Il bambino nella società attuale – don Franco Scarmocin

717

Schema:

  • vedere la realtà
  • riflettere
  • agire
  • Letture
  1. SCARICA IL FILE WORD
  2. FONTE

VEDERE la realtà esistente

Premessa:

Il presente studio risponde a molteplici informazioni

provenienti da notizie di Quotidiani,

da scritti e dialoghi con genitori

e da esperienze personali.

 

         Es. ricordiamo ancora bene episodi di questi ultimi tempi:

         ragazzi e studenti che per noia:

         saccheggiano e allagano la loro scuola,

         o la sala d’attesa della stazione ferroviaria,

         o buttano i cassonetti giù per la scarpata

         ferendo un altro ragazzo;

         o le risse nelle metropolitane

         creando il terrore tra i passeggeri…

 

         ricordiamo i fatti di Bibbiano e analoghi in tutta Italia

         sulle adozioni e affidi di bambini sottratti alle loro famiglie

         anche con l’inganno,

         ad opera di pediatri e assistenti sociali e altri compiacenti…

 

         ricordiamo i fatti all’Istituto Provolo di Verona

         dove bambini sordo-muti venivano abusati

         dai preti educatori;

 

         ricordiamo lo scandalo negli anni ’60-70 di “mamma Rosa”
         Maria Diletta Pagliuca sadica educatrice di centinaia

         di bambini disabili in decine di Istituti in tutta Italia…

         (vedi “il Paese dei Celestini”)

Ancora una volta ricordiamo che i fatti rilevati dall’Autorità giudiziaria nei confronti di alcuni operatori dell’istituto Maria Vergine Assunta in Cielo di Prato, noto come l’istituto dei Celestini, riguardavano: punizioni particolarmente sadiche inferte ai bambini ricoverati (bastonate, frustate, schiaffi, leccare la propria pipì o il pavimento, essere legati a crocifisso sotto il letto o ai piedi di esso, privazione del cibo, bambini lasciati fuori al freddo invernale di notte in pigiamo per qualche mancanza, non li facevano andare al bagno prima di andare a letto di notte e venivano puniti se bagnavano il materasso, ecc.), condizioni igieniche disastrose, abiti lerci,  grave ritardo nello sviluppo intellettivo della maggior parte dei fanciulli, omissione dei controlli sanitari, ecc. (1).

Non possiamo nemmeno dimenticare che a seguito di un sopralluogo all’istituto di Grottaferrata (Roma) era emersa la seguente allucinante situazione: «Vi trovarono 13 ragazzi (gravemente handicappati, ndr) in coppie su sette lettini, tranne l’A. che dormiva solo, ciascuno con la testa verso la spalliera e legati tra loro per le gambe. Anche le braccia erano avvinte, mediante catenelle assicurate con lucchetti o con legacci di stoffa, alle opposte spalliere del letto; l’ambiente era impregnato di fetore» (2).

Da notare che la vicenda dell’istituto dei Celestini durò ben 32 anni e quella di Grottaferrata 18. In questi periodi vi furono ispezioni, denunce, esposti, ma a tutela dei minori ricoverati non venne presa nessuna decisione fino alle rispettive chiusure ordinate dall’Autorità giudiziaria.

Anche se a seguito della campagna condotta dall’Anfaa (Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie), dall’Ulces (Unione per la lotta contro l’emarginazione sociale) e da altre organizzazioni, si è notevolmente ridotto il numero degli istituti in cui vengono segnalati maltrattamenti (conseguenza anche della riduzione dei minori ricoverati dai 310 mila del 1962 agli attuali 20-25 mila), ancora una volta è emerso un caso sconvolgente.

Come riferisce Il Giornale del 17 ottobre 2002 «Il centro di accoglienza era un centro di torture, dove l’orrore era coperto da una cappa di silenzio e omertà; quelle quattro mura che dovevano ridare una speranza erano, invece, un lager per bambini e ragazzini, dove tante storie diverse finivano inesorabilmente in un unico, drammatico destino segnato da violenze, pestaggi, maltrattamenti.

 Alla fine, i titolari del centro Il Cenacolo a Ugento, in riva allo Ionio che bagna il Salento, sono stati arrestati dai carabinieri: sono padre, madre e figlia, quelli che gestivano una struttura dalla facciata rassicurante dove venivano ospitati bambini e ragazzini tra i 2 e 15 anni, approdati laggiù su disposizione del Tribunale per i minorenni di Lecce. Ma nessuno sapeva che cosa ci fosse oltre la porta del centro: lo hanno scoperto i carabinieri al termine di indagini scattate dopo la denuncia di un’assistente sociale, che ha raccontato tutto. La donna ha detto di avere subito violenza sessuale e ha parlato delle violenze subite dai bambini, ha spiegato come andavano le cose in quella specie di prigione dove l’orrore rimbalzava sul muro di gomma dell’omertà (…)». I ragazzi erano «lasciati a lungo senza cibo e senza acqua, maltrattati, picchiati e violentati, seviziati in quel lager».

 

         ricordiamo ancora gli Istituti per bambini poveri

         sotto la direzione di “mamma Ebe”  anni 80-90

         e di altre santone in Istituti analoghi in Italia

         Leggere “Eravamo solo bambini”

 

         Ricordiamo i fatti di Manduria

         dove una ventina di ragazzi seviziarono un anziano

         per 8 anni fino alla morte.

 

         ricordiamo ancora i ragazzi di Corinaldo e di Torino

         teppisti e delinquenti

         che usavano le bombolette spray per derubare altri coetanei

 

Tema costante e unico è il bambino (e ragazzo),

in ciò che lo costituisce come “persona”

e in rapporto   alla famiglia,

                     alla società,

                     alla scuola,

 

Lo schema seguito è:     vedere

                                   riflettere

                                   agire

 

Seguiranno nell’ultima parte

alcune pagine e LETTURE,

una specie di miscellanea,

con argomento: il bambino.

 

 

       VEDERE

 

1°    Si parla tanto dei bambini,

       si istituiscono  telefoni azzurri,

       si redigono le “carte per i diritti del bambino”

       si portano i bambini dallo psicologo o dal pediatra se manifestano disturbi e atteggiamenti strani…

ma nella struttura sociale non vengono considerati importanti

e degni di ascolto i bambini.

Es.

I grandi agglomerati di case e palazzi,

senza cortili né verde…

non sono fatti a misura di bambino.

 

2° Nessun adulto si ferma appositamente a parlare e ascoltare un bambino, lo fanno pochissimo perfino i genitori.

Sembra che ogni genitore parli con il proprio figlio 40 minuti… al giorno … no, no…. 40 minuti la settimana.

Mentre il bambino passa almeno 20 ore alla settimana davanti al televisore.

 

3° I genitori fanno tutto per i loro figli.

E’ vero. Fanno probabilmente fin troppo.

Ma è anche vero che i genitori lavorerebbero

con il medesimo impegno anche se non avessero figli.

 

4° Sintomatico è lo scarso interesse e attenzione

che vengono prestati ai bambini in famiglia.

Il bambino lo percepisce perché a mano a mano che cresce,

avverte che gli vengono sottratti

quei segni di affetto a cui era abituato da piccolo.

Come non si è abituati a mettere il bambino

e poi il ragazzo

a corrente della realtà famigliare o della situazione dei grandi.

Per es. l’educazione e la formazione alla sessualità chi la fa?

 

N.B.

Per un certo verso ogni bambino,

almeno nella nostra realtà famigliare,

è non solo importante… ma la vita, il sole, lo scopo

dei genitori;

dall’altra

la società in generale, anche la nostra europea,

attenta e sensibile ai bambini,

li gestisce come “massa informe”

non come “individui”

ognuno come un “prototipo”, unico e originale.

 

5° L’amore dei genitori per i figli

è l’amore più puro e disinteressato

che esista al mondo.

Ma non è poi così disinteressato:

i genitori sperano sempre di esserne ricambiati;

sperano di venire rispettati dai figli un domani,

si augurano di non venire abbandonati, ecc…

L’amore di un genitore per il figlio,

pur essendo il più sublime,

porta sempre in sé un poco di interesse.

 

6° – Ogni minuto nascono 150 bambini nel mondo, 

220.000 al giorno.

Come se ogni giorno sorgesse una nuova città

(delle dimensioni di Padova), fatta di bambini.

Questa nuova città che nasce ogni giorno

prevalentemente è situata al Sud del mondo:

in Cina, Africa, India, Brasile, Messico, Argentina…

 

7°- Un bambino del Nord del mondo (ricco)

mangia, inquina, consuma

più di  500 bambini del Sud del mondo (povero).

Quindi anche se diminuissero drasticamente le nascite nei Paesi poveri, l’inquinamento nel mondo diminuirebbe di ben poco;

mentre il consumo e lo sperpero di energia

rimarrebbero pressochè inalterati.

 

8° Sappiamo già…

ma è bene che sentiamo

come un pugno sullo stomaco,

ricordare tante situazioni terribili

a cui sono soggetti i bambini nel mondo.

   Si pensa che i bambini,

 essendo il futuro dell’umanità, siano guardati

e custoditi

come il bene più prezioso di una famiglia

e di una società civile….

   Ma non è così!

Le nostre società progredite sono fondamentalmente

maschiliste,

arriviste,

guerrafondaie,

fatte da uomini, fatte per uomini,

con tanta sete di denaro e di potere.

   Sono società organizzate:

per chi è forte,

per chi conta,

per chi è furbo,

per chi sa destreggiarsi,

per chi è giovane;

il debole deve soccombere:

   Il bambino è un essere,

debole spesso indifeso

e perciò destinato a soccombere.

 

 E’ storia di tutti i giorni:

da ogni parte del mondo

arrivano notizie di bambini

sequestrati,

violentati dai vicini

o dai loro stessi genitori,

fatti morire di sevizie

e di fame,

a volte squartati

e sepolti nelle cantine.

   E se questi fatti avvengono così frequentemente un po’ dovunque,

perchè non possono succedere

anche in Italia,

a Padova ?

 

Perciò:

 

BAMBINI SFRUTTATI

    Secondo l’Organizzazione Mondiale del    Lavoro,

    nel mondo ci sono oltre 200 milioni di   bambini, sotto i 10 anni, al lavoro.

     Solo in India lavorano 30 milioni di     bambini,

    in maggior parte nelle fabbriche

    di giocattoli.

     Lavorano in media, 12 ore al giorno

    e guadagnano 50 centesimi di euro

    la settimana.

    Mangiano al banco di lavoro,

    non giocano mai;

    soffrono di malnutrizione,

    di deformazioni ossee e di cecità.

    Non giocano mai e non ridono mai.

 

BAMBINI VENDUTI.

     In Messico ogni anno vengono venduti dai     loro genitori

    20.000 bambini,

    illegalmente.

     A comprarli sono quasi sempre

     coppie ricche Americane ed Europee.

 

BAMBINI TORTURATI

    40.000 bambini ogni giorno muoiono per   violenze subite,

    per sete, per fame,

    per malattie infettive

    e per malattie non curate.

    Il record delle violenze sui bambini è   tenuto dall’Argentina;

    ma se la cavano bene in questo triste    primato pure il Brasile, il Perù, e l’     Inghilterra.

    Dalla Bolivia, e dal Belgio si hanno     notizie di bambini morti in seguito a     torture  e a giochi erotici dei grandi.

    In tutte le nazioni migliaia di bambini risultano “dispersi”,

    spariti, non si trovano più.

    Chissà dove sono andati a finire !

    Persi come un ombrello dimenticato

    o un cane abbandonato.

 

BAMBINI SEQUESTRATI

    Nella civilissima Italia, in 15 anni,

    sono stati sequestrati 25 bambini,

    a scopo di richiedere un riscatto.

    E questo succede in tutti i Paesi ricchi.

    Il sequestro in un bambino provoca danni     irreversibili sulla sua psiche;

    porteranno con sè per tutta la vita

    paure   

    che lasceranno un segno sulla loro formazione di adulti.

 

BANMBINI TRAFFICANTI

    di droga e di armi;

    anche se vengono presi,

    a loro non si può far nulla

    e spesso non c’è neppure una famiglia

    alle .loro spalle.

    Questo succede in Sicilia, a Napoli,

    negli Stati Uniti, ecc…

    Alla frontiera Brasile-Bolivia

    la polizia ha fermato centinaia di bambini   implicati nel traffico della droga,

    di cui loro stessi fanno uso.

    Sono bambini rovinati e destinati a non diventare neppure giovani.

 

BAMBINI CONDANNATI

    Negli Stati Uniti,

    dove si pratica la pena di morte per i   reati più gravi,

    14 minorenni sono detenuti nel braccio   della morte in attesa dell’esecuzione.

 

BAMBINI LOTTATORI

    L’Isis,

    In Tailandia, in Siria, in Cecenia,

    in Kazakistan

    ci sono scuole dove si addestrano i bambini dagli 8 ai 12 anni

    al combattimento corpo a corpo,

    come si addestrano i cani da    combattimento,

    con la medesima ferocia:

    fino alla morte del perdente.

 

BAMBINI UCCISI

    Nel 1995 in Angola (Africa)

    sono morti 406.000 bambini.

    Nello stesso anno in Mozambico

    sono morti 600.000 bambini.

     Nella guerra Iran-Iraq, fine anni ’80,  

         venivano arruolati bambini di 8 e 10 anni,

         si sono fatti la guerra per sette anni

         e questa è cessata quando non ebbero

         neppure più bambini da mandare al macello.

    In Ruanda (Africa) si pensa che muoia un     bambino al minuto.

    In Brasile ogni giorno 

    un bambino viene ucciso

    dalle squadre della morte.

    Si va a caccia di bambini,

    per le strade delle grandi città, 

    in modo da evitare che diventino dei     delinquenti da grandi.

    E’ una logica tremenda e aberrante.

 

9°     Nella civilissima Inghilterra

         500 mila persone sono iscritte

         alle Associazioni a protezione degli animali;

         mentre solo meno di 300

         (non 300 mila… ma solo 300)

         sono iscritte all’Associazione per la protezione

         del fanciullo…

         Questo lo scriveva Enzo Biagi nel suo volume “Viaggio      in Regno Unito”

 

10° – Loschi trafficanti hanno inventato perfino

la “passerella” dei bambini,

il commercio dei bambini poveri.

Vengono messi a disposizione

dei turisti americani ed europei:

foto, depliant, album fotografici

di bambini e bambine…

che possono trattare e violentare come credono…

Gli interessati possano  scegliere

Bambini, abbandonati dai genitori,

e nessuno li cercherà mai… se spariscono.

       Le famiglie di origine

non sono in grado di provvedere loro

il sostentamento necessario,

vengono praticamente venduti. 

Una volta comprati,

diventano proprietà del padrone che li usa come crede;

possono passare di mano in mano…

fino a quando vengono messi da una parte,

fuori uso,

come uno straccio ormai consunto.

 

11° In Cina si sa che la nascita di una bambina non è ben accolta.

La legge concede un limite al numero di figli.

Pertanto le famiglie preferiscono il figlio maschio

e spesso accade che se in una famiglia nasce una bambina

e questa è la primogenita, venga sacrificata,

(di solito annegata nel fiume)

per favorire la possibilità di un figlio maschio.

Oggi la legge in Cina è stata resa più permissiva.

 

In Asia esiste un proverbio:

“Avere una figlia femmina e crescerla è come innaffiare l’orto del vicino”.

Come dire: 

è uno spreco di tempo e di denaro; e il vantaggio va a uno sconosciuto.

 

 

12° – Nel mondo 250.000 di bambini dai 6 anni in su,

lavorano oltre 10 ore al giorno:

per impastare la terra,

preparare i mattoni con lo stampo e cuocerli;

lavorano in fabbrica, nelle discariche,

fanno i guardiani di animali, ecc…

Non giocano mai.

 

13°- Almeno 1.000.000 di bambini nel mondo

sono schiavi e vengono trattati da schiavi.

 

14° Nel mondo 600.000 bambini, dagli otto anni in su, sono arruolati e addestrati in campi di guerra

e vanno in guerra.

 

15°- In Afghanistan, in Cambogia, in Somalia, in Iraq il 75% dei feriti per causa dello scoppio di mine anti-uomo, sono bambini.

 

– In Angola (Africa)  3 bambini su 10 non arrivano ai 5 anni.

 

– In Kenya la siccità provoca malattie e la morte di oltre 80.000 bambini ogni anno.

 

– Nel mondo ci sono 14 milioni di bambini orfani di entrambi i genitori a causa dell’AIDS.

La maggior parte sono in Africa.

 

– Ogni settimana muoiono 300.000 bambini per cause legate alla fame.

Sono “cifre” impressionanti;

ma dietro ogni “cifra”, un numero, c’è un bambino…

 

 

16°- In Italia ogni anno 40.000 bambini vengono ricoverati in ospedale e curati per sevizie dovute ad adulti e spesso dai genitori stessi.

 

– In Inghilterra sembra che i bambini che subiscono violenze in famiglia siano 600.000.

 

 

17° Migliaia sono i bambini rubati nelle periferie delle grandi città dell’America Latina, in Asia e venduti in Canada e negli Stati Uniti,

per il trapianto di organi.

Esistono cliniche che praticano prelievi

di organi vitali dei bambini poveri del Terzo Mondo a favore di bambini di famiglie ricche.

Sono state trovate e dissotterrate tombe di cadaveri di bambini 

a cui mancavano parti del loro corpo.

 

 

18°  Non c’è aurora per loro

In questi mesi si parla molto di bambini; fanno notizia:

per le violenze che subiscono,

per i rapimenti,

per spaccio di droga,

per abusi sessuali…

per sottrazioni di figli ai legittimi genitori

(vedi Bibbiano)

per adozioni e affidi mal gestiti, ecc.

Forse non siamo troppo fuori dal vero se pensiamo che i bambini cresciuti in un ambiente sano, familiare, naturale, educativo siano una minoranza nel mondo.

       In Africa: Sudan, Etiopia Burundi, Uganda, Zaire Somalia, Eritrea, Mozambico…popoli interi, milioni di persone da anni sono costrette a emigrare da una zona ad un’altra per obbedire a una politica economica governativa dissennata e inconcludente;

e i primi a soccombere sono proprio i bambini.

      

In molti Paesi dell’Asia alle tre del mattino migliaia di bambini sono già chiusi in fabbrica a lavorare.

       Possono avere 5 o 10 anni, poco importa, devono adattarsi a turni snervanti e impossibili.

       In India si contano almeno 13 milioni di bambini lavoratori

         Shankar è un bambino di 6 anni e lavora con altri 62 bambini in una fabbrica di tappeti a Benares. Era ridotto ad uno scheletrino.

         E’ stato liberato appena in tempo per non morire di stenti e di fatica.

       Di solito succede così:

quando una famiglia, per la sua grande miseria,

è costretta ad indebitarsi,

consegna al creditore il proprio bambino;

il creditori, a sua volta,

cede il bambino a una ditta o a una fabbrica,

fino a quando il debito non sia stato scontato.

       Spesso il pagamento dura anni e anni.

       Entrano in fabbrica e fanno turni di lavoro di 15 ore giornaliere, per 50 centesimi di euro;

non esistono feste o giorno di riposo.

            A mezzogiorno, stando al banco di lavoro, mangiano una scodella di riso bollito.  Mai carne o frutta.

       Non raramente succede che il padrone, perchè qualche bambino non scappi, faccia chiudere le porte della fabbrica dove centinaia di bambini lavorano;

con gravissime conseguenze in caso di pericolo o di incendio,

come è già successo.

       In Asia 50.000 bambini lavorano nelle fabbriche di fiammiferi.

       Nel Kerala 20.000 bambini lavorano nelle fabbriche di surgelati.

         Una fabbrica di borse in pelle ha ricevuto recentemente un premio governativo per la buona produzione.

         Ma pochi sanno che per fare quelle borse piccole mani di bambini e bambine hanno tagliato, cucito, incollato, battuto per ore e ore, senza che mai nessuno si fosse  preoccupato se erano stanchi, se avevano fame, se avevano una paga, se erano malati, se avevano mai ricevuto una carezza o una parola di comprensione.

 

Es.   Tutti i ragazzi e i giovani che vogliono essere sportivi portano scarpe “NIKE” 

ma non sanno che quelle scarpe sono frutto di 80.000 bambini asiatici mal pagati,

che non possono mai assentarsi dal lavoro…

che vengono licenziati in tronco anche se presentano un certificato medico…

che vengono insultati di continuo….

che devono fare sempre ore di straordinario

per raggiungere la quota assegnata dai capi

che non sono retribuiti per queste ore straordinarie….

che ad ogni errore subiscono violenze

e punizioni corporali…

che il Sig. Phil Knight proprietario della  “NIKE” è il sesto uomo più ricco degli Stati Uniti, per lo sfruttamento  del lavoro dei bambini.

           

       Oggi si parla molto di pedofilia e fa schifo pensare che un adulto violenti  e rovini un bambino,

ma questo lavoro minorile che viene praticato su larga scala in Africa, in Asia, in Europa, e anche nella cristianissima e civilissima Italia…

che cos’è ?

 

19° Da una parte la scienza medica e l’amore dei genitori fanno miracoli per far venire alla luce un bambino o per allungargli la vita…

e dall’altra vengono sacrificati migliaia di bambini

quasi tra l’indifferenza del mondo,

senza battere ciglio.

 

20° Le famiglie più povere in Italia (zingari in particolare)

e in tutto il mondo

si servono dei figli come fonte di guadagno.

A volte gli storpiano fin da piccoli,

in modo che da più grandicelli possano chiedere l’elemosina

con più efficacia.

Altre volte i genitori stessi prostituiscono i loro bambini (e bambine)

di sei o sette anni, per denaro.

In alcuni Paesi del mondo i bambini, fin dai 4 anni vengono mandati a lavorare, impedendo che possano frequentare la scuola.

Più spesso la famiglia povera “vende” i propri figli che non riescono a mantenere a qualche industriale che li manderà a lavorare 12 – 15 ore al giorno ai telai, in fabbrica a tessere tappeti, scarpe sportive e palloni da calcio.

Altre famiglie usano i bambini per rubare, per spacciare droga, sigarette

altre volte vengono armati e mandati in guerra o assoldati come killer.

 

 

N.B.

Questa è la realtà terribile che milioni di bambini

stanno vivendo sulla loro pelle,

in tutto il mondo.

       Chiaramente non è “tutta” la realtà;

altri milioni di bambini vivono nella serenità

di una famiglia dove esperimentano

la gioia di vivere.

 

 

       RIFLETTERE

 

1° Nell’antichità i bambini venivano poco considerati.

Nel Vangelo troviamo pochissimi particolari al riguardo:

il bambino non era visto come “persona” meritevole di attenzione.

Dal punto di vista sociale era “nessuno”.

Solo Gesù valorizza il “bambino” e la donna.

 

2° Un giorno, in una discussione tra i discepoli era sorto il problema 

“chi fosse il più grande tra loro” (Marco 9, 30-37) 

e quindi meritevole di occupare il posto più significativo e importante nel nuovo Regno di Dio che Gesù stava per inaugurare.

I discepoli di Gesù erano convinti che il Regno avrebbe avuto un aspetto concreto, sociale, materiale, politico, militare…

quindi era essenziale accaparrarsi i ministeri più prestigiosi.

       Ma Gesù chiama tutti vicino e dice:

” Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il “servo” di tutti.”

Poi prende un  “bambino” lo  “abbraccia”,

(il “piccolo”, poteva essere anche un “servo” della casa)

lo mette davanti a tutti e continua:

“Chi accoglie uno di questi  “bambini” nel mio nome, accoglie me;

e chi accoglie me accoglie il Padre che mi ha mandato.”

 

“Abbracciare” esprime accoglienza, fiducia, disponibilità, affetto, gioia…

Sentirsi abbracciare: dà coraggio,  aiuta a sopportare un peso, una sofferenza, aiuta a crescere, trasmette solidarietà, condivisione.

Si riteneva, al tempo di Gesù, che il contatto fisico comunicasse forza, bontà dolcezza, lo stesso spirito dell’adulto… e in parte è vero anche per noi.

Perciò le mamme portavano i bambini a Gesù perché li accarezzasse.

Tutti e tre gli evangelisti riferiscono questo episodio: Matteo 19, 16-30    Marco 10, 13-16   e Luca 18, 15-15.

 

3° In questa circostanza Gesù propone il “bambino” come modello perché il bambino è semplice, originariamente sincero, senza malizia, si fida dei genitori, li ascolta, non fa male volutamente a nessuno…

non è furbo e scaltro malizioso, non è un diplomatico, non fa il politico, non inganna…

il bambino (prima che la società lo rovini in parte)

è ingenuo, vero, sincero, si fida dell’adulto,

non è interessato al potere,

preferisce giocare, divertirsi…

In particolare “si fida” dei genitori.

 

Per Gesù queste caratteristiche del “bambino”: l’ingenuità, la semplicità (non doppiezza), la sincerità, la voglia di giocare e di essere contento, la fiducia nell’adulto, … sono indispensabili per far parte del Regno di Dio.

 

4° Se osserviamo ancora il comportamento di Gesù con i bambini, possiamo rilevare alcune note:

       –  erano certamente bambini sporchi, (allora non ci si lavava praticamente mai)

chiassosi, e qualcuno forse anche maleducato… come i nostri…

       – Gesù non fa prediche, né raccomandazioni,

né indirizza a loro alcuna predica o parola,

       – mostra una considerazione verso i bambini

inusitata per quei tempi;

nessun “Rabbi” dava la benché minima attenzione a dei bambini;

       – Gesù “abbraccia” i bambini,

come segno del suo amore e del suo affetto,

       – non tiene le distanze…

ma li  “abbraccia”; annulla le distanze;

       – non chiede nulla, non dice nulla,

ma li accoglie così come sono.

 

5°  Nel vocabolario del tempo di Gesù, la parola “bambino”

poteva voler dire:   piccolo

                            servo

                            povero

                            insignificante….

perché il bambino (di pochi anni) allora

era veramente considerato

piccolo e insignificante… praticamente nessuno.

 

6° Dio, quando si presenta a noi,

prende le sembianze di un Bambino.

Poteva presentarsi già adulto,

sarebbe stato più ascoltato e riverito…

Preferisce prendere carne e realtà di un “Bambino”;

 probabilmente per farci capire che

il Dio eterno, onnipotente,

sapientissimo,

immenso,

eterno,

spirito infinito, ecc…

è in realtà un Bambino, povero, incapace, 

limitato… tutt’altro che onnipotente.

Onnipotente solo nella linea dell’amore,

come lo è ogni bambino

per i suoi genitori.

 

– Prendendo il corpo di “bambino” Dio voleva rivelare la sua realtà intima:

non c’è nulla di più fragile,

                     impotente,

                     amabile,

                     caro,

                     tenero,

                     affettuoso,

                     degno di affetto 

di un bambino.

Questo è il Dio che si è manifestato a noi

e a cui dobbiamo credere.

 

 

7° Il bambino è una “persona” con diritti e doveri,

ha già fin da piccolo una sua entità e originalità,

depositario umanamente e legalmente di personalità autonoma.

Quindi non è di nessuno, neppure ai suoi genitori.

E’ un essere a sè stante,

non è in funzione di nessuno;

è un valore in sé.

I genitori gli sono vicini fintanto che lui ha bisogno…

in seguito, a mano a mano che cresce,

si distacca dai suoi genitori;

diventa autonomo completamente.

Genitori e bambino sono sullo stesso piano per quanti riguarda valori, diritti, doveri… non è che i genitori valgono di più del loro bambino.

       Neppure potrebbero dire:

“Questo è il mio bambino”

come se il bambino veramente appartenesse a loro;

mentre possiamo dire “Queste sono le mie scarpe”.

 

8° La società occidentale è fatta

       – da adulti per adulti;

       – è una società maschilista… e

quindi le bambine sono discriminate rispetto ai bambini maschi;

       – è fatta da chi comanda

       – e per chi sta al potere,

       – è organizzata dai ricchi e dai forti…

       – è una società “veloce”, si evolve in fretta,

                            frenetica, complessa…

       – ha estremo bisogno di energie

in questo tipo di società

il bambino (come la donna)

hanno uno spazio limitato…

rappresenta un peso e un ingombro…

 

9° Importanza fondamentale

assume tutto ciò che riguarda la formazione

e l’educazione del bambino.

       – è un essere fragile, disponibile, adattabile

ad ogni tipo di formazione ed educazione.

Certo è che se sbagliamo qualcosa nella formazione del bambino, compromettiamo tutta l’educazione futura.

Es. nel gioco degli scacchi…

         sbagliare una mossa vuol dire compromettere la       partita…

 

10° Bisogna tener presente che educare e diseducare un bambino oggi concorrono più fattori:               i genitori certamente

                     ma pure  la TV

                     la stampa

                     gli amici

                     la scuola

                     lo sport,

                     il gioco….

non tutti concorrono in senso positivo;

di solito al bambino arrivano

messaggi contraddittori e disorientanti.

Questo è più evidente nel bambino condiviso

tra due genitori separati se non sono in dialogo.

 

11° Ciò che sembra evidente è che ogni bambino dal momento della nascita 

lungo gli anni della formazione,

sembra perdere un poco per volta qualcosa di positivo, quasi innato;

per assumere atteggiamenti negativi, ad imitazione dei grandi;

perde:     affettività,

              originalità,

              sincerità,

              semplicità,

              religiosità,

              spontaneità,

              gioia di vivere,

              fiducia nei grandi…

per assumere gli atteggiamenti degli adulti,

i quali a parole raccomandano di comportarsi bene;

ma poi i bambini in giro vedono tutt’altra realtà:  

              bugie,

              inganni,

              furbizie,

              arrivismo,

              egoismo,

              indifferenza,

              maleducazione,

              gelosie,

              diffidenza…

 

12° Non sono solo i genitori ad educare i figli,

ma anche i figli hanno il compito di educare i genitori;

perché i genitori non nascono già genitori,

vanno aiutati ed educati ad esserlo.

La differenza sta nel fatto che educare un adulto è assai più impegnativo e difficile che educare un bambino.

 

13° Quello che ci siamo sentito dire da bambini:

       – stai fermo !

       – muoviti !

       – fai piano !

       – sbrigati !

       – non toccare !

       – stai attento !

       – non sporcarti !

       – mangia !

       – stai zitto !

       – non correre !

       – non sudare !

       – sei uno sciocco, te l’avevo detto che cadevi !

       – adesso non ho tempo, guarda la TV !

       – faccio io, perché tu non sei capace !

tutti segnali negativi e frustranti

per la maturazione serena di un bambino.

 

Quello invece che avremmo voluto sentirci dire:

       – ti amo,

       – sei bello,

       – sono felici di averti,

       – parliamo un po’ insieme!

       – come ti senti ?

       – come mai sei triste ?

       – raccontami com’è andata

       – mi piace quando ridi,

       – ti ascolto !

       – mi piace come sei !

       – ti chiedo scusa !

       – sto bene con te !

       – tu mi puoi dare una mano !

       – puoi farcela !

       – non importa, ci riuscirai un’altra volta,

       – ti aiuto io…

 

14° Concludiamo con:

       La Dichiarazione dei diritti del bambino.

 

art.1°  Il bambino ha diritto all’uguaglianza senza distinzione di razza, religione o sesso.

 

art.2° Ha diritto ad accedere ai mezzi che consentano il suo sviluppo sano ed equilibrato,

sul piano fisico,

intellettuale, morale, spirituale, sociale.

 

art.3°  Ha diritto ad un nome e ad una nazionalità.

           

art. 4°  Ha diritto ad una alimentazione sana, di una casa e di cure mediche.

 

art. 5° Ha diritto a cure speciali in caso di invalidità.

 

art. 6° Ha diritto ad amore, comprensione, e protezione.

 

art.7° Ha diritto all’istruzione gratuita,

alle attività ricreative e al divertimento.

 

art. 8° Ha diritto al soccorso immediato in caso di catastrofi.

 

art.9°  Ha diritto alla protezione contro qualsiasi forma di negligenza, di crudeltà e sfruttamento.

 

art.10° Ha diritto alla protezione contro qualsiasi tipo di discriminazione;

ha diritto all’istruzione in uno spirito di amicizia tra i popoli, di pace e fratellanza.

 

 

 

 

       AGIRE

significa:

che cosa possiamo mettere in atto

affinchè il bambino possa sentirsi

in un ambiente sereno, di amore e di festa.

 

Se un bambino vive in mezzo

a pettegolezzi e critiche

impara a giudicare e condannare

a sua volta;

 

se vive tra le ostilità

imparerà a formarsi un carattere duro

e aggressivo

come se davanti avesse solo nemici;

 

se vive nel rimprovero continuo

imparerà a non aver stima di se stesso

e avrà timore ad agire per non sbagliare;

 

se vive sentendosi messo in ridicolo

penserà di essere un incapace;

 

       Invece

 

se vive nella comprensione

imparerà ad essere paziente

e a perdonare;

 

se vive sentendosi incoraggiato

imparerà ad avere fiducia in se stesso;

 

se si sente lodato al momento opportuno

imparerà ad apprezzare le cose ben fatte

e si impegnerà ancora;

 

se vive in mezzo alla lealtà

imparerà ad essere onesto e sincero;

 

se vive l’amicizia e il dialogo

capirà che cosa significa essere amici

e si esprimerà nel dialogo;

 

se vive nella serenità

sarà una persona equilibrata;

 

se vive nell’incoraggiamento

sarà un tipo intraprendente;

 

se vive nella stima

sarà più sicuro di se stesso;

 

se vive in un clima di serena religiosità,

motivata e non bigotta

sarà una persona contenta

e con valori

che lo aiuteranno nella vita.

 

 

 

                  TV  e  BAMBINI

 

1°  Permettere la visione dei programmi televisivi per un massimo di  2 ore al giorno.

I bambini devono giocare e impegnare il tempo libero organizzandosi da soli, associandosi ad altri bambini, programmandosi la giornata, escogitando anche altre forme di passatempo, al di fuori della TV e delle play-station.

 

2° Non permettere ai ragazzi di guardare la TV subito prima di andare a dormire o la mattina appena svegli.

L’ultimo impegno e l’ultimo pensiero non lo deve dare la Tv,  ma i genitori.

 

3° Evitare di utilizzare la televisione come “premio-castigo” .

 

4° Scegliere insieme ai figli i programmi adatti a loro e motivare sempre le esclusioni.

Aiutarli alla capacità critica;

i divieti senza spiegazioni suscitano sempre forte curiosità.

 

5° Essere presenti il più possibile durante i momenti in cui i ragazzi stanno guardando la televisione.

Non avere riguardo ad intervenire per qualche commento, giudizio o per sottolineare qualche bel passaggio, un’idea, un paesaggio, ecc….

 

6° Essere sempre disponibili a parlare con i ragazzi di quanto si vede in televisione.

Cercare anche di stimolarli ad esprimere pareri, gusti, dubbi,  perplessità…

 

7° Prestare attenzione alla qualità e alla quantità di cibo e bevande che i ragazzi sono portati a consumare mentre guardano la televisione.

 

 

 

3° 

       Regole

       Per far crescere un figlio

       in maniera sbagliata

 

       1° Date sempre tutto ciò che vuole, fin dall’infanzia, in modo che si convinca che gli altri sono obbligati a soddisfare tutti i suoi capricci.

 

       2° Se dice una parolaccia, ridete, così crederà di aver detto qualcosa di divertente.

 

       3° Non accompagnatelo in chiesa; anzi non dategli alcuna educazione religiosa, con la scusa che da grande si orienterà da solo.

 

       4° Litigate spesso tra voi genitori, magari alla sua presenza; in modo che non si stupisca poi se la famiglia si disgrega e va a rotoli.

 

       5° Riordinate voi le cose che lui lascia qua e là, in modo che si convinca che gli altri sono al suo servizio.

 

       6° Dategli tutto il denaro che chiede, senza domandargli come lo spende.

Soddisfate tutti i suoi desideri e le sue richieste, perché non si scatenino in lui pericolosi complessi di inferiorità.

 

       7° Bugie ne dirà certamente, ma voi credetegli sempre ciecamente.

 

       8° Difendetelo sempre a spada tratta di fronte ai suoi insegnanti

e davanti a qualsiasi altro che lo vorrebbe riprendere…

gli altri sono tutti prevenuti e ingiusti nei confronti di vostro figlio.

 

       9° Non date peso alle osservazioni che altri genitori fanno a vostro figlio: sono tutti maligni e invidiosi.

 

       10° Quando, alla fine si metterà in qualche guaio serio, tacitate la vostra coscienza pensando: ” Abbiamo fatto il nostro dovere; che colpa ne abbiamo se ha trovato cattive compagnie?”

 

Naturalmente con questi precedenti non ci sarà da meravigliarsi se un domani questo figlio allevato con tanto amore, attenzione e cura.. nella vita diventerà un teppista e una persona da cui guardarsi…

e i primi a subirne le conseguenze

di questa cattiva educazione,

sarete proprio voi genitori.

 

 

       Decalogo per i genitori.

 

       1° l’opera educativa comincia dal seno materno; se aspetti più tardi, non saprai più quando sarà il momento opportuno.

 

       2° Ricorda che i tuoi figli cominciano a capire assai prima di quanto tu creda e quando questo sia avvenuto non lo saprai mai.

 

       3° Previeni il male che vedi nel tuo bambino, con la vigilanza più attenta, per non doverlo reprimere quando sarà troppo tardi.

Chi previene si fa amare; 

chi reprime si fa odiare.

 

       4° Non sgridare e non castigare chi ha sbagliato;

cerca di convincerlo del suo errore con il ragionamento più serio e più affettuoso;

anche se il tuo bambino è ancora piccolo.

 

       5° Non concedere tutto

per una esagerata accondiscendenza.

 

       6° Non dire mai “sì”

quando devi dire “no”

e non dirai mai “no” quando puoi dire “sì”.

E nel dire “si” e “no” i genitori siano concordi.

 

       7° Di fronte alle domande imbarazzanti dei tuoi figli, non raccontare frottole;

a lungo andare non ti crederanno più.

Esponi le cose e la verità nel modo più convincente, ma sii veritiero ad ogni costo;

meglio una verità imparata male dai propri genitori, che un errore imparato bene dagli amici.

 

       8° Non  dire: “Devi essere onesto e sincero”

Dà tu l’esempio di che cosa sia l’onestà,

la sincerità nelle tue parole

e nel tuo atteggiamento cristallino.

 

       9° Non dire: “Vai in chiesa”, ma piuttosto: “Andiamo insieme in chiesa”

I tuoi figli si interesseranno di Dio

nella misura che tu ti interessi di Dio.

 

       10° Non togliere Dio dalla vita del tuo bambino;

l’aspetto religioso è una componente fondamentale

e completa la sua formazione.

 

 

CIO’ CHE I FIGLI

VORREBBERO DIRE AI GENITORI

 

1°        Non catalogateci, non siamo fatti in serie.

       Non c’è un solo modo di essere figli.

       Non c’è un solo modo di essere adolescenti.

       L’importante è crescere bene.

 

2°       Non viziateci.

       Sappiamo bene che non abbiamo bisogno di tutte le cose che vi chiediamo.

       Non fateci regali troppo costosi.

       E’ di voi che abbiamo bisogno.

 

3°    Continuate pure a infiltrarvi nella nostra vita o     a tenerci d’occhio:

       ci fa piacere, anche se a volte reagiamo male.

 

4°    Rimanete adulti e genitori,

non fatevi ragazzi come noi e nostri “amiconi”.

 

5°    Se ci riuscite siate più allegri, meno seri.

Non brontolate in continuazione, altrimenti ci difenderemo rimanendo fuori casa o facendo finta di non sentirvi.

 

6°    Non preoccupatevi se vi contestiamo,

       spesso in modo maldestro.

Un figlio che non contesta è un figlio che non cresce;

come un pulcino che non cerca di spaccare il guscio.

 

7°    Non siamo figli di N.N.

       quindi non lasciateci “orfani”.

Abbiamo bisogno di una madre che non risolva tutti i nostri problemi;

e abbiamo bisogno di un padre con una forte identità maschile, paziente e buono.

 

8°    Parlateci, ci interessa il vostro punto di vista.

Ma non cominciate a parlare con noi, quando abbiamo 18 anni e neppure 14; se non ci avete abituati già molto prima al dialogo,

con voi non parleremo più.

 

9°    Aiutateci a pensare,

       a capire quello che succede attorno a noi,

motivate le vostre affermazioni,

ma lasciateci anche controbattere e dissentire, altrimenti non impareremo a ragionare.

 

10°  Non giudicateci dalla sigaretta

       che teniamo in mano,

            né dall’altezza dei tacchi o della minigonna.

Noi siamo di più di quello che appare, ma ancora non sappiamo dimostralo.

Dateci tempo e fiducia.

 

11°    Insegnateci il gusto del lavoro,

       della fatica,

       della conquista,

       del sacrificio per arrivare a qualche meta.

Siate esigenti con noi.

Sappiamo anche noi che se uno non cresce con lo “spirito di sacrificio” non arriva a nulla nella vita.

 

12°    Rispettatevi tra di voi papà e mamma

       e noi vi rispetteremo.

 

13°    Amatevi tra di voi e fate in modo che anche noi lo sentiamo e noi vi vorremo bene.

Siate sinceri con noi e noi lo saremo con voi e con gli altri.

 

14°    Non vergognatevi di fare un gesto di bontà,

       di carità,

       una preghiera anche in nostra presenza:

       ci aiuta a non sentirci importanti per il   cellulare o per il vestito griffato

       che indossiamo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

       LETTURE

Premessa:

Questa serie di Letture,

di varia e variegata origine,

ha tre temi fondamentali:

il bambino, la famiglia, la scuola.

 

 

       ANCORA CINQUE MINUTI

 

       Un giorno ai giardini pubblici, una donna piuttosto anziana era seduta su una panchina, accanto ad un uomo di mezza età, in un parco giochi.

– Quello è mio nipote   – disse la donna, ad un certo momento, rivolta all’uomo, mentre con il dito indicava un bambino che stava venendo giù da uno scivolo – .

– E’ un bel bambino   – ribatté l’uomo, iniziando una breve conversazione –  Quello sull’altalena, con il maglione rosso, è il mio bambino; ha già nove anni.

       Poi, guardando l’orologio, chiamò il ragazzino:

-Che ne diresti di andare Marco ? La mamma ci sta aspettando.

– Ancora cinque minuti, papà! — Rispose il bambino – Ti prego, ancora solo cinque minuti.

L’uomo fece un cenno di assenso e il bambino continuò a giocare con altri suoi coetanei.

Passarono alcuni minuti e poi il padre si alzò  e chiamò di nuovo il figlio:

– Ora andiamo ?

Di nuovo il ragazzino lo pregò:

– Ancora cinque minuti, papà! Cinque minuti.

L’uomo sorrise, si sedette e si mise ad attendere, mentre guardava il figliolo giocare.

– Lei è un papà molto paziente   – intervenne la nonna – 

       In realtà, sembrava che a quell’uomo non dispiacesse rimanere per riposarsi all’ombra delle piante probabilmente non aveva altro da fare e stava aspettando che passasse il tempo per andare a cena.

 

Dopo un po’ l’uomo si rivolse alla donna, continuando la conversazione che in verità non era stata eccessivamente loquace:

– Avevo una bambina, Gessica, che era la fine del mondo:

un giorno tentavo di insegnarle il significato della parola “sacrificio”, come sia necessario nella vita fare qualche “sacrificio”,   

che il dono più grande che una persona possa fare ad un’altra è donare ciò che possiede e a cui ci tiene molto…

       Il giorno del mio compleanno mi trovo nella tasca della giacca un foglio di carta, sul quale la mia bambina aveva faticosamente scritto:

“Tu sei il papà migliore e io ti voglio un sacco di bene. Per il tuo compleanno ti faccio il regalo che mi piace di più e che mi costa di più a darti”.

Avvolto con della carta da regalo, in tasca avevo un lecca lecca alla fragola, che la mamma le aveva comprato la settimana prima.

Non era stato leccato nemmeno una volta.

L’anno scorso, un automobilista incosciente me l’ha investita mentre girava in bicicletta davanti casa.

L’ho persa senza aver mai trascorso abbastanza tempo con lei: sempre con la scusa che dovevo lavorare, che non avevo tempo;

e quando ero in casa volevo seguire il telegiornale o qualche programma TV.

Si è convinti, almeno così credevo, che tanto i figli sono in casa, crescono con noi, si ha sempre il tempo anche più avanti…per seguirli, per ascoltarli, per stare con loro… insomma le solite giustificazioni…

Oggi darei non so che cosa per poterla avere ancora per cinque minuti.

Non voglio fare lo stesso errore con questo figliolo qui.

Lui pensa di avere ancora cinque minuti per giocare o andare sull’altalena.

La verità è che sono io ad aver bisogno di altri cinque minuti per guardarlo giocare, per godermelo, per stare con lui.

 

 

Addomesticare

 

Alcune pagine centrali del “Piccolo Principe” di di Antoine de Saint-Exupéry sono stupende.

Un bambino (il piccolo principe), in cerca di qualcuno per parlare e fare amicizia, un giorno incontra una volpe

Il piccolo principe vorrebbe giocare con la bestiola,

– Non posso giocare con te   –  risponde la volpe alla proposta del bambino.

Il rifiuto sconcerta il piccolo principe.

– Perché non possiamo giocare insieme ?   – chiede.

– Non sono abbastanza addomesticata.   – risponde la volpe.

La volpe, la più saggia dei due, perché lei è già adulta, tenta di far capire al bambino la diversità di vita, di intelligenza, di preparazione… non ci si può mettere in dialogo senza essersi conosciuti un pochino.

Ma il piccolo principe dopo un momento di riflessione, chiede:

– Ma che cosa vuol dire “addomesticare”

– E’ una cosa troppo spesso dimenticata… – risponde la volpe –  Vuol dire: ”Creare legami”.

– Creare legami?   – Ripete a voce alta il bambino.

– Certo!   – continua la volpe –   Tu finora per me sei un ragazzino uguale ad altri centomila ragazzini. Io non ho bisogno di te per vivere. Neppure tu hai bisogno di me. Io, per te, non sono che una volpe uguale a centomila altre volpi che tu puoi incontrare. Ma se tu mi addomestichi io non sarò più quella di prima e anche tu cambierai insieme con me: alla fine avremo bisogno l’una dell’altro. Non potremo più rimanere lontani o senza vederci. Tu sarai per me, unico al mondo e io sarò per te, l’unica volpe importante del mondo.

– Comincio a capire   – risponde il piccolo principe.

– E avremo bisogno di vederci,   – continua la volpe –   darci degli appuntamenti e staremo in ansia fintanto che si attende il momento dell’incontro.

Se tu mi addomestichi la mia vita sarà illuminata.

Io conoscerò il rumore dei tuoi passi, e sarà diverso da tutti gli altri.

– Se tu vuoi un amico addomesticami!.    – conclude la volpe.

– Che cosa devo fare?   – domanda il piccolo principe.

– Bisogna essere molto pazienti   – risponde la volpe   – In principio tu ti siederai un po’ lontano da me, così, nell’erba. Io ti guarderò con la coda dell’occhio e tu non dirai nulla; ma ogni giorno tu potrai sederti un po’ più vicino.

Il piccolo principe ritornò l’indomani.

– Sarebbe stato meglio che tu fossi venuto alla stessa ora  – gli dice la volpe   Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell’ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e a inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità!

Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore… Quando si fa amicizia, quando si prova simpatia per una persona; e ancor più quando ci si innamora…

si comincia a “creare legami” è il tempo per addomesticarsi l’un l’altro:

si sta in ansia nell’attesa, si viene invasi dalla gioia nell’incontro, rabbia per ogni contrattempo.

Quando finalmente si capisce che non si può più stare senza l’altro… quando si prende coscienza che la vita non ha più senso se non la si condivide con chi si ama… quando il mondo non conta più nulla per te e che la persona che ami è il mondo per te… allora e solo allora si è abbastanza  “addomesticati” per vivere insieme.

 

 

 

       Mamma ascoltami…

 

Una giovane mamma di tre bambini stava preparando in cucina la cena, con la mente totalmente concentrata su ciò che stava facendo.

Tra le altre cose voleva fare la sorpresa ai bambini delle patatine fritte.

I bambini indistintamente non rifiutano mai le patatine fritte; è il loro piatto preferito.

       Il bambino più piccolo di 4 anni aveva avuto una giornata molto impegnativa alla scuola materna e cercava di raccontare alla mamma quello che era successo quel giorno a scuola materna.

       Parlava in continuazione come avesse inventato il “moto perpetuo”; la mamma gli rispondeva piuttosto distrattamente con mezze parole, monosillabi; si vedeva che non lo stava ascoltando attentamente.

       Qualche istante dopo la mamma si sentì tirare la gonna e udì:

– Mamma…

La donna accennò di sì con la testa senza badargli molto, borbottò anche qualche parola.

La donna sentì altri strattoni alla gonna e di nuovo la voce del più piccolo:

– Mamma…

La donna gli rispose ancora una volta brevemente e distrattamente continuando a sbucciare patate.

Passarono cinque minuti.

Il bambino si attaccò alle gonne della madre e tirò con tutte le sue forze. La donna fu costretta a chinarsi verso il figlioletto.

Il bambino le prese il volto tra le manine, lo portò davanti al proprio viso e disse:

– Mamma, quando ti parlo,

tu devi ascoltarmi con gli occhi!

 

Ascoltare qualcuno con gli occhi, significa dirgli:

– Tu sei importante per me.

Tutte le cose importanti passano attraverso gli occhi   e si dicono con gli occhi.

 

 

Una studentessa scrisse così

nel suo diario

pensando a sua madre:

(questo diario la mamma l’ha trovato tra le cose della figlia

e lo ha letto dopo che la figlia era morta in un incidente)

 

Quando tu pensavi che io non ti stessi guardando,

hai appeso il mio primo disegno infantile in cucina

e ho cominciato a desiderare di stare in casa.

 

Quando tu pensavi che io non ti stessi guardando,

hai cucinato apposta per me le patatine,

perché sapevi che mi piacevano

e allora ho compreso che le piccole cose

possono essere molto speciali.

 

Quando tu pensavi che io non ti stessi guardando,

hai recitato una preghiera

e ho cominciato a credere in un Dio

con cui si può sempre parlare.

 

Quando tu pensavi che io non potessi vederti,

hai preparato un pacco dono per una famiglia povera

e ho capito che devo farmi prossimo degli altri.

 

Quando tu pensavi che io fossi già addormentata

e non ti stessi guardando,

mi hai dato un sacco di baci

e ho capito quanto mi volevi bene.

 

Quando pensavi che io non ti stessi guardando,

ho visto le lacrime scorrere dai tuoi occhi

e ho capito che le cose, a volte, fanno male.

 

Quando pensavi che non ti stessi guardando,

hai sorriso

e ho avuto voglia di essere gentile come te.

 

Quando pensavi che non ti stessi guardando

ti sei preoccupata per me

e ho avuto voglia di diventare come te.

 

Quando pensavi che io non ti stessi guardando

ho avuto voglia di ringraziarti

per tutte le cose che hai fatto per me.

 

 

         NON ROMPERE….

 

       Domenica scorsa nel bollettino parrocchiale ho ricordato alcuni atteggiamenti trasgressivi che alcuni ragazzini avevano tenuto in occasione della festa di Halloween.

       Oggi vorrei raccontare quanto mi è successo e di cui sono stato testimone in questi giorni in autobus.

E’ un giorno qualsiasi della settimana, verso l’una del pomeriggio, quando i ragazzi escono di scuola e prendono d’assalto gli autobus per tornare a casa.

Vicino a me, in piedi, sono seduti quattro ragazzetti sui 13 anni e chiacchierano insieme a voce alta, come fossero soli in filovia.

Sono seduti in quei posti particolari in cui due sedili sono posti di fronte ad altri due, di solito riservati a persone con handicap.

I ragazzi si vedono in faccia e stanno tutti e quattro pestando i tasti del telefonino e contemporaneamente parlano a voce alta.

Ad un certo momento arriva una chiamata nel telefonino di uno dei quattro.

Il ragazzo risponde prontamente.

Queste sono le parole che sento:

– Uh,  cosa vuoi?

Poi silenzio, perché sta ascoltando quanto gli dice la persona dall’altro capo del filo.

– Non rompere i co…  sono qui con i miei amici. Lasciami in pace. Quando arrivo mi vedi.

 

Il ragazzo, chiusa la telefonata, continua la conversazione con gli amici, ma come per scusarsi dell’interruzione dell’inopportuno, che si era permesso di interrompere le loro dotte conversazioni, dice agli amici:

– Era quella rompi cogl….  di  mia madre….    (perché i ragazzi parlano tutti un buon italiano…

e anche le parolacce vengono bene!)

 

La madre avrà certamente messo giù il telefono, confortata dalla voce dell’augusto figlio, affamato, stanco morto, disfatto, e purtroppo ignorante e maleducato…  tranquilla che sia sulla strada del ritorno.

 

Ho pensato:

 

Che la madre gli abbia detto qualcosa, quando il ragazzo si è presentato alla porta di casa?

Che gli abbia fatto saltare il pranzo?

Che gli abbia rifilato un paio di ceffoni da fargli rintronare la testa?

Certamente no!

Anzi l’avrà coccolato e accudito come fosse un “combattente e reduce di guerra” rientrato da chissà quali imprese megagalattiche.

 

Poi ho pensato ancora:

 

Il linguaggio di questi ragazzi è certamente colorito.

Non è segno di una cultura smisurata, ma la TV e i personaggi che creano opinione e il buon linguaggio italiano nei programmi televisivi (vedi Bossi, Sgarbi, Salvini, Grillo… qualcosa ha insegnato ai nostri ragazzi! 

Non sono in grado di conversare; grugniscono monosillabi!

Alcune parole fondamentali ad effetto per una dotta conversazione tra amici le sanno, e tanto basta, per capirsi.

 

Cari genitori, non posso permettermi di educare i vostri figli;

sono la persona meno adatta e competente.

Ma una riflessione mi permettete di farla; e un domani anche di discuterla insieme, se lo credete.

 

Avete comprato il telefonino all’emerito rampollo per sentirvi dire “rompi palle”…. da uno stronzetto (scusate, ma alcuni lo sono!) che ha bisogno della calcolatrice anche per fare 5 X 8 e pendete dalle sue labbra come fosse il Messia!?

 

Se un ragazzo dice a sua madre ” Rompi co…” vuol dire che glielo può dire;

significa che può dire e fare quello che vuole in casa, tutti sono ai suoi piedi, prostrati in adorazione… nessuno mai gli obietta nulla.

E allora sappiamo da dove vengono i ragazzi di Manduria che per 8 anni seviziano un uomo disabile… senza che alcuno intervenga;

sappiamo da dove vengono fuori i ragazzi che usano gli spray urticanti per derubare i loro coetanei, anche se stanno calpestando feriti e morti come a Corinaldo;

ora sappiamo come mai ci siano ragazzi che per fare esperienze trasgressive forti sentono il bisogno di accoltellare qualcuno o sferrare un pugno a tradimento al primo che passa…

Ora capiamo perché ragazzi senza arte né parte, né sale in zucca, si dedicano alle sedute spiritiche per passare il tempo alla sera:

stare con la tua ragazza non ti basta più?

Possibile che un genitore non possa dare un man rovescio al proprio ragazzo, per insegnare la buona educazione, se non è riuscito a insegnargliela in altre maniere ?

Mi domando che cosa posso chiedere io, prete, o che cosa può fare l’insegnante a scuola o il catechista in parrocchia o in centro estivo… quando si trova davanti ragazzi come questi?

Insegnare la buona educazione?

E che cos’è ?

La mia impressione è che non sia l’unico caso di un ragazzo maleducato, strafottente, villano, cafone di tutta Padova e Provincia! Magari!

Ragazzi che bestemmiano o parlano male per darsi delle arie (da stupidi) sono tanti.

Salite in autobus, avvicinatevi a qualche gruppetto di ragazzini, mentre chiacchierano… e sentirete.

 

Io non ho soluzioni; ma so per certo che alcune cose non si possono fare con i ragazzi:

– calarsi sempre le brache…

– dargliela sempre vinta …

– non chiedere mai a loro un sacrificio, una                 rinuncia…

– educarli senza fede, senza dei valori,

       senza una morale…

 

 

              Cani come bambini

          e bambini come cagnolini

 

Abbiamo mai osservato i cagnolini che ci passano accanto mentre passeggiamo sotto i portici o nei giardini pubblici ?

A prima vista possono sembrare dei cani veri, assomigliano ai cani veri, camminano su quattro zampe come tutti i cani, ma sono delle volgari imitazioni, tanto è vero che non hanno neppure il nome da… cani, ma nomi da calendario dei santi; così in famiglia si festeggia l’onomastico.

Per le cagnoline:

Shiva, Pupilla, Bella, Ramona, Paprika, Olivia, Mafalda, Amy, Peggy, Kira, Ofelia, Luna e Aurora.

Lilla, Gaia, Ada, Stella, Mmaya, Gigia, Gina, Sara, Lalla, Gina, Rosa, Pina, Poppy, Diva, Luna, Lola, Vera, Emma, Dana, Nanà, Bea, Noa, Mia, Baby, Lia, Lara, Bella, Zola, Diva.

Per i cani maschi:

Grisù, Rambo, Tornado, Birichino, Pluto, Bart, Spillo, Dick, Billy, Jack, Chicco, Alex, Kiko, Ugo, Nino, Sam, Leo, Pino, Bob, Birillo, Elio, Golia, Bill, Milo, Lillo, Biagio, Enea, Black, Pedro, Otto, Paco, Oscar, Pippo, Gringo, Macho, Devil,

Vengono regolarmente curati, lavati, portati dal dottore, vaccinati, profumati, le loro unghie vengono attentamente tagliate (d’altra parte in un appartamento più che camminare “scivolano”, “sciano”, come dei “fondisti”),  la “pipì” la sanno fare anche senza un albero. Quanto al mangiare, hanno i loro piatti preferiti, (nei supermarket gli scaffali per il cibo dei cani sono attigui e forniti altrettanto bene quanto quelli per i bambini), i cani di razza vanno a far colazione al bar con cappuccino e “brioche”, come il padrone.

E’ un divertimento vedere con quale competenza sanno rifiutare la pastina non gradita; per qualcuno si rende necessario prenderlo in braccio e aspettare che maturi la sua scelta, come fosse un bambino viziato. Sono quelli che nella stagione fredda escono con mantellina e scarpette di lana fatte a mano all’uncinetto.

Mangiano a tavola come uno della famiglia e spesso dormono sul letto come un figlio…

Conosco un papà con moglie e figli che da sempre al pomeriggio e quasi tutte le notti le passa riposando sul divano in cucina per far compagnia al suo cagnolino; ed è geloso della moglie… il cane non il marito.

Anche i cani hanno un’anima e magari ci sarà un paradiso anche per loro…

In verità a volte certi cagnolini, certi bastardini dimostrano una sensibilità, un’intelligenza, un intuito, un’affettuosità, una gioia di vivere che ci stupirebbero anche riscontrandole in una persona.

Purtroppo a furia di attenzioni, bagno-schiuma, carezze, piatti speciali, siamo riusciti a snaturare questi nostri poveri cani, a renderli bestiole senza più senso, senza più fiuto… arrossiscono, se vengono trattati da cani.

Non sono più cani, sono delle imitazioni.

Il guaio comunque non è trattare i cani come fossero persone, ma trattare le persone come fossero cani randagi….

Non raramente, lo stesso percorso che usiamo con i cani per farne degli “umani” inavvertitamente lo adottiamo con i nostri bambini.

Per il cane il trattamento di cui si parlava può essere gratificante, mentre per un bambino un trattamento analogo non sarebbe l’ideale.

I ragazzi arrivano alla mattina a scuola in macchina, ma prima passano per il bar a fare scorta di merendine. Quella no! Quest’altra neppure! “L’ovetto Kinder”, “i biscotti della nonna”… Questo sì perché ha la sorpresa…quello no, perché non lo prende nessuno!

E il buon genitore, paziente oltre ogni limite, fa sempre scegliere al “baby” anche ciò che bene non gli fa.

Alle 12, 30 uscita dalla scuola.

E’ il momento per chiedere all’insegnante come va il pargolo.

E l’indulgente maestra a spiegare che è un po’ distratto, a volte assente, che avrebbe la capacità, ma che non si impegna del tutto… non dice (e guai se lo fa capire): ” il suo bambino è un fannullone, senza volontà, maleducato, a volte violento con i compagni, musone e asociale.

In casa poi, ogni genitore merita il Nobel per la bontà e per la pazienza

“… la condisco in rosso, la pasta, amore ?

…la vuoi bianca ?….vuoi che ti facciamo un panino…?.

Il “pupo” (magari tredicenne) non sa quello che vuole e quindi non può decidere… abbiamo sempre deciso tutto noi per lui e giustamente gli abbiamo dato quello che era bene per lui, quindi:  “Questo è il piatto di oggi e questo si mangia!”

Quando sarà abbastanza grande per esprimere un suo parere, lo farà con chiarezza e convinzione. Ciò che il bambino deve mangiare o vestire, fintanto che non sarà in grado di decidere da solo, sarà l’amore dei genitori a decidere per lui, non i suoi capricci.

 

Rifiutare tutto, credere in niente, entusiasmarsi di nulla, poco spirito di sacrificio, senza la forza d’animo di prendersi degli impegni costanti, essere “schifati” di tutto,  annoiati perfino dell’amore possessivo e asfissiante dei genitori: queste sembrano essere le caratteristiche dei ragazzi allevati con il “metodo canino”.

Ma mentre i cani ve ne saranno eternamente riconoscenti, e ve lo dimostrano dimenando la coda;  i pargoli, al contrario, una volta diventati grandi, saranno insoddisfatti, irrequieti, annoiati e “meneranno le mani”, così per vincere la noia.

E’ una educazione che non educa, che non forma persone, che non prepara alla vita;

Sembrano polli di allevamento, leccati come cagnolini da salotto, desiderosi noi di sentirli parlare come “ometti” in modo da esibirli alla meraviglia dei vicini e parenti: fenomeni da baraccone che dicono cose più grandi di loro.

Già alle medie affiorano i segni della loro scontentezza, della loro inquietudine.

Alla ricerca di una loro “identità”, di una loro personalità; che non possono avere, non gliel’hanno formata.

Allora eccoli esibirsi con la sigaretta, con gli orecchini, con gli zainetti griffati diversi da quelli degli altri, con abbigliamento catastrofico per la loro immagine, con il telefonino sempre in mano…

 

A proposito di telefonino, i ragazzi alla moda lo usano sistematicamente anche a scuola, durante le lezioni e non c’è verso di convincerli a lasciarlo a casa o in segreteria… i genitori stessi insorgono come leoni, contro gli insegnanti, perché vogliono tenere i loro ragazzi sotto controllo… non importa se durante la lezione di scuola i loro pargoli si mandano messaggi sotto banco; senza perdere nulla, naturalmente, di quanto sta dicendo l’insegnante.

 

 

Cari genitori:

i ragazzi vanno lasciati liberi,

ma controllati a vista.

( ameno che non siano già sotto controllo della   Scuola)

E un domani ve ne saranno riconoscenti.

Il telefonino serve solo per crearci delle illusioni, per tranquillizzarci la coscienza di genitori, e …per andarli a prendere se rimangono per strada con l’auto.

Alla ricerca di qualcosa che non riusciranno a colmare mai, si esibiscono in tutte le forme per evidenziarsi dagli altri, per dire a se stessi e agli altri che sono qualcuno.

Non raramente sbagliano misura, trovandosi poi implicati, per leggerezza, in cose e in atti di cui le cronache sono tristemente piene … eppure era di ottima famiglia… era così buono e riservato…aveva tutto…

Es.   i ragazzi di Manduria, di Corinaldo, di Torino,

         di Finale Ligure, di Verona, di Napoli…

         le teste rasate, gli Skinhead dei Centri Sociali e

         di Casa Pound

 

Purtroppo la maggior parte dei nostri ragazzi non ha mai conosciuto la gioia di poter desiderare qualcosa per più di un quarto d’ora, non ha mai provato il piacere di sentirsi battere la pioggia sul viso, perché nessuno poteva andare a prenderlo, arrivare a casa bagnati come pulcini, dover prendere un’aspirina e andare a letto senza tanti discorsi, tornare dalla scuola con il vestito strattonato o qualche graffio per aver litigato; non ha mai provato a dividere il panino con il vicino di banco, oggi mangiano ovetti al cioccolato.

Se succede oggi, che un ragazzetto torni da scuola con lo zaino sporco o il giubbetto strappato, Dio non voglia con un graffio in faccia… succede la 3° guerra mondiale, la cosa non si ferma in famiglia.

Si prende immediatamente il telefono in mano, ci si lancia in difesa del pupo scendendo in campo per una santa crociata contro gli altri genitori che non sanno educare i loro figli, contro la scuola che non educa, contro il governo che è sempre incapace, contro la Chiesa che predica tanto ma che non sa prendere i ragazzi…

 

I bambini vengono su come vogliamo noi genitori ed educatori, o meglio come viviamo noi adulti:

– Se vogliamo che salutino le persone,

salutiamo noi,

       – se vogliamo che siano rispettosi,

       cominciamo a rispettarci noi in famiglia,

       – se vogliamo che abbiano grinta e si prendano    delle responsabilità e degli impegni,

       facciamolo noi per primi…

       – se vogliamo che vadano in chiesa, perchè   riteniamo che la componente religiosa sia        importante nell’educazione,

       andiamo in chiesa insieme a loro,

       – se vogliamo che studino, non critichiamo gli       insegnanti e teniamo spenta la TV…

Cosa importa

se non sanno chi erano i Beatles,

se non hanno visto il “Grande (povero) fratello”,

se non hanno la battuta facile,

se si vergognano delle parolacce,

se i calzoni che usano non sono jeans griffati…

meglio, così sarà più gradevole incontrarli, dimostrano buon gusto e capacità critica, sapendo prendere le distanze da una moda che ci condiziona come pecore di un gregge;

e non saranno costretti a trascinarsi dietro vestiti di tre misure più grandi o così stretti da sentirsi insaccati come dei salsicciotti.

 

 

 

 

 

 

 

 

Genitori senza bastone

 

In questi giorni ho ricevuto una lettera da parte di una mamma, come commento e riflessione ai due ultimi bollettini dal titolo:

    “CANI COME BAMBINI E RAGAZZI COME CAGNOLINI”

 

” Sono una mamma che ha colto con attenzione la sua provocazione: questa mi ha spinta a riflettere sul mio compito di genitore (in fondo penso fosse questo che lei voleva); ma, mi creda, non è affatto facile arrivare alla sera ed essere serena, come dovrei essere.

Mi è difficile a volte non aver paura, anche se so che, a seconda di come assolverò questo mio compito, un giorno sarò o non sarò premiata.

Quello che lei ha scritto sul “bollettino” è molto forte, ha toccato i miei sentimenti, i miei pensieri, che da quando ho dei figli mi accompagnano in una strada difficile: quella della loro crescita.

            Non è facile essere genitori, nessuno ce lo ha insegnato; noi genitori di oggi non abbiamo nessuno accanto che ci guidi, che ci aiuti. Non ci sono più le famiglie allargate che ci danno una mano, ci sentiamo soli davanti agli innumerevoli capricci dei nostri figli, capricci che sono più grandi di loro. E noi, per paura, li assecondiamo, temiamo che a loro manchi ciò che è mancato a noi.

            Noi genitori siamo cresciuti con valori che oggi i nostri figli non hanno; e non li hanno perché noi genitori facciamo fatica a darli.

            Siamo troppo presi dalla fretta del lavoro, dal bisogno di dar loro ogni cosa per non farli sentire diversi “dalle altre pecore del branco”, corriamo ogni giorno senza mai fermarci e quando ci fermiamo lo facciamo solo per dire sempre di sì a qualsiasi loro richiesta.

Non abbiamo tempo per parlare con loro, per discutere, per affrontare un loro rifiuto, o per aiutarli a superare le loro crisi.

            Sì, non è facile fare i genitori in una società di consumismo; noi sbagliamo, ma chi ci aiuta ?

            Io personalmente credo in Dio e la fede mi sorregge: ho chiesto aiuto al Signore; spesso l’ho chiesto alla mia vicina, ma aveva fretta; l’ho chiesto alla mia collega di lavoro, ma anche lei non aveva tempo.

            E allora mi chiedo: come possiamo fare noi genitori ?

            Quando mi trovo davanti a mio figlio che mi insulta, che non ascolta quando parlo, e per ottenere un piccolo favore devo insistere fino a perdere la voce, allora è in quel momento che mi mancano le forze per andare avanti e cerco dentro di me una risposta. Spesso chiedo aiuto, ma non lo trovo.

            Avrei bisogno di confrontarmi con qualcuno che abbia lo stesso mio problema; vorrei ritrovarmi alla sera per raccontare la mia giornata e insieme sentirmi sollevata: almeno avrei parlato con qualcuno, avrei sfogato la mia rabbia con un adulto e non in mio figlio che, vedendomi arrabbiata e con le mai alzate, il giorno dopo mi imiterà.

            Ti prego, Signore, dammi degli amici per condividere questo mio cammino. Fa che la mia Comunità cristiana di Mandriola possa formarsi come “famiglia” e che insieme possiamo crescere al meglio i nostri figli. Loro hanno bisogno di amore e non di stanchezza, né di violenza, di remissività o di rassegnazione.

            Don Franco aveva ragione a scrivere quelle cose sui “cani come figli e i figli come cagnolini, ma chi pensa a noi, “padroni” senza bastone ?”

 

P.S.

A questa lettera ho risposto personalmente

a tu per tu;

e con una serie di bollettini

alcuni dei quali fanno pure parte di questo studio.

 

 

       I consigli del Dott. Spock

 

       Il Dott. Spock, americano di Washington, è stato un noto pediatra (medico che si interessa dei bambini e delle loro malattie ) di questi ultimi 30 anni.

       Ha scritto decine di libri per i genitori di tutto il mondo.

Le conclusioni a cui arriva nei suoi studi si possono sintetizzare in alcuni semplici consigli; a cui ogni genitore di buon senso arriva comunque anche senza aver letto i suoi scritti.

 

1° RISPETTA IL BAMBINO.

       mai prenderlo in giro,

       dagli l’importanza che merita una persona,

       non fare promesse che non potrai mantenere.

 

2° FATTI RISPETTARE DA LUI.

       Non ti deve mai offendere, neppure per        scherzo;

       nè tenere con te un atteggiamento di    sufficienza.

 

3° TIENILO LONTANO

       DALLA TV,

       DAI VIDEOGIOCHI

       E DAI VIDEOREGISTRATORI.

       Sono tutti strumenti che impoveriscono la sua      intelligenza.

 

4° NON SPINGERLO AD ESSERE COMPETITIVO.

       Non con i suoi fratelli, o gli amici,

       non nel gioco,

       non nello studio.

 

5° TU GENITORE PENSA MENO AL LAVORO,

       AL SUCCESSO, AGLI IMPEGNI,

       AL GUADAGNO…

       E   PIU’  A   LUI.

       Molti ragazzi non finirebbero in compagnie    equivoche,

       nella droga o della delinquenza.

 

6° ATTENTI ALLA SUA DIETA:

       IL GRASSO NON è BELLO E NON FA BENE.

       Non moriranno di fame se non fanno sempre il     pieno.

 

7° IMPARIAMO AD ASCOLTARE I SUOI

       BISOGNI EMOTIVI.

       il bambino prova tutti i sentimenti

       di un adulto:

       affetto e antipatia, noia ed entusiasmo,

       paura e bisogno di sicurezza.

 

8° NON UMILIARLO MAI.

       L’umiliazione lo ferisce, gli crea un senso di   incapacità e frustrazione.

 

9° RICORDATE CHE LUI VI GUARDA:

     L’ ESEMPIO CHE DATE  E’ FONDAMENTALE.

       Non lo educhi a forza di parole o di rimproveri,

       ma vivendo tu, per primo, ciò che chiedi a lui.

 

10° NON RISPARMIARE SULL’AMORE.

       Dimostragli che gli vuoi bene.

 

 

         Gli INSEGNANTI FACCIANO GLI INSEGNANTI

             E I GENITORI FACCIANO I GENITORI

          non vanificare l’efficacia dell’educatore.

 

       Da tanti anni la Scuola Italiana si è aperta alla famiglia.

Già con i “Decreti delegati” (1974) la Scuola ha tentato di inserire i genitori nella gestione della Scuola; creando i Consigli di Istituto, i Consigli di Interclasse e di classe, con la presenza dei genitori a fianco degli insegnanti.

       Questa riformula che da allora è andata consolidandosi, era una novità assoluta per la scuola ed era una buona idea: anche i genitori erano chiamati a gestire la scuola, ad essere partecipi della disciplina di classe, a decidere sull’andamento della scuola stessa, venivano informati sulla scelta dei testi scolastici, resi partecipi delle iniziative, delle attività, delle gite, a interessarsi della mensa scolastica, ecc…

       Da un primo momento piuttosto timido e impacciato la riforma è andata consolidandosi, creando sempre più spazi e conferendo sempre più autorità ai genitori.

       Mentre originariamente “l’insegnante unico” decideva tutto per la sua classe; ora nella medesima classe sono presenti più insegnanti, i quali non possono progettare senza aver reso partecipi il Dirigente e i genitori.

       L’idea del Ministero della Pubblica Istruzione era certamente ottima, e lo è tutt’ora; solamente che la realtà non corrisponde quasi mai alle attese e alle scelte decise a tavolino.

Anche perché le grandi scelte ministeriali spesso vengono prese da persone che raramente hanno fatto la gavetta e sono aggiornate con l’evoluzione dei tempi e dei ragazzi.

I problemi, per esempio, che pongono oggi ragazzetti di scuole secondarie di 1° grado (di prima o seconda media), non erano neppure ipotizzabili alcuni anni fa.

       Considerazioni:

 

oggi nella scuola, pur essendoci la presenza di più insegnanti nella medesima classe di ragazzi e quindi una maggiore ricchezza di iniziative e di contributi, la responsabilità della classe è suddivisa tra più docenti e ciascuno si sente responsabile per un settore particolare.

Questa pluralità di insegnanti ha favorito:

– un rilassamento nella disciplina (certamente non determinato esclusivamente da questo fattore, ma può aver contribuito),

–  una minore incisività dell’insegnamento,

– e una diminuita capacità di apprendimento da parte degli alunni.

 

Sono andati crescendo l’importanza dei genitori nella scuola e il loro ruolo, limitando contemporaneamente lo spazio decisionale degli insegnanti; i quali si sentono in parte esautorati dalla presa di posizione dei genitori e dalle loro esigenze.

Per cui nei Consigli di Istituto e di classe non raramente si assiste a incontri e a dialoghi talmente controllati da sembrare che tutti siano seduti sulle spine, o su carboni ardenti.

Il controllo è vicendevole: i genitori per non mancare di rispetto agli insegnanti dei loro figli e gli insegnanti a non dire qualcosa che possa suscitare la reazione dei genitori, sempre in stato di allerta.

Conseguenza: si lavora insieme, ma non sempre in clima di vera e serena collaborazione.

 

I genitori hanno un ruolo importante all’interno della scuola, anche nelle scelte pratiche e della vita della scuola; ma non sono abbastanza addentro e  sono meno interessati ai progetti formativi.

Per cui più che essere partecipi del cammino formativo della scuola, i genitori sono preoccupati di “come va” il proprio ragazzo, “se a scuola è bravo”, mentre non si sentono altrettanto coinvolti nel collaborare con gli insegnanti anche all’esterno della scuola, a comprendere e fare propri i programmi formativi e didattici della scuola o della classe e a lavorare in concerto con gli insegnanti su quei progetti.

 

   Un’ultima osservazione.

L’impressione, e posso sbagliarmi, è che, da qualche anno, insegnanti e genitori tendano a invadere i campi di competenza gli uni degli altri.

       Nella scuola, i genitori propendono a difendere i loro figli anche oltre l’evidenza e si pongono come antagonisti davanti agli insegnanti; i quali si trovano in difficoltà di fronte ai genitori, pur dentro la loro scuola.

Questo fattore è dovuto al fatto che  “i ragazzi sono prima di tutto dei loro genitori”, appartengono  a loro che giustamente li difendono da tutto ciò che li può minacciare.

       Gli insegnanti invece svolgono un compito sussidiario alla famiglia, aiutano i genitori a formare, a istruire e ad educare i figli.

Hanno quindi sul bambino minor potere e minori diritti dei genitori.

       Questo vantaggio i genitori, inconsciamente, lo fanno pesare nella scuola, mettendo talvolta in difficoltà il ruolo dell’insegnante.

Questo comportamento del genitore si riflette sul bambino e ritorna a suo scapito.

Mettere in difficoltà un insegnante o un educatore, di fronte a un bambino, anche se avesse dei limiti educativi, si ritorce sempre contro il bambino stesso.

       Ritengo che, al di fuori di gravi carenze morali o dottrinali, l’insegnante vada difeso comunque, anche quando fosse carente dal punto di vista didattico, pedagogico e culturale, si dimostrasse più autoritario che autorevole, più paternalista che paterno, più offensivo che rispettoso.

E comunque la prima cosa da fare, quando un genitore riscontrasse qualche mancanza in un insegnante è parlare direttamente con l’interessato, prima che con il Dirigente; a tu per tu, prima che in pubblico;  chiedendo delucidazioni prima di colpevolizzare.

       Gli insegnanti vanno comunque sempre difesi in presenza dei bambini, e dei ragazzi, non perché sono bravi, buoni e belli, ma perché sono punti di riferimento per loro e per non vanificare l’efficacia della loro attività.

 

9° bis

Una riflessione a parte meriterebbe l’argomento:

GITE SCOLASTICHE e similari.

Da anni ormai facciamo esperienza della scarsa educazione che dimostrano i ragazzi e i giovani in occasione di “gite organizzate dalla scuola” o di soggiorni in alberghi.

L’argomento riguarda i ragazzi, la Scuola e i genitori.

Sembra non sia più possibile organizzare una tre giorni di uscita con la scuola dove i ragazzi possano comportarsi con rispetto e buona educazione.

La trasgressione, la mala-educazione, la cafoneria, la villania, la stupidità e l’immoralità… sembrano siano i segni distintivi in queste occasioni.

La parola d’ordine è:

“Facciamone più che possiamo”

Ragazzi che corrono per i corridoi a tutte le ore della notte negli alberghi;

il baccano e la confusione caratterizzano questi gruppi di ragazzi in gita;

rompono porte, vetri, armadi e rubano stoviglie e altro materiale dell’albergo;

alcool e droga a tutte le ore del giorno e della notte;  

per eludere la sorveglianza dei responsabili, si calano dalle finestre delle stanze per andare a divertirsi in città, rientrando al mattino strafatti… e imbecilliti…

       Possiamo capire perché:

– molti insegnanti rifiutino di accompagnare i ragazzi in gita;

– certi alberghi in Italia e all’estero non vogliono avere ospiti ragazzi italiani.

– s siano verificati incidenti, anche gravi, in queste occasioni;

e, credo, solo Dio abbia impedito guai maggiori.

 

 

10°

       LETTERA APERTA AI GENITORI

       considerazioni di fine anno scolastico    

 

       Si è concluso un anno scolastico e vorrei comunicare una riflessione con voi genitori su un aspetto particolare della scuola frequentata dai nostri ragazzi. Dico “nostri” perché li conosco per nome, voglio loro bene, vengono in parrocchia e li sento un poco miei.

       Non sono un consulente famigliare, né un esperto di problemi scolastici, non cerco pettegolezzi;  mi sta a cuore l’argomento su cui vorrei attirare la vostra attenzione.

       Mi sconcerta in questi ultimi tempi la realtà sociale-giovanile- scolastica… Oggi vorrei soffermarmi su una sensazione di disagio e di smarrimento che avverto nel mondo della scuola:

sta peggiorando il rapporto di fiducia e di collaborazione tra insegnanti-genitori-bambini.

       Non voglio generalizzare, e non voglio fare di ogni erba un fascio della famiglia o della scuola.

Vale anche qui il proverbio che: “Un albero che cade fa più rumore di una foresta che cresce”; per cui se qualcosa non va… questo balza subito agli occhi, mentre non si sottolinea abbastanza le moltissime altre realtà e situazioni positive, presenti anche nel mondo della scuola.

Se volessi sinteticamente concentrare il mio pensiero in poche parole sull’argomento, direi: “Genitori, chiedetevi che cosa significhi “educare” !

 

Non sono pochi i docenti, di elementari, medie e superiori, frustrati, stanchi e delusi da una scuola nella quale non si riconoscono più, che li ha esautorati, messi in balia delle circolari ministeriali, umiliati dai ragazzi, intimoriti da esigenze e proteste dei genitori.

Vorrei premettere che le esperienze riferite e gli esempi qui riportati non riguardano la nostra scuola di……………; anzi queste riflessioni non coinvolgono proprio “una Scuola”, quanto “la Scuola” in generale; o meglio ancora, “la formazione”  dei nostri ragazzi.

 

Una bambina di 1° elementare fa sparire il quaderno dove l’insegnante aveva scritto una “nota” per i genitori.

Questi, convinti che la loro bambina non potesse mentire e seccati che l’insegnante insistesse perché quel quaderno saltasse fuori, “con grande senso di magnanimità”, per chiudere la questione comprano un nuovo quaderno, purché l’insegnante la finisca di rompere.

Questi benedetti genitori non si sono resi conto che non era questione di un quaderno in più o in meno, quanto piuttosto che non tenendo un atteggiamento deciso conforme a quello dell’insegnante e non chiedendo che la bambina almeno ammettesse il piccolo inganno, stavano favorendo il suo imbroglio. La bambina a sua volta ha capito che in seguito avrebbe potuto contare sulla collaborazione dei genitori per frustrare la linea educativa della maestra.

 

Un bambino di 4° elementare nel compito in classe riceve un giudizio modesto, al di sotto di quanto i genitori si aspettassero. Il giorno dopo, la mamma, convinta che la maestra ce l’abbia con il suo “genietto”,  va a contestare l’insegnante e a chiedere giustificazione del voto appena sufficiente: a suo parere, il compito valeva molto di più.

L’insegnante, dopo aver tentato inutilmente di far comprendere il motivo di quel giudizio, dietro le insistenze della madre, chiede:

– Vuole che dia “ottimo”? Le prossime volte darò “ottimo”, se è questo che vuole; e saremo tutti più contenti.

La mamma se ne andò tranquillizzata, convinta che la maestra d’ora in poi sarebbe stata più attenta nei confronti del suo ragazzo.

Mamma incosciente… crede di aver fatto il bene del figlio, prendendo le sue difese!

 

Un’insegnante, non alle prime armi, inizia l’anno in una scuola elementare dove non aveva mai insegnato. Per farsi un’idea di quale fosse la preparazione dei ragazzi di 5°, a che punto del programma fossero arrivati, pensa bene di fare una “verifica” per  capire da dove avrebbe dovuto cominciare.

La cosa viene agli orecchi dei genitori, i quali in massa si presentano a scuola, mettendo sotto accusa la maestra, chiedendole come si sia permessa di fare una “verifica” sui ragazzi senza aver prima parlato con loro o almeno con i responsabili di classe.

La maestra, che non voleva rovinarsi l’esistenza, e per non litigare con i genitori, ha dovuto giustificare la sua scelta, accordando con loro il metodo di insegnamento e ricevendone la loro autorizzazione.

Sono convinto che quei genitori se ne siano andati soddisfatti, perché avevano fatto capire all’insegnante come  fare l’insegnante.

 

I professori di una scuola media lamentavano la presenza dei cellulari a scuola; per cui il Preside dà disposizione affinchè i cellulari al mattino vengano  lasciati in segreteria.

Intervengono immediatamente i genitori, con avvocati al seguito, per chiedere al Responsabile come possa permettersi questo atto autoritario, lesivo dell’autonomia dei ragazzi stessi.

I genitori hanno ottenuto che i loro ragazzi tenessero in tasca il cellulare, anche durante la lezione.

E poi ci chiediamo perché tanti ragazzi sono ingestibili; e nessun adulto, genitore o educatore ( a meno che non sia l’allenatore di calcio) possa chiedere qualcosa che richieda un minimo di sacrificio o un limite alla loro esuberanza ?

 

In una Scuola materna l’insegnante dice ai bambini( 3-5 anni)

– Non dite al papà che state imparando una poesia per lui; deve essere una sorpresa.

I genitori si passano parola e intervengono:

– Male! Facendo preparare una poesia ai bambini e raccomandando loro di non dire nulla a casa, l’insegnante (in questo caso una suora)  istiga i bambini a un comportamento incoerente, al sotterfugio, creano la possibilità di ingannare i genitori,  non aiuta i bambini alla sincerità…

Siamo noi adulti  a favorire la malizia nei nostri bambini !

 

Tutta la 5° elementare (18 bambini) stava preparando la recita di fine anno. Una sera, l’insegnante responsabile dello spettacolo riceve una telefonata a casa da parte di un bambino: non voleva più partecipare alla recita, perché il ruolo assegnatogli non era all’altezza delle sue capacità.

Posso sbagliarmi ma sono convinto che alle spalle di quel bambino c’era un suggeritore adulto.

(L’atteggiamento di alcuni genitori nei confronti degli insegnanti è il medesimo nei confronti degli allenatori di calcio, ai quali vengono affidati i figli. Se non li fanno giocare in squadra o in campionato… ritirano il fuoriclasse dal gruppo, contestando la capacità dell’allenatore…)

Chiudo la parentesi, perché del calcio semmai parleremo in altra occasione.

 

Una bambina della materna (5 anni) un giorno solleva, con insistenza e con un po’ di morbosità, le gonne ad un’altra bambina (4 anni). Questa lo riferisce a casa;  la mamma immediatamente chiama per telefono varie altre mamme della medesima scuola e insieme il giorno seguente si presentano alla Direttrice, chiedono un’assemblea di tutti i genitori, durante la quale contestano Direttrice, insegnanti, Presidente (il parroco), perché i bambini non sono assistiti a sufficienza, non vengono seguiti, sono lasciati incustoditi, ecc…

La situazione invece di rimanere contenuta, si aggrava, ingigantisce, degenera, si avvelena… assemblee dei genitori, giorni e serate di dibattiti, lettere ingiuriose, avvocati, psicologi, ecc…  tanto che ora i responsabili di quella Materna parrocchiale  sono arrivati alla conclusione che, non potendo chiudere la Scuola, il prossimo anno (2006-2007), non accetteranno le iscrizioni di alcuni bambini i cui “genitori sono ingestibili”.

 

  Ho parlato in questi giorni con quattro insegnanti di Scuola elementare, entrambi con anni di esperienza alle spalle: 

stanno seriamente pensando di cambiare professione, o di chiedere anticipatamente il pensionamento.  Non si ritrovano in questo tipo di Scuola, che non riesce più a educare,  in cui non ci si può permettere alcuna iniziativa, dove si è sommersi da circolari ministeriali fino a diventare burocrati impersonali… con ragazzi maleducati e aggressivi, con nessuna volontà di studiare o di impegnarsi, con genitori che giustificano sempre i loro figli, anche in situazioni gravi, e che per di più pretendono di insegnare ai docenti il loro mestiere.

E in parte deve essere vero:

quanti sono i bambini e i ragazzi che salutano, che buttano la carta del gelato o il pacchetto di sigarette vuoto nei cestini, che rispettano gli ambienti e le cose della scuola o della parrocchia, che parlano male o volgare o rispondono indietro anche ad un adulto, o che ti vengano a dire sinceramente che hanno rotto qualcosa in patronato, quando succede, ecc ? Quanti ?

       E se in famiglia i genitori sono attenti a questa forma spicciola di educazione; è segno che è proprio la Scuola a non educare, visto che i ragazzi passano tutti di là !.

E gli insegnanti che hanno questi ripensamenti sono i migliori, i più preparati, che hanno sempre lavorato per la formazione e l’educazione dei ragazzi stessi. Sono proprio questi insegnanti seri e coscienziosi che non si ritrovano più in questa Scuola.

       Non voglio affermare che i mali della Scuola siano da attribuire ai genitori; tutt’altro!

Credo piuttosto che i guai siano cominciati quando qualcuno ha voluto mettere mano alla scuola togliendo innanzitutto il voto sulla “disciplina” e sulla “buona condotta”, permettendo che i ragazzi a scuola potessero comportarsi come a casa o in piazza tra amici, dove tutto è permesso e nulla proibito. Per cui davanti a un teppista che allaga la scuola, o minaccia l’insegnante, … alla fine si chiude sempre un occhio.

       I guai della Scuola sono cominciati quando gli insegnanti si sono lasciati dare del “tu” e hanno pensato di comportarsi da “amiconi” con gli studenti.

       I guai della Scuola sono cominciati quando, a una punizione o a una “nota” dell’insegnante, il genitore ha giustificato il suo ragazzo dicendo: “poveretto”; e a voce alta ha mandato a quel paese il docente che faceva solo perdere tempo.

       I guai della Scuola sono cominciati quando il bambino ha capito che tra papà e mamma non c’era una grande intesa; e che tutti e due erano in disaccordo con l’insegnante.

       I guai della Scuola sono cominciati quando abbiamo preso le difese a tutti i costi del nostro ragazzo, mettendo in discussione la competenza, l’autorità e l’autorevolezza dell’educatore (della maestra, del professore, dell’allenatore di calcio, del catechista, dell’animatore, del sacerdote…).

Se insinuiamo nel ragazzo la sfiducia nell’educatore, questi è finito!

       I guai della scuola sono cominciati quando i genitori hanno piazzato il bambino davanti alla TV o al computer o ai video giochi… come fossero elementi educativi.

       I guai della Scuola sono cominciati quando abbiamo diradato il dialogo con i nostri ragazzi;

       quando abbiamo pensato di educarli non aiutandoli a fare quello che ritenevamo il loro bene ma chiedendo a loro che cosa piacesse fare, seguendo così i loro capricci.

       I guai della scuola cominciano quando cediamo alle insistenze dei nostri figli;

       quando li  difendiamo a spada tratta anche se hanno torto marcio;

       quando non li  puniamo se lo meritano.

       I guai della scuola cominciano quando non teniamo un atteggiamento univoco, conforme, costante, sicuro… ma siamo ondivaghi, esitanti, permissivi… per paura che si ribellino, che disobbediscano e ci umilino…

       I guai della scuola cominciano quando lasciamo credere ai nostri ragazzi che a loro è permesso tutto, a meno che non sia espressamente proibito. E a loro niente è proibito!

       I guai della scuola cominciano quando i nostri ragazzi ci mancano di rispetto a casa e noi ci passiamo sopra, pensando: “Quando sarà più grande, capirà!” Col cavolo che capirà! Se vi ha mancato di rispetto da piccolo… mancherà di rispetto anche da grande a voi, agli altri e alla moglie quando sarà sposato.

       Analogamente, se un Responsabile in Centro Giovani fa un’osservazione a un ragazzo o  deve dirgli:  “No!”…  è una tragedia!

I nostri ragazzi non sono abituati a sentirsi dire “No!”

Corrono da me; e se anch’io devo mettere un limite o impormi perché il Centro Giovani resti un ambiente educativo (e tutto non può essere permesso…) allora vengono i genitori a dirmi che non ho pazienza, che non ci so fare con i ragazzi, che non li capisco, sono troppo esigente, che li sto perdendo, ecc… 

Devo lasciare che rubino, che dicano parolacce, che saltino pure sui tavoli, che si siedano sui tavoli e poggino i piedi sulle sedie, possono appendersi alle tende, giocare con 20 metri di carta igienica, rompere vetri, sporcare i muri, usare Internet per entrare nei siti porno e vantarsene con gli altri…? 

Evidentemente queste sono tutte cose permesse a casa.

       Io non voglio insegnare a voi genitori a fare i genitori.

Mi rendo conto quanto sia facile educare i figli degli altri… e ancor più quando non se ne ha!  E vi chiedo scusa per questo

Pur tuttavia non posso non essere preoccupato, credo anche voi, di questo “andazzo” che viene avanti e diventa sempre più  dilagante.

       Di queste righe, trattenete ciò che vi può aiutare a riflettere e lasciate da parte il resto.

Ma sono convinto che una presa di coscienza di noi educatori e genitori non ci può che far bene e forse cambiare qualcosa attorno a noi.

Auguro a tutti “Buone vacanze” e  “Arrivederci”.

                                                                         il Parroco

                                               don franco

 

11°

          GENITORI,

         NON AMICI !             

 

La lettera aperta ai genitori ha suscitato alcune reazioni da parte di genitori e insegnanti.

Cogliendo lo spunto da una lettera che mi è arrivata a commento dei miei foglietti, aggiungo tre note.

 

1° E’ necessario  educare con  AUTORITA’.

“Autorità” significa che chi comanda ha legittima facoltà a comandare e di prendere provvedimenti vincolanti.

Può esercitare autorità una persona o un ente che sono investiti di potere pubblico  e legittimo.

Esempio: un insegnate in classe è un’ autorità.

Un genitore in famiglia è un’ autorità.

Un genitore oltre che essere un’ autorità in famiglia,  ha inoltre “l’autorità” legale e riconosciuta di prendere provvedimenti nei confronti dei figli.

 

L’ autorità richiede autorevolezza

L’autorevolezza è il credito che una persona possiede per la stima che gode, per l’esperienza acquisita, per il prestigio personale.

La persona autorevole è una persona considerata e rispettata.

Non è sempre detto che uno che ha autorità abbia anche autorevolezza; come ci possono essere persone senza alcuna autorità, ma di grande autorevolezza per la competenza e per la loro serietà.

 

Autorità non  significa autoritarismo.

Autoritarismo è il potere esercitato da una persona che ha autorità legale e riconosciuta, ma esercitata con dispotismo, senza rispetto della legge o delle persone.

 

Dopo aver chiarito i termini del discorso e ritornando all’affermazione iniziale: “E’ necessario educare con autorità”  devo concludere che ogni genitore prima  deve comportarsi con autorità e autorevolezza (se ce l’ha) con i figli e secondariamente potrebbe essere anche loro amico, ma non è detto che debba necessariamente esserlo.

       In famiglia ogni genitore pur nella bontà, nella comprensione, con le coccole, nella pazienza… deve esercitare “con autorità il suo ruolo di genitore” e responsabile della formazione, dell’educazione e conduzione famigliare.

“Con autorità” significa che quanto decide in famiglia deve essere messo in atto, non va messo in discussione, non ammette eccezioni … altrimenti ne va della  “autorità e autorevolezza” di genitore.

Ciò che un genitore ritiene giusto e buono per un figlio, non è giusto una volta sì e una volta no, non è giusto nei giorni feriali e diventa sbagliato alla domenica, non è giusto in casa e sbagliato fuori (anche se ciò che è “opportuno” in famiglia può non esserlo più fuori)… e viceversa.

La difficoltà del genitore sta proprio in questo:

nel determinare alcune regole, non troppe,  di comportamento sulle quali è necessario essere esigenti;

è saper contemperare l’autorità e la severità delle esigenze con l’amore e l’affetto che un genitore deve comunicare.

Questa linea costante di comportamento equilibrato tra severità e amore è  quello che favorisce l’educazione, la formazione di un bambino.

L’esser troppo indulgenti o permissivi porta a non riuscire più a controllare i propri ragazzi già a sei o sette anni.

Al contrario l’eccessivo rigorismo rischia di ottener come effetto figli obbedienti ma freddi, formali, senza sentimenti, senza il senso della famiglia.

Oggi, si può notare nei confronti dei ragazzi un’educazione eccessivamente permissiva e protettiva, in forza di una libertà mal compresa, ma che non educa.

       E porto un esempio che mi è famigliare.

Se in Centro Giovani per favorire l’accesso ai ragazzi permettessi che ognuno si comportasse come crede, non mettessi alcuna regola, neppure le semplici norme di “buona educazione”… mi troverei al termine di una giornata con vetri rotti, sedie rotte, rotoli di carta ovunque, servizi igienici intasati, muri imbrattati fino al soffitto, materiale dei giochi non più utilizzabile… e nel periodo estivo i locali allagati dai gavettoni che i ragazzi si fanno dentro e fuori i locali.

A questo punto qualcuno deve intervenire, (solitamente non sono i genitori, che non vedono niente di male o di sconveniente o fuori posto…) qualcuno deve intervenire e tanto più duramente quanto più sono incontrollabili  e vivaci i ragazzi.

Non è che si voglia limitare la loro esuberanza, ma bisogna pure che qualcuno (se  la famiglia non ha messo dei limiti) faccia capire a questi ragazzi che esistono delle forme di buona educazione che pur nella esuberanza del gioco devono essere rispettate… altrimenti il Centro Giovani non è più un  “ambiente educativo” ma “diseducativo” …

e se non è più educativo  a che scopo  tenerlo aperto?

       Tornando al ruolo educativo dei genitori, (senza mettere in discussione il valore dell’amicizia), è necessario dire che “il genitore amicone” dei propri figli, rischia di mettersi sullo stesso piano del figlio… come può avere l’autorità di esigere qualcosa o di imporsi se è suo amico?

Educare e, nello stesso tempo, essere anche amici dei propri figli, è un ruolo che richiede  maturità, amore e un  equilibrio infinito.

Sarebbe meraviglioso che il direttore responsabile di un ufficio o di una fabbrica fosse anche “amico” di tutti i suoi dipendenti, una persona gentile, socievole, buona, giusta, ecc… ma se vuole che l’ufficio o la fabbrica funzionino…  deve avere sempre l’autorità di imporsi, di dare un ordine senza che sia messo in discussione… e questa esigenza (di imporsi) è praticamente impossibile da conciliarsi con l’amicizia.

 

Un secondo spunto di riflessione che mi è stato offerto dalle lettere,

e-mail e dalle telefonate  che mi sono pervenute come risonanza alla “Lettera aperta ai genitori”,  lo potrei sintetizzare nell’espressione:

“Non si educa senza sacrificio”.

Non è pensabile che si possa “educare” un bambino (aiutarlo a crescere serenamente, ad affrontare la vita sociale, modellare il suo carattere, tirare fuori da lui le sue potenzialità, sviluppare le sue doti naturali…)  senza che questi debba accettare qualche limite, senza che possa mai sentirsi dire “no”, senza che pianga o faccia i capricci perché vorrebbe questo e anche quello, mentre deve accettare anche di non aver nulla.

       Non è un buon educatore, il genitore che si sostituisce al figlio, sobbarcandosi  i  sacrifici che il figlio dovrebbe fare.

Spianando la strada da ogni asperità, in modo che il figlio possa camminare spedito, senza trovare ostacoli e contrattempi, senza prepararlo a qualche rinuncia, a tener presente che non tutto è buono e lecito, che alcuni comportamenti non si possono tenere,  che non si può “prendere” tutto ciò che piace… se non è stato preparato a queste rinunce “necessarie”…  lo priviamo di una direttiva precisa, di una formazione indispensabile.

Se non  “educhiamo”  i nostri ragazzi, saranno dei  male-educati in vita, persone da evitare.

E la vita reale non è quella delle telenovelas, del cinema, dei reality televisivi… la vita non è facile per nessuno; è una competizione terribile. Chi nella vita vuole arrivare a qualche traguardo, modesto (arrivare al diploma, comprarsi un’auto) o grande che sia (costruirsi una casa, aprire un negozio…) deve mettere in preventivo che solo con enormi sacrifici personali riuscirà nell’impresa. Non ci sono scorciatoie o eccezioni.

Se nell’educare diamo l’illusione del contrario ai nostri ragazzi, non siamo buoni educatori.

Un ragazzo 13-14 anni non dovrebbe pensare  che le uniche sue attività siano lo studio, giocare al computer, guardare la TV, la palestra, il gioco, gli amici… ma anche alcuni altri impegni e lavori, che non mancano mai in una casa (o in parrocchia): pulirsi le scarpe, lavare l’auto, fare la spesa, seguire il fratellino più piccolo, apparecchiare e sparecchiare la tavola, farsi i letti, mettere in ordine almeno la propria stanza, andare a prendere un oggetto, dare una mano, pulire e raccogliere le carte per terra, ecc…

Una ragazzetta di 12-13 anni dovrebbe essere in grado di aiutare in casa come una donna adulta.

       Non abbiamo timore di chiedere qualche sacrificio ai nostri figli: da adulti ci ringrazieranno.

Andare a lavorare tutti i giorni,  otto ore di lavoro tutti i giorni, gli impegni di una famiglia tutti i giorni, i contrattempi che si presentano tutti i giorni… è una fatica che se un giovane non ha dimestichezza con il sacrificio non vorrà mai affrontare e  cercherà di evitarli.

       Uno dei motivi della delinquenza è che si vuole “guadagnare tanto senza fare troppa fatica”. Lavorare è faticoso.

       Ma vogliamo renderci conto che senza sacrificio non si arriva a nulla!?

Vogliamo renderci conto che i nostri ragazzi non sono educati al sacrificio;  e  che lo spirito di sacrificio non è cosa d’altri tempi!?

Se non siamo riusciti a far capire ai nostri ragazzi che devono prepararsi al sacrificio, a fare fatica, a sudare, a  serrare i denti, ad andare avanti a testa bassa comunque… e non per 10 minuti, ma per anni… noi educatori abbiamo fatto un pessimo servizio a loro come genitori ed educatori.

Bisogna che i bambini e i ragazzi vedano che ci sono dei sacrifici da fare; devono si rendano conto che i sacrifici non sono solo per i poveri…

devono sapere fin da piccoli che esistono dei limiti alla loro libertà e alla loro esuberanza …

bisogna che noi educatori sappiamo dire anche “no” a qualche richiesta fuori luogo,

bisogna che sappiamo bloccarli con coraggio e autorità quando passano il limite.

Es. Che uso ne farà un bambino o un ragazzo del cellulare ?

Mandare e ricevere messaggi (a volte stupidi e volgari), distrarsi nello studio, spendere soldi… e quando vorreste sapere dov’è il vostro ragazzo fuori casa… il cellulare è spento, o batteria scarica.

       Io non so come si possa trovare il giusto equilibrio per educare al sacrificio, a cui è necessario formare i nostri ragazzi; ma una cosa so per certo: che se non posso chiedere (è inutile chiederlo) a un bambino di raccogliere la carta che ha appena buttato per terra, è evidente che mai nessuno glielo ha insegnato.

Se impedisco loro di sedersi sui tavoli e di appoggiare le scarpe sulle sedie e a malavoglia obbediscono…è evidente che un simile sacrificio che  coarta la loro libertà personale  non gliel’ha mai chiesto nessuno…

se chiedo a ragazzi di 17 anni di tenere in ordine la stanza, che usano sistematicamente in Centro Giovani… e non lo fanno… è perché nessuno prima ha mai chiesto loro questo sacrificio e questa umiliazione inaudita….

se genitori e ragazzi usano una sala per una festina e alla fine, se ne vanno, lasciandola in uno stato tale che sembra sia passato un tornado… è segno che nessuno di loro ha il senso del servizio, del sacrificio e neppure dell’ordine che rende gradevole e accogliente un locale.

 

  Una terza osservazione  riguarda il rapporto “Genitori – Scuola”.

Credo succeda a tutti gli insegnanti trovarsi davanti genitori che tentano di giustificare i risultati modesti del figlio, con attenuanti tipo: è stato poco bene, non ha avuto tempo, è molto distratto. è tanto vivace, non ce la fa “poverino”, ha poca memoria, ecc…  mentre l’insegnante ribadisce che il ragazzo è capace, potrebbe fare di più, non si impegna abbastanza, ecc…

       Ciò che sta alla base di un atteggiamento simile è una strana concezione.

Mentre l’insegnante esige molto e pretende che il ragazzo si impegni di più, studi di più, si dia da fare perché è in grado di rendere di più… e l’insegnante rischia di diventare antipatico e severo per il fatto che pretende da questi “poveri” ragazzi  un profitto migliore perché è convinto che ce la possano fare, se si impegnassero un tantino di più…

i genitori giustificano sempre i figli… per amore, o per una forma di protezione da un insegnante che giudicano severo….

       In realtà se analizziamo bene i due comportamenti quello dell’insegnante esigente e quello del genitore indulgente, troviamo che “l’insegnante esige perché ha fiducia nel ragazzo”, sa che può rendere, è necessario stargli addosso, insistere, ha bisogno di essere stimolato… quindi l’insegnate manifesta fiducia nel ragazzo… 

il genitore invece che giustifica la scarsa resa scolastica del figlio è come se mandasse un messaggio contrario all’insegnate: “Io non ho la fiducia che ha lei in questo mio ragazzo… non può farcela… accettiamolo così com’è e quello che può dare… anche se studia poco… lasciamolo “poverino” in pace, sarà un po’ pigro… ma pazienza…”

Sembrerà impossibile, ma è proprio il genitore a non volere il bene del figlio:  chiede indirettamente che non si pretendano ulteriori sacrifici da questo “povero ragazzo”, non si devono avere troppe esigenze,  lasciamolo nella sua ignoranza.

E’ un atteggiamento ben strano, poco educativo da parte del genitore.

 

       A conclusione, mi scuso con i genitori, ripetendo quanto ho già detto in altre occasioni analoghe:

“Educare i figli degli altri è una cosa che mi riesce benissimo e facilmente” … pertanto ritorno a chiedere sinceramente scusa a tutti i genitori di questa mia invadenza.

 

 

12°

      LETTERA di un ragazzetto

      ai suoi genitori

 

Caro papà e

cara mamma

 

– Io sono un dono speciale di Dio;

anche se non sono

così come voi mi vorreste.

 

– Non sgridatemi tutto il santo giorno.

 

– Datemi gli orientamenti per vivere;

indicatemi quali sono i paletti e le regole

della nostra famiglia,

con pazienza e affetto.

 

– Per crescere

ho bisogno del vostro incoraggiamento;

andate piano con le lodi e con le critiche

 

– Datemi la possibilità

di prendere qualche decisione

che mi riguarda personalmente.

 

– Consentitemi anche di sbagliare,

in modo che possa imparare dai miei errori.

Dio mi aiuti a non fare errori troppo gravi.

 

– Non fate le cose invece mia.

 

– Non fate paragoni tra me

e mio fratello o mia sorella.

 

– Non abbiate timore di andare via

per un fine settimana insieme,

voi due soli.

I figli hanno bisogno di prendersi una vacanza

dai loro genitori;

e i genitori

di prendersi una vacanza dai figli.

Anche questo è un modo per farci capire

che il vostro matrimonio

è qualcosa di speciale.

 

– Portatemi regolarmente

in chiesa,

dandomi un buon esempio di onestà

da seguire.

 

– Non vergognatevi di esprimere

i vostri sentimenti

e i valori in cui credete;

mi aiuta a crescere con idee e criteri solidi.