Leggendo o ascoltando un passo del Vangelo può accadere a volte di “sentirci letti” da esso, come se una parola, una frase si rivolgesse proprio a noi, a una determinata situazione che stavamo vivendo o fosse la risposta ad una preghiera che avevamo nel cuore: si tratta di un’ispirazione. Ciò che leggiamo infatti non è lettera morta, ma parola viva che lo Spirito rivela al momento opportuno.
Quando Gesù legge il rotolo del profeta Isaia nella sua Nazareth accade più o meno la stessa cosa, solo che è proprio Lui quello di cui parla Isaia, quella Parola Lo sta rivelando, sta descrivendo perfettamente cosa è venuto a fare Gesù e non rimane questione top secret tra lui, il Padre e lo Spirito Santo, ma viene condivisa nella sinagoga, con gli altri ebrei di Nazareth.
Essi però non credono che Gesù sia realmente quello di cui parla Isaia, loro l’hanno sempre avuto sotto gli occhi, magari l’hanno visto pure sbucciarsi le ginocchia da piccolo, è solo il figlio del falegname. E invece di essere i primi a credere perché già da tempo conoscevano Gesù, non Lo riconoscono.
Anche come cristiani corriamo il rischio di non riconoscere il Signore, ma non scoraggiamoci per questo.
Chiediamo di poter accorgerci di Lui, perché quando passa, non passi invano.
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