via Feed Rss