Il ritorno #2
Il Vangelo di questa domenica continua il racconto di Luca sulla visita di Gesù alla sua città natale. Il calore, il benvenuto e l’approvazione con cui Gesù è stato inizialmente accolto si trasforma presto in una brutta scena.
La settimana scorsa, nella sinagoga di Nazareth Gesù ha annunciato la sua missione citando le parole del profeta dell’Antico Testamento Isaia. Egli viene come l’unto di Dio, pieno di Spirito, per annunciare una buona notizia ai poveri, la libertà ai prigionieri, ridare la vista ai ciechi; per liberare gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore.
Ora, all’inizio stupiti dalle ‘parole di grazia che uscivano dalla sua bocca’, il popolo stenta a credere che questo messaggio di accoglienza e accettazione da parte di Dio possa venire dal ragazzo che hanno visto crescere. Comincia a sembrare un profeta, ma: ‘non è costui il figlio di Giuseppe?’
Gesù li accusa di volere solo che lui recitasse la parte del profeta a loro vantaggio: che rimanga a Nazareth e faccia miracoli e prodigi solo per loro, come una specie di mago locale.
I cittadini non sono in grado di riconoscere o rispondere alla parola di Dio pronunciata da Gesù. Certi di sapere esattamente chi è Gesù, non riescono ad ascoltare il messaggio e credere in lui.
Usando esempi dalla vita dei profeti Elia ed Eliseo, Gesù rende chiaro che l’offerta di salvezza di Dio non è limitata solo a loro, e nemmeno agli israeliti. Né la vedova né Naaman sono israeliti. L’amore di Dio è incondizionato e destinato a tutti.
Il popolo è così infuriato che vuole ucciderlo, ma Gesù scivola via per continuare il suo viaggio secondo il piano di Dio.
Questo episodio ci ricorda che la proposta di ospitalità e accoglienza di Dio nei nostri confronti non può essere trattata solo come un insieme di belle parole, né Dio come una specie di operatore personale di meraviglie personale.
È come se i nazareni pensassero di avere Dio, Gesù e il suo messaggio ordinati e organizzati per il loro unico beneficio. La loro risposta era superficiale – ‘Cosa ci guadagniamo?’
Gesù tira questi pensieri allo scoperto perché la salvezza che porta non può fermarsi in superficie. È destinata a toccare, esplorare e guarire le profondità degli esseri umani. Questo è il cammino della conversione.
Questo sussidio per la preghiera è stato proposto dai Carmelitani della Provincia di Australia e Timor Est, in un tempo in cui non possiamo riunirci insieme per celebrare l Eucarestia come facciamo di solito. Siamo consapevoli che Cristo è presente non solo nel Santissimo Sacramento ma anche nelle Scritture e nei nostri cuori. Anche quando siamo soli continuiamo a far parte del Corpo di Cristo.
Nella stanza che avete deciso di utilizzare per questa preghiera potreste prendere con voi una candela accesa, un crocifisso ed una Bibbia. Questi simboli ci aiutano a ricordarci della sacralità dei nostri momenti di preghiera e possono aiutarci a sentirci uniti con le nostre comunità locali.
Il seguente testo è strutturato in modo che ci sia una guida e il resto di coloro che pregano, ma le parti della guida possono essere ripartite tra i presenti.
Mentre pregate, sappiate che in questo periodo i Carmelitani vi ricordano nelle loro preghiere, così come tutti i membri della famiglia carmelitana.
Foto di Brigitte is happy … about coffee time :)) da Pixabay