Negli anni 90 c’era un cartone animato che ha posto una domanda in tutti quelli che lo guardavano: “chi è papà Gambalunga?”. Nel cartone papà gamba lunga, è un personaggio misterioso che aiuta la giovane e orfana protagonista, Judi, nei suoi studi non rivelando mai la sua identità.
Alla fine (SPOILER ALERT) Judi scoprirà che questo suo benefattore non è altro che un suo amico che gli è stato sempre affianco per tutta la serie. L’esigenza della protagonista nel cercare un padre mi fa pensare che in ogni storia c’è sempre un padre. La figura del padre oggi è piena di ambiguità, non è così facile fidasi del padre, e quando non ti fidi, non chiedi. Invocare il padre vuol dire riconoscere la mia storia, il mio passato, il nome che si rinnova in me.
Solo quando avrò riconosciuto che ho un padre potrò ricominciare a chiedere guarendo dal delirio di autonomia e d’indipendenza. La richiesta degli apostoli di insegnare loro a pregare vuol dire “Signore aiutaci ad avere ancora fiducia nella vita! Aiutami non fare provviste per domani, perché so che mio padre domani tornerà dal mare”. Non importa la storia di ognuno, la vita, ed i cartoni c’insegnano, che un Padre alla fine c’è sempre.
Cosa evoca in me la figura del padre? Sono uno che fa fatica a chiedere?
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