I luoghi di San Francesco

1227

Eremo delle Carceri

Santuario francescano a c. 4 km da Assisi e 800 m di altitudine sulla strada che porta al Subasio, dove il canalone, che solca il monte dall’alto in basso, diventa una spaccatura a strapiombo sulla roccia. Dall’antichità il luogo fu rifugio di eremiti intorno ad una cappellina chiamata Santa Maria ad Carceres. La parola “carcere” deriva dal latino carcer (luogo chiuso, nascosto) ed indicava luoghi aspri e solitari, adatti per la contemplazione e la vita eremitica. Non si hanno nelle Fonti Francescane notizie esplicite e decisive della presenza di Francesco alle Carceri, ma moltissimi indizi la rendono una realtà credibile. Anzitutto bisogna ricordare che la famiglia di Francesco aveva una proprietà vicina alle Carceri, dalla quale si poteva accedere facilmente all’Eremo. La grotta dove si ritirava Francesco con un giovane amico agli inizi della conversione (FF 329) è identificata da più autori come una di quelle presenti alle Carceri. In Sant’Angelo di Panzo, poco sotto le Carceri, Francesco conduce Chiara prima di fissarne la dimora definitiva in San Damiano. In questo luogo la tradizione ambienta diversi episodi dei Fioretti (cfr cap. III; cap. XVI; cap. XXIX; cap. XXXII). Un altro particolare ancora più significativo ci è offerto da un “lodo arbitrale” del 1237, detto “di frate Elia”, volto a dirimere una controversia tra il Comune di Assisi e la Cattedrale, dove si parla esplicitamente del “Carcere di San Francesco”, in riferimento alla località in questione, conosciuta, almeno fino al 1198, come “Carcer de Tenplo” (A. Fortini). Dopo la morte del Santo si ha notizia di una presenza sporadica dei suoi compagni alle Carceri. Verso la fine del ’200 vi fu costruito un piccolo eremo dipendente dal Sacro Convento, punto di riferimento di gruppi di frati cosiddetti “zelanti”. Una presenza stabile e prolungata dei frati alle Carceri si riscontra con Paoluccio Trinci, fondatore dell’Osservanza, dopo il 1370. Dal 1426, con san Bernardino da Siena, l’Eremo fu ampliato e conobbe un deciso sviluppo.

San Damiano

Chiesetta appena fuori Assisi, in direzione sud, dedicata ai santi martiri Cosma e Damiano, della quale si ha notizia fin dal 1030 ma, stando alla tradizione, sarebbe molto anteriore. Antico priorato benedettino, al tempo di Francesco era piuttosto malridotta per vetustà e cattiva manutenzione. La conosciamo come uno dei luoghi più frequentati da Francesco nel periodo della conversione, e proprio qui, mentre è assorto in preghiera, sente le parole del Crocifisso che lo invitano a riparare la Sua Casa. Al sacerdote di questa chiesa offre i soldi ricavati a Foligno dalla vendita di alcune stoffe e del cavallo, e rimane con lui per circa un mese. È questa la prima chiesa che comincia a riparare dopo le parole del Crocifisso. Ed è ancora in questo luogo che Francesco conduce Chiara e la sorella Agnese dopo la loro scelta di vita penitenziale (1211 o 1212?). Successivamente a questa data il Santo è presente ripetutamente a San Damiano per visitare e aiutare Chiara e le consorelle nella loro formazione. Nel 1225, un anno prima di morire, Francesco, gravemente malato, è costretto a fermarsi a San Damiano per quasi due mesi dove, martoriato nel corpo e prostrato nell’anima per quella esperienza conosciuta da tanti mistici come la “notte dello spirito”, in uno slancio di totale abbandono nella fede, reagisce componendo il Cantico delle Creature. Ritornerà in San Damiano all’indomani del suo beato Transito, durante il trasporto della salma dalla Porziuncola alla chiesa di San Giorgio, dando la possibilità a Chiara e sorelle di rivedere e venerare colui che avevano amato come padre. Chiara rimane a San Damiano per 42 anni, dei quali 39 da abbadessa, e 28 di continua infermità. Vi muore la sera dell’11 Agosto 1253, ma anche le sue spoglie verranno tumulate nella chiesa di San Giorgio. In San Damiano inizierà il processo di canonizzazione della Santa sempre nel 1253. Nello stesso anno le monache di San Damiano chiederanno di potersi trasferire presso la tomba della madre Chiara, passaggio che si concluderà negli anni 1257-1260. La presenza delle monache in San Damiano fu subito rimpiazzata da quella dei frati, da allora interrotta solo negli anni 1867-1879 a causa della “soppressione” voluta dal governo del nuovo Stato Italiano.

Rivotorto

Il luogo prende il nome da un torrente tortuoso che sgorga dalle pendici del Subasio e va ad incontrare il Topino qualche chilometro più avanti. Situato in un’area contigua a San Damiano e Santa Maria della Porziuncola, è testimone delle inquietudini giovanili di Francesco e di alcuni momenti decisivi della sua conversione, come il bacio al lebbroso e il servizio nel lebbrosario di San Rufino d’Arce, presso la chiesetta di Santa Maria Maddalena. Vicino al torrente c’era un “tugurio”, una piccola capanna di frasche, paglia e fango, abbandonata, che Francesco e i primi compagni scelsero come punto di riferimento. Rivotorto così diviene il luogo dei primordi dell’Ordine Francescano, l’inizio creativo, il luogo che vede il primo accrescersi della fraternità di Francesco e da dove, nel 1209, l’entusiasta manipolo parte per chiedere, ed ottenere dal Papa, l’approvazione della primitiva “forma di vita”. Dopo circa due anni di permanenza nel luogo, irrompe nel rifugio un contadino che spinge il suo asino: “Entra, entra, che faremo un buon servizio a questo luogo” (FF 398). Francesco e i suoi compagni, intuendo l’intenzione dell’uomo, che temeva volessero appropriarsi del luogo, abbandonano il rifugio e non vi tornano più, stabilendosi alla Porziuncola. Nel 1455 il frate Francesco Saccardo costruì una cappella sul tugurio trasformando la struttura primitiva. Nei primi decenni del ’600, per volontà del Papa Sisto V, vi fu costruita una chiesa più ampia che inglobò il tugurio. Da quell’epoca risiede stabilmente a Rivotorto una comunità di frati minori.

La Porziuncola

Con il termine “Porziuncola” si deve intendere ciò che, in termini catastali, oggi si indica con la parola “particella”, cioè una piccola parte di un più ampio territorio. Il nome Porzucle compare per la prima volta in un atto notarile dell’archivio della cattedrale di Assisi, risalente al 1045. La Porziuncola era di proprietà del monastero di San Benedetto al Subasio. Nell’appezzamento era compresa anche la chiesina dedicata all’Assunta, detta anche di Santa Maria degli Angeli, che Francesco aveva restaurato tra il 1207 e il 1208. È in questa chiesina che si era precisata la scelta di vita di Francesco (FF 354-356). E quando egli, con i suoi primi compagni, fu costretto ad andarsene da Rivotorto si stabilì presso quella chiesina che rimase di proprietà monastica, dove costruì una piccola casa di paglia, vimini e fango. La Porziuncola diviene così il luogo prediletto di Francesco, la culla dell’Ordine e, con l’espansione di questo nel mondo, il punto di riferimento per tutti i frati. In questo luogo l’Ordine Francescano conosce l’umiltà degli inizi e la gioia di una crescita inaspettata. Qui si celebrano i primi “Capitoli generali” e si prendono le decisioni più importanti per il progredire dell’Ordine. Qui si verificano innumerevoli episodi che conferiscono agli inizi del francescanesimo il profumo di un’epopea di straordinaria freschezza. Qui Francesco accoglie Chiara e le taglia i capelli in segno di vita penitenziale. Qui ritorna gravemente malato e vive i suoi ultimi giorni con un’intensità spirituale e una tenerezza struggente per i suoi frati, per Chiara e sorelle, per le persone a lui più care (FF 508514). Qui muore la sera del 3 ottobre 1226. La Porziuncola è anche il santuario della riconciliazione e del “Perdono di Assisi”. Nel secolo XVI, per volontà del Papa Pio V, si iniziò la costruzione dell’attuale basilica, che ingloba la primitiva chiesetta, su disegno di Galeazzo Alessi e supervisione del Vignola; lavori portati a termine solo nel 1684. La presenza dei frati alla Porziuncola è ininterrotta da san Francesco in poi.

Chiesa di San Giorgio e Basilica di Santa Chiara

Il mattino successivo alla morte di Francesco, dalla Porziuncola si snodò un lungo corteo che, dopo una sosta a San Damiano, proseguì fino alla chiesa di San Giorgio, situata dentro le mura cittadine, dove la gloriosa salma fu tumulata. Di questa chiesa si hanno notizie fin dal 1111. Dopo il 1167 fu annesso alla chiesa l’ospedale di San Rufino, prima ubicato nella “Fovea Perlici”. Parrocchia fino al 1253, alla chiesa di San Giorgio era annessa una scuola vescovile, per l’insegnamento della grammatica e della retorica, frequentata da Francesco ancora fanciullo. Probabilmente in questa chiesa Francesco inizia la predicazione al popolo durante la Quaresima del 1210, inquietando ed avvincendo il cuore di Chiara. Qui viene tumulato il corpo del Santo all’indomani del 3 Ottobre 1226, data del suo beato Transito. Ancora in questa chiesa, il 16 Luglio 1228, il Papa Gregorio IX eleva solennemente alla gloria degli altari il Poverello di Assisi. Da questa chiesa, il 25 Maggio 1230, muove il lungo corteo che trasferisce le spoglie mortali del Santo nella nuova, grandiosa basilica che frate Elia stava costruendo. In questa stessa chiesa, il 12 Agosto 1253, viene deposto il venerato corpo della vergine Chiara, proveniente da San Damiano. Il trasferimento delle monache da San Damiano a San Giorgio avviene a scaglioni, tra il 1257 e il 1260, man mano che prendeva corpo il nuovo monastero. Intanto nell’Agosto 1255 il Pontefice Alessandro IV elevava alla gloria degli altari la santa madre Chiara. Si determinò che anche per lei sorgesse una basilica degna di stare al confronto con quella costruita in onore di san Francesco. Si cominciò così ad erigere la nuova opera, sotto la direzione di frate Filippo da Campello, proprio a fianco dell’antica chiesa di San Giorgio, che non era stata demolita, e veniva a formare un tutt’uno con la nuova basilica. Tuttora si possono riconoscere gli elementi essenziali della precedente costruzione nella cappella del Sacramento e nel coro delle Monache. Nel 1260 la nuova struttura era pronta per accogliere le sacre spoglie della Santa e il 3 Ottobre dello stesso anno avveniva la traslazione, presente san Bonaventura, Ministro Generale del Primo Ordine. Nel 1265 la nuova basilica era ultimata, ed il Papa Clemente IV in persona veniva per la consacrazione.

La Verna

Verna è il nome di un monte dell’Appennino toscano (m 1283) in provincia di Arezzo, tra Pieve Santo Stefano e Bibbiena. La tradizione vuole che il monte sia stato donato a san Francesco nel 1213 dal conte Orlando Catani di Chiusi, in occasione di un loro incontro nel castello di San Leo in Montefeltro. Trovatolo molto adatto alla contemplazione, Francesco lo accettò, vi fece costruire una chiesetta dedicata a Santa Maria degli Angeli (1216) e vi si ritirò più volte per periodi di penitenza e preghiera. Nel Settembre del 1224, due anni prima di morire, Francesco vi ricevette il dono delle stimmate. I primi frati vi dimoravano per periodi limitati, in capanne fatte di rami e fango. Nel 1263 fu costruita dal conte Simone Battifolle la cappella delle Stimmate, proprio sul luogo dell’evento. Quasi un secolo più tardi (1348) il conte di Pietramala vi costruì la chiesa maggiore. Attorno a questi tre edifici si sviluppò lentamente anche il convento, mentre nella selva circostante sorgevano oratori e cappelle in ricordo di episodi della vita di Francesco e di santi e beati francescani. Vi hanno lasciato i loro capolavori Luca e Andrea della Robbia, Giotto, Taddeo Gaddi ed altri artisti.

Santuario di Greccio

Greccio è un paesino della Sabina poco distante da Rieti, a 705 m di altezza sulle pendici del monte Lacerone. Il nome del piccolo borgo deriva, probabilmente, da una colonia greca stanziatasi nella zona intorno alla fine del primo millennio, divenuta “Castrum Greciae” verso il 1100. Francesco giunse a Greccio per la prima volta nel 1209 e, colpito dalla bellezza del luogo e dalla devozione della gente, volle stabilirvi un eremo a circa 2 km dal borgo, abbarbicato tra le rocce del monte, dove più volte si ritirò in preghiera. In questo luogo, nella notte di Natale del 1223, con l’aiuto del nobile Giovanni, rappresentò, per la prima volta nella storia del cristianesimo, il presepio vivente (FF 468471). Subito dopo la canonizzazione del Santo fu costruita sul luogo una cappella con l’altare sul posto del presepio. Nel 1260 vi fu eretto il convento, ampliato successivamente a più riprese. Vi dimorarono il beato Giovanni da Parma, san Bonaventura, san Bernardino da Siena e san Leonardo da Porto Maurizio. Dal 1992 Greccio è gemellata con Betlehem.

Basilica di San Francesco

Subito dopo la morte di Francesco e la sua tumulazione nella chiesa di San Giorgio, si cominciò a pensare ad un luogo e ad un tempio che potesse accogliere degnamente le sue spoglie mortali e consegnarle ai posteri. Sembra che il problema fosse più semplice del previsto, quando si pensi che già all’indomani della canonizzazione del Santo il Papa Gregorio IX poneva la prima pietra dell’imponente, futura basilica (17 Luglio 1228). Il luogo prescelto, appena fuori Assisi in direzione nordovest, era chiamato “Colle dell’Inferno” perché vi venivano giustiziati i malfattori; appellativo che, con la nuova destinazione, si sarebbe trasformato ben presto in “Colle del Paradiso”. Una tradizione non trascurabile farebbe risalire allo stesso Francesco, alla sua umiltà e disprezzo di sé, la scelta di quel luogo. Frate Elia organizzò così bene i lavori che già il 25 Maggio 1230 si poté fare la solenne traslazione del corpo di Francesco dalla chiesa di San Giorgio alla nuova basilica. Quando nel 1232 frate Elia fu eletto di nuovo Ministro Generale, volle ingrandire ancora il complesso già abbastanza imponente, innalzando una seconda chiesa sovrapposta alla prima: la basilica superiore. Progetto che in una ventina di anni veniva realizzato, sotto la direzione, sembra, di maestranze d’oltralpe. Contemporaneamente alle due chiese cominciò a prendere corpo anche il Sacro Convento, destinato a crescere ancora nei secoli successivi, all’ombra di quel campanile che svettava già dal 1239. Il complesso, oltre ad essere un capolavoro architettonico, racchiude incalcolabili tesori d’arte, dalle vetrate, alle decorazioni, all’intaglio, alle sculture, soprattutto ai dipinti. Vi hanno lavorato nomi quali Giunta Pisano, Cimabue, Iacopo Torriti, Giotto, Pietro Lorenzetti, Simone Martini e tanti altri che, pur esprimendosi in tempi diversi ed in mezzo ad una sterminata varietà di temi e di motivi, riflette un’armonia veramente sorprendente. Verso la fine del ’200 furono aggiunte lateralmente alla Basilica Inferiore, su un piano rialzato, 13 cappelle sempre in stile gotico, che ospitano anch’esse capolavori d’arte. Nel 1818 fu ritrovata la tomba di san Francesco sotto l’altare maggiore della basilica inferiore. Negli anni 1822-1824 fu scavata una cripta, rifinita nel 1925, che permette l’accesso alla tomba del Poverello d’Assisi.

Altri luoghi in breve

Oltre a questi luoghi più importanti ve ne sono altri non meno significativi. Innanzitutto la città di Assisi, dove ogni via, ogni angolo, ogni pietra ci parla di Francesco e ce ne fa sentire la presenza viva, il suo spirito. Nella valle reatina, insieme a Greccio, troviamo Poggiobustone dove Francesco soggiornò ripetutamente. Noto è l’episodio del Santo che confessa apertamente di aver mangiato cibi conditi di lardo durante la Quaresima (FF 715). Poi la Foresta, dove si ricorda il prodigio della vigna di quel sacerdote che, rovinata e spogliata dai devoti del Santo, diede più uva di quella prodotta nelle migliori annate (FF 1572). E infine Fontecolombo, testimone di diversi episodi, tra i quali la stesura della Regola e la dolorosissima cauterizzazione alla tempia (FF 1597). Rientrando in Umbria dalla valle Reatina, incontriamo presso Narni lo Speco di sant’Urbano (o Speco di Narni), luogo suggestivo, dove si racconta che Francesco, malato, desiderando un po’ di vino e non trovandolo, si fece portare dell’acqua che si tramutò in vino. Finisco accennando ad altri due luoghi: l’Eremo delle Celle di Cortona, fondato da Francesco nel 1211, dove il Santo soggiornò ripetutamente, in particolare nel 1225 di ritorno da Siena, per un riacutizzarsi della malattia; e l’Eremo di Monte Casale dove si ricorda l’episodio dei ladroni convertiti (FF 1646).

Fonte: calendario di frate indovino – 2013