DISSERO AL CIECO: «CORAGGIO, TI CHIAMA!»
La guarigione del cieco di Gerico diventa un segno per tutti noi: è infatti l’illuminazione del discepolo che è “salvato” dalla fede e che segue Gesù. Anche noi, con il battesimo, siamo stati “illuminati”; ora con il dono della fede siamo capaci di vederlo nei sacramenti, nei fratelli e nella vita d’ogni giorno.
[ads2] Gesù disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco: «Rabbunì, che io veda di nuovo».
LA guarigione del cieco di Gerico ha valore di simbolo (Vangelo): suscita in noi le riflessioni, ci provoca alla preghiera e sostiene i nostri sforzi per abbandonare le tenebre e camminare nella luce. Il profeta Geremia (I Lettura) racconta la sollecitudine di Dio per il popolo d’Israele esiliato a Babilonia: il Signore lo ricondurrà nella terra promessa ai padri. La lezione per noi è chiarissima: chi si fida del Signore, anche nella notte più oscura vedrà la luce, apportatrice di gioia e di speranza. Il sacerdozio di Cristo è il tema su cui riflette l’autore della lettera agli Ebrei (II Lettura): essendo vero uomo e Figlio di Dio, Gesù possiede in modo eminente tutte le qualità del vero sacerdote. Inviato dal Padre per dissipare le tenebre e rischiarare la via, egli è il mediatore perfetto tra la nostra fragile umanità e la grandezza di Dio. L’evangelista Marco ci racconta la guarigione di Bartimeo, avvenuta poco prima che Gesù salisse a Gerusalemme per essere arrestato, condannato e messo a morte. Ottenuta la vista il cieco segue Gesù sulla via che lo conduce alla morte. Solo Cristo, luce del mondo, può offrire la risposta chiara e sicura ai tanti interrogativi che ci assillano anche in questo nostro tempo.
Domenico Brandolino, ssp
Fonte: La Domenica