giovedì, Marzo 6, 2025
HomeVangelo del GiornoGiuliva Di Berardino - Commento al Vangelo del 5 Gennaio 2025

Giuliva Di Berardino – Commento al Vangelo del 5 Gennaio 2025

Domenica 5 Gennaio 2025 - II DOMENICA DOPO NATALE
Commento al brano del Vangelo di: Gv 1,1-18

Commento a cura di Giuliva Di Berardino pedagogista e liturgista.

Trascrizione, non rivista, del video.

Buongiorno a tutti. Oggi, Domenica 5 Gennaio, in questa seconda domenica del tempo di Natale, la Liturgia viene introdotta da un’antifona d’ingresso che non è tratta direttamente dalla sacra scrittura, ma è una stupenda contemplazione che ci offre la preghiera della chiesa.

Mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose e la notte era a metà del suo rapido corso, la tua parola onnipotente, O Signore, è scesa dai cieli dal tuo trono regale. È proprio questa contemplazione della parola incarnata, della Divina Sapienza che ha preso la nostra fragile carne mortale, e proprio questa condizione umana limitata, questa contemplazione oggi celebriamo insieme.

La prima lettura è tratta dal libro del Siracide, capitolo 24, in un brano in cui la Sapienza elogia se stessa con queste parole: “Nella città che egli ama mi ha fatto abitare e in Gerusalemme è il mio potere. Ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso, nella porzione del Signore è la mia eredità, nell’assemblea dei Santi ho preso dimora”. Ecco per noi credenti la sapienza è proprio questo verbo di Dio che, come ripetiamo in risposta anche ai versi del Salmo 147, si è fatto carne e ha posto la sua dimora in mezzo a noi.

Contempliamo allora un mistero che la teologia ha profondamente, ha profondamente fatto suo e, diciamo no eh sviscerato. Ed è proprio il mistero dell’incarnazione del verbo di Dio che dovrebbe dilatar il cuore e riempirci di speranza e anche forse suscitare anche un pochino la nostra riflessione. Ce lo ricorda Paolo nella seconda lettura che ascoltiamo proprio in questa liturgia, tratta dalla lettera agli Efesini, capitolo 1, in cui ci viene proprio espressa una delle lodi più belle rivolte a Dio Padre per averci scelti in Gesù prima della creazione del mondo, dice, per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità.

“Predestinati per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d’amore della sua volontà, a lode dello splendore della sua grazia, di cui ci ha gratificati nel Figlio amato”. E poi aggiunge: “Il Padre della gloria vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui, illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità tra i santi”.

Così, dopo le meravigliose parole di Paolo, ci fanno cogliere questa grandezza della speranza eh che ci ha chiamati ad accogliere proprio la vita del Signore in noi e con lui la salvezza e la pace. La liturgia ci immette nella contemplazione del prologo del Vangelo secondo Giovanni, parole meravigliose, parole davvero di incanto. “In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, e le tenebre non l’hanno vinta. Venne un uomo mandato da Dio, il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo, e il mondo è stato fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo ha conosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non l’hanno accolto. A quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità”.

Giovanni gli dà testimonianza e proclama: “Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me”. Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia. Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.

Giovanni in questo testo, mh poetico ma anche ben curato, deciso eh dal punto di vista sì della fede, ma anche stilistico, anche contenutistico, anche di pensiero m ecco, in questo testo presenta Gesù come il verbo di Dio che si è fatto carne e ha piantato la sua tenda in mezzo a noi. Così afferma: il termine verbo che traduce il termine greco logos e che letteralmente potremmo dire parola, ma è una parola che compie azioni, ecco perché no diciamo il verbo.

Ha come sottofondo la letteratura sapienziale e tutto il tema della parola di Dio raccontato e cantato nell’Antico Testamento, dove la Sapienza viene presentata in legame stretto con la parola, quasi a identificarsi come una persona di Dio, un’entità di azione che vive in Dio e viene mandata da Dio nel mondo per comunicare vita all’esistenza. Il Verbo, perciò, è la forza creatrice di Dio, la Sapienza che illumina la vita, il principio divino che comunica la vita di Dio negli esseri creati. Esiste allora una sorta di relazionalità in Dio aperta verso Dio, ma anche verso la creazione.

Parola di Dio è quella realtà divina che mette in relazione Dio stesso, anche Dio con gli uomini, Dio con il creato, e quindi ci rende capaci e rende Dio stesso capace di dialogo. È il modo di Dio che si comunica e ci comunica il suo essere. Dio ha parlato e parla non più solo con le parole, ma con la carne: si fa carne, abita in mezzo a noi, mette la tenda, così è letteralmente dal greco, tra gli uomini e le donne, prendendo su di sé la loro umanità, la loro meravigliosa complessità.

Lui che è il semplice, il puro ha abitato il corpo umano, lo ha nobilitato attraverso l’amore, l’abbassamento, la povertà, la precarietà. Non per una sorta di solidarietà, ma per far partecipare anche noi della sua divinità, per renderci capaci con lui di vincere la morte, di vincere il male e ogni male, ogni morte. Il Vangelo allora diventa luce vera per noi perché ci manifesta che ogni uomo, ogni donna, ma anche ogni vita che esiste e che vede la luce su questa Terra è creata per la luce e, quando viene alla luce, riceve la chiamata di essere illuminata dal Verbo che è la luce eterna, Dio, la vita stessa che il Padre dona nel Figlio.

Certo, ci serve tutta una vita, eh, per eliminare il male che è nel nostro cuore e perché il Vangelo possa davvero essere luce anche per le nostre menti per poter comprendere questi grandi misteri. Ma tutta la liturgia di oggi ci avvicina eh a questo mistero e ci annuncia che nessun male, nessuna morte potrà riuscire ad avere il sopravvento.

È l’antifona stessa che abbiamo ascoltato all’inizio di questa celebrazione: “Mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose e la notte era a metà del suo rapido corso, la tua parola onnipotente, Signore, è scesa dai cieli dal tuo trono regale”. Contempliamo oggi il mistero dell’incarnazione del Verbo che è Cristo, luce di sapienza che viene dal trono di Dio per illuminare le nostre tenebre, le nostre paure. Lasciamoci illuminare da Cristo: egli nasce e rinasce nei cuori come luce di speranza. In questo anno giubilare lasciamo entrare la luce della Sapienza incarnata in questo mondo. Offriamo le nostre preghiere al bambino Gesù perché abbiamo ricevuto dalla sua pienezza grazia su grazia e da lui riceviamo la luce vera nel cuore. Buona domenica.

Chi è Giuliva di Berardino

Laureata in Lettere Classiche a Roma, ha poi conseguito il Baccellierato in teologia presso la Pontificia Università Antonianum di Roma, la Licenza presso l’Istituto di Liturgia Pastorale di Padova e il Dottorato in Teologia con specializzazione in Liturgia, nello stesso Istituto. E’ anche pedagogista del movimento, insegnante di educazione al movimento e di religione nella scuola pubblica. Consacrata nell’Ordo Virginum della diocesi di Verona, guida laboratori di danza e preghiera, predica esercizi spirituali, ritiri e conferenze dedicandosi all’evangelizzazione e all’accompagnamento spirituale. Ha pubblicato: “Danzare la Misericordia”, ed. dell’Immacolata, “L’amore sponsale un amore che danza”, Effatà editrice, “Il profumo delle donne nei Vangeli” Tau editrice, “La via della bellezza. Riflessioni sulla “Via Pulcritudinis”, Tau editrice. “La danza rituale: dalla pietà popolare alla litrurgia” edizioni Centro Liturgico Vincenziano. Insegna liturgia per laici nelle Scuole Vicariali della diocesi di Verona e nella Scuola di Spiritualità S. Antonio Dottore di Padova.
Pubblica commenti al vangelo e riflessioni spirituali sul suo canale Youtube. Cura quotidianamente la rubrica “Shemà” sul giornale online “Informazione cattolica”, al servizio dell’evangelizzazione e della cultura religiosa. Collabora inoltre con l’ufficio pellegrinaggi della diocesi di Verona proponendo itinerari di spiritualità.

 

Articoli Correlati