Gesù non ha parlato di fede, amore e tutto il resto è una semplice deduzione logica. Egli è cresciuto nello Spirito che scendeva su di lui delicatamente, a misura, come una colomba: anche attraverso i doni della fede ebraica, che Gesù stesso portava a pienezza; attraverso le persone, anche con le loro varie specificità di aiuto; attraverso le situazioni… La sua vita è piena di sfumature spirituali e umane di grazia, la sua era una vicinanza specifica ad ogni persona.
Ciascuno quando era portato nella grazia adeguata in contatto con lui poteva, se si lasciava aprire il cuore, scoprirsi amato in un modo liberante, rasserenante, che donava nuova fiducia, scioglieva nodi, apriva strade di vita piena con ogni bene. Il vangelo per tutta la storia umana sarà per grazia scoperto sempre più come dono pieno di amore, di vita davvero nuova, a misura del graduale, personalissimo, cammino di ciascuno. Una infinita miniera di grazie e di ogni bene. Dunque infinite vitali scoperte da poter ricevere in dono.
Non ripetitive astrazioni. Non è un caso che Gesù non ha scritto, lui parlava, donando semi di grazia, a misura delle specifiche persone, situazioni. Non parlava in astratto con parole che potevano non giungere delicatamente a misura delle persone. E non si trattava di concetti da vivere integralmente subito, meccanicamente, ma di semi donati al momento opportuno. La parola di Dio è fatta prima di tutto per venire tradotta dal vivo, nella comunità cristiana, nel dialogo comunitario con la guida inviata dalla Chiesa ma anche liberamente scelta dalle persone.
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È infatti necessaria la fiducia nel formatore perché altrimenti è più difficile lasciarsi portare oltre. È un percorso che nella pienezza diventa un cammino di fede personale e comunitario con Maria e Gesù. Cristo stesso infatti ha detto da risorto alle pie donne di dire ai suoi fratelli di andare in Galilea perché “là mi vedranno” (Mt 28, 10).
Ossia ci ha trasmesso che avrebbe continuato con i discepoli di ogni tempo il cammino del vangelo dalla Galilea a Gerusalemme, in un sempre più profondo ritorno al vangelo stesso alla scoperta, sulla base della rivelazione virtualmente piena da lui donata, della verità tutta intera, il suo amore meraviglioso.
Dunque non vi è niente di meglio, sotto vari aspetti, della meditazione dal vivo, in specie e fontalmente quella comunitaria nella Chiesa. Ma lo scritto può risultare uno spunto, uno stimolo, alla vita vissuta, in un cammino graduale appunto verso la condivisione dal vivo nella comunità, il dialogo dal vivo, a tutto campo, col padre spirituale….
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È con queste prudenze e queste sottolineature che scrivo i commenti sul mio blog, postati anche su vari siti: si tratta come accennavo sopra di contributi nuovi ma sempre considerando tutt’altra cosa la comunicazione dal vivo.
A cura di don Giampaolo Centofanti.