Commento a cura di Giuliva Di Berardino pedagogista e liturgista.
Trascrizione, non rivista, del video.
Buongiorno a tutti.
Oggi, domenica 15 dicembre, è la domenica Gaudete. Sì, si chiama proprio così: la liturgia della terza domenica di Avvento è introdotta da un’antifona tratta da un versetto della lettera di San Paolo ai Filippesi, al capitolo 4, versetto 4, e da una parte del versetto 5:
“Rallegratevi sempre nel Signore, ve lo ripeto: rallegratevi.
Il Signore è vicino.”
Ecco, questa antifona segna proprio il tono gioioso di questa terza domenica e di tutta questa settimana di Avvento che ci sta davanti. In effetti, ci troviamo quasi a metà del nostro percorso di Avvento, e la liturgia ci fa compiere una sorta di accelerazione nella gioia, nell’entusiasmo, perché ci rendiamo conto che il Signore è vicino.
Viene il Signore della storia. Viene il Signore della nostra vita, viene a salvarci, viene a portarci la luce, la pace. E noi, che lo attendiamo, vediamo aumentare la gioia. Questo è l’invito che siamo chiamati a vivere e a fare nostro in questa terza domenica.
Il testo della seconda lettura è proprio il passo di questa lettera dei Filippesi, che approfondisce il tono e anche l’antifona, quindi il tono gioioso di questo Avvento, di questa domenica, di questa liturgia:
“Fratelli, siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. La vostra amabilità sia nota a tutti.
Il Signore è vicino. Non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presente a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti.
E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù.”
Sono le parole di San Paolo. Egli ci dice che siamo custoditi dalla pace di Dio, che supera ogni intelligenza, perché il Signore viene e ci sorprende, e mette nel nostro cuore la sua gioia.
Ci viene data questa gioia in proporzione all’attesa che il nostro cuore riesce a percepire e a elaborare in questo tempo di Avvento. Più in noi cresce la gioia, più l’entusiasmo nel nostro cuore si dilata, e più il desiderio della venuta del Signore diventa realtà.
Sì, il Signore compie i nostri desideri. Santa Teresina, Santa Teresa di Gesù Bambino, nel suo atto di affidamento all’Amore Misericordioso, scrive queste bellissime parole:
“O Dio, più volete dare, più fate desiderare.”
Questo ci dice che è Dio a mettere nei nostri cuori il desiderio, e il desiderio aumenta in noi la speranza, che è certezza del fatto che ciò che desideriamo, siccome viene da Dio, è ciò che riceveremo.
Questa preghiera, che Teresa scrive nel suo atto di affidamento all’Amore Misericordioso, la riprende anche da San Giovanni della Croce, uno dei grandi maestri della scuola carmelitana.
In ogni caso, la liturgia oggi ci incoraggia proprio a contemplare il desiderio e ad attendere il Signore con desiderio nel cuore. Per questo abbiamo la gioia, perché sappiamo che il nostro desiderio diventa realtà: il nostro desiderio di salvezza diventa quel Bambino che ci viene dato, il compimento di ogni speranza, la nostra salvezza, che si fa dono di grazia, dono di misericordia, dono di tenerezza per ciascuno di noi.
Allora, è proprio quello che la liturgia oggi ci invita a contemplare: preparare la venuta del Signore, preparare il cuore. Questo significa percorrere con gioia la via del desiderio di questa pace, di questa gioia che abita profondamente il cuore di ogni uomo e di ogni donna che vive su questa terra.
Il grido “Maranathà, vieni Signore Gesù!” è un grido di desiderio, il grido della Chiesa, che è una comunione tra uomini e donne, una comunione nella fede. Diventa anche il nostro grido interiore, in mezzo alle guerre che ci circondano in questo tempo, in mezzo alle difficoltà che incontriamo ogni giorno, alle tante tentazioni che ci assalgono e minacciano la nostra vita, la gioia e la pace del nostro cuore.
Eppure, noi crediamo, siamo certi, che il Signore viene a compiere le nostre speranze e porterà gioia. Già oggi, nell’attesa, sappiamo che ogni speranza del cuore non verrà delusa.
Per questo, il profeta Sofonia, nella prima lettura (capitolo 3, versetti 14-18), ci esorta con queste parole:
“Rallegrati, figlia di Sion, grida di gioia, Israele!
Esulta, acclama con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme!
Il Signore ha revocato la tua condanna, ha disperso il tuo nemico.
Re d’Israele è il Signore in mezzo a te: tu non temerai più la sventura.”
“In quel giorno si dirà a Gerusalemme: Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia!
Il Signore tuo Dio in mezzo a te è un salvatore potente.
Gioirà per te, ti rinnoverà con il suo amore, esulterà per te con grida di gioia.”
Con questo grande entusiasmo dell’annuncio di Sofonia, il nostro cuore davvero si dilata e accoglie la gioia del Signore.
Allora possiamo, in questa celebrazione, acclamare tutti insieme le parole del profeta Isaia, che diventano il salmo di questa celebrazione:
“Dio è la mia salvezza, io avrò fiducia, non avrò timore,
perché mia forza e mio canto è il Signore, egli è la mia salvezza.”
Queste parole proclameremo nel salmo di questa liturgia. La gioia della salvezza che il Signore ci promette è un’esperienza profonda. Vedete, non è una gioia superficiale, ma è veramente l’esperienza di una speranza che viene colmata, che si fa certezza nel cuore.
È una speranza luminosa, che diventa gioia dentro di noi. Una speranza che verrà portata a compimento da Dio stesso. E di questo ne abbiamo certezza nel Vangelo, perché in questo Vangelo, tratto dal Vangelo secondo Luca (capitolo 3, versetti 10-18), la liturgia ci mostra un modello: Giovanni Battista.
Giovanni, il Precursore, è colui che cammina davanti al Signore a preparare la via, la via del compimento della salvezza. Ecco, la gioia che oggi riceviamo nel cuore ci serve proprio a diventare come Giovanni.
Questa forza, questa grandezza di entusiasmo che riempie l’annuncio di coloro che sperano nel Signore, fa sì che davvero il Regno di Dio venga su questa terra. Il compimento di ogni speranza è Gesù. È Gesù Cristo.
La salvezza ha un volto, ha un cuore, ha un corpo: è Gesù Cristo. E noi credenti, oggi, siamo nella gioia se davvero assomigliamo un po’ a Giovanni, il Precursore.
Il testo del Vangelo:
“In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: ‘Che cosa dobbiamo fare?’
Rispondeva: ‘Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto.’
Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: ‘Maestro, che dobbiamo fare?’
Ed egli disse loro: ‘Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato.’
Lo interrogavano anche alcuni soldati: ‘E noi, che dobbiamo fare?’
Rispose: ‘Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; contentatevi delle vostre paghe.’
Poiché il popolo era in attesa, tutti si domandavano in cuor loro, riguardo a Giovanni, se non fosse lui il Cristo. Giovanni rispose a tutti, dicendo:
‘Io vi battezzo con acqua, ma viene uno che è più forte di me, al quale io non sono degno di sciogliere neppure il laccio dei sandali.
Costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Egli ha in mano il ventilabro per ripulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel granaio; ma la pula la brucerà con fuoco inestinguibile.’
Con molte altre esortazioni, Giovanni annunciava al popolo la buona novella.
Oggi il Vangelo ci chiede, ci spinge, ci esorta e, a compimento di tutta questa liturgia di gioia, ci dice come mettere in pratica la gioia dell’Avvento, la gioia di una speranza che vede il compimento già oggi.
E questo è fare come fa Giovanni: annunciare la buona novella. Guardiamo a Giovanni, il Precursore. Meditiamo sull’entusiasmo e la forza del suo annuncio.
Giovanni era una potenza. Venivano da lui persone di qualsiasi estrazione sociale, da qualsiasi luogo, e gli chiedevano: ‘Che cosa dobbiamo fare?’ Giovanni era capace di suscitare nelle persone il desiderio della venuta del Signore, della gioia che ci attende.
Dobbiamo essere come Giovanni. Giovanni, per ciascuno, ha una parola. Ascolta lo Spirito e, per ciascuno, ha un annuncio.
Allora, come Giovanni, anche noi possiamo predicare a tutti, senza distinzione di provenienza o di classe sociale, proprio come faceva Giovanni: predicare a tutti la conversione.
Sappiamo che il Signore viene a noi con la tenerezza e la misericordia. Il Signore ci cambia il cuore. Gesù è il Signore della storia. Può cambiare le sorti della nostra miseria, può davvero cambiare tutto, perché Lui ci salva. Lui è la nostra salvezza, la nostra redenzione.
Allora, tutti possiamo accogliere la salvezza, e tutti possiamo impegnarci perché la salvezza ci raggiunga. In questo tempo, soprattutto in questa settimana di grazia, rivestiamoci di luce per accogliere la luce vera che illumina ogni uomo, la luce vera che vince le tenebre: Cristo Gesù.
Ci doni il Signore di radicarci nella sua gioia che salva, che cambia, che converte il cuore. E ci doni di annunciare a tutti, come ha fatto Giovanni, che la nostra salvezza è vicina.
Buona terza domenica di Avvento!
Chi è Giuliva di Berardino
Laureata in Lettere Classiche a Roma, ha poi conseguito il Baccellierato in teologia presso la Pontificia Università Antonianum di Roma, la Licenza presso l’Istituto di Liturgia Pastorale di Padova e il Dottorato in Teologia con specializzazione in Liturgia, nello stesso Istituto. E’ anche pedagogista del movimento, insegnante di educazione al movimento e di religione nella scuola pubblica. Consacrata nell’Ordo Virginum della diocesi di Verona, guida laboratori di danza e preghiera, predica esercizi spirituali, ritiri e conferenze dedicandosi all’evangelizzazione e all’accompagnamento spirituale. Ha pubblicato: “Danzare la Misericordia”, ed. dell’Immacolata, “L’amore sponsale un amore che danza”, Effatà editrice, “Il profumo delle donne nei Vangeli” Tau editrice, “La via della bellezza. Riflessioni sulla “Via Pulcritudinis”, Tau editrice. “La danza rituale: dalla pietà popolare alla litrurgia” edizioni Centro Liturgico Vincenziano. Insegna liturgia per laici nelle Scuole Vicariali della diocesi di Verona e nella Scuola di Spiritualità S. Antonio Dottore di Padova.
Pubblica commenti al vangelo e riflessioni spirituali sul suo canale Youtube. Cura quotidianamente la rubrica “Shemà” sul giornale online “Informazione cattolica”, al servizio dell’evangelizzazione e della cultura religiosa. Collabora inoltre con l’ufficio pellegrinaggi della diocesi di Verona proponendo itinerari di spiritualità.