Con l’avvicinarsi della festa di Cristo Re la prossima domenica e della fine dell’anno liturgico, le letture di questa domenica assumono un aspetto da ‘fine dei tempi’.
Nel Vangelo Marco presenta una visione della piena instaurazione del Regno e della venuta di Cristo come prova finale della vittoria di Dio. Il linguaggio è necessariamente quello del simbolo e del mito poiché descrive qualcosa che deve ancora venire, non una realtà storica. Ma questo non significa che non abbia alcun rapporto con la realtà.
Lo sfondo in cui è ambientata la visione è un momento di angoscia. Le prime comunità cristiane, come quella di Marco, hanno certamente sopportato molta angoscia attraverso la persecuzione e la sofferenza e le lotte per seguire gli insegnamenti di Gesù.
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La venuta nella gloria di Gesù risorto insieme al grande raduno del suo popolo da ogni angolo della terra, vogliono rassicurare una comunità di credenti affaticata e spaventata. Hanno seguito la via del discepolato, condividendo la sofferenza di Gesù, alcuni fino alla morte. Un giorno la vittoria finale sarà di Dio ed entreranno con Gesù nella pienezza del Regno.
Nel frattempo, però, i discepoli devono imparare a leggere i segni della presenza di Gesù nella vita quotidiana. Gesù non è seduto passivamente alla destra di Dio. Attraverso lo Spirito Santo continua ad essere attivamente presente nei cuori e nella vita dei credenti, e nell’universo.
Né i discepoli devono aspettare passivamente la venuta finale. Attendiamo nella paziente speranza, ma non nell’ozio, perché continua il ministero di rendere presente Cristo in ogni pensiero, parola e azione, e in ogni momento della storia.
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Il Vangelo si chiude con una nota di incerta certezza: Cristo verrà, ma non sappiamo quando.
Per gentile concessione dail’ordine dei Carmelitani.
Foto di Brigitte is happy … about coffee time :)) da Pixabay